SAVA. Roberto Ditaranto, ex imprenditore: “Io vi racconto dove la via dell’onestà porta all’illegalità”

SAVA. Roberto Ditaranto, ex imprenditore: “Io vi racconto dove la via dell’onestà porta all’illegalità”

Dagli istituti bancari alle finanziarie, dal curatore fallimentare messapico (incosciente di essere incosciente) all’inerzia della giustizia

“Dopo 31 anni di ingiustizia ci tengo a precisare che il marchio del fallito non mi appartiene, lo restituisco al curatore pubblico ufficiale ed alle istituzioni collegate. Ci tengo a precisare un primo punto riferito alla revoca fatta da parte del Banco di Napoli ag. Sava in data 19 ottobre 1984 con rientro immediato di lire 32.198.713 entro e non oltre 1 un giorno.

Questo è dovuto in quanto da ottobre 1983 ero vittima di una finanziaria senza scrupoli, che a tutti i costi era interessata ad entrare nel mio parco clienti numeroso, privati, aziende, enti pubblici, banche, Enti militari ecc. Per mancanza di liquidità momentanea (in attesa del finanziamento a medio termine approvato) avevo chiesto un prestito di 50 milioni di lire rimborsabile in 5 mesi, 10% al mese di interesse.

Ricevuto il netto ricavo in assegni di C/C dei propri clienti (truffa fatta volutamente per distruggere la mia firma), versati presso il mio c/c del Banco Napoli Sava (ricordo il dott. Fanelli) gli assegni erano tutti a vuoto. Mi sono opposto di accettare proposte illegali a tutti i costi, per difendere la mia moralità e quella della mia famiglia ho preferito far fallire la Elcom Progetti sas con sentenza 6 Maggio 1986.

La mia azienda non aveva assolutamente problemi di lavoro, al contrario, avevo fatto una riorganizzazione, pronta per il decollo e raccogliere il frutto della tanta semina, non solo per me, ma anche per tanti giovani. In quel periodo la Elcom si stava trasformando in spa in base alla Legge Visentini. quanto altamente stimata da tutti i clienti, inoltre fornitore di fiducia del Ministero Difesa, Areonautica, Marina Militare, Carabinieri, Guardia di Finanza, ecc. ecc.

Dopo la sentenza di fallimento ho collaborato a far liberare tutti i locali, e messo a disposizione tutti i beni mobili ed immobili delle tre procedure 3709/3710/3711-1986. Elcom Progetti sas di Ditaranto Roberto & C. Ditaranto Roberto, mia moglie, inoltre Elcom Security srl. Io, mia moglie, insieme ai due bambini ci trasferimmo a casa dei miei suoceri Anna e Pasquale.

Conclusioni: vittima e sotto minaccia per la prima volta dall’ 8.10.1983 sino al 6.5.1986 data della sentenza. Pensavo che in 5 anni massimo la procedura andava a chiudersi, di conseguenza ottenere la riabilitazione, invece rimango vittima per la seconda volta dall’ingiustizia della “GIUSTIZIA” per 31 ANNI (da premettere che ad oggi siamo ancora all’inizio).

Nel mio caso e per rispetto a quei imprenditori impropriamente usando il termine falliti, che hanno avuto il coraggio di creare dei posti di lavoro dal niente, che rischiano tutto pur di creare del benessere non solo per se ma per l’intera collettività, sono persone di successo.

Oggi con tanta ammirazione restituire il termine di “FALLITO” al curatore delle tre procedure, che era incaricato per vendere solo gli immobili, e con il ricavato pagare i creditori, pubblico ufficiale un avvocato di Manduria (incosciente di essere incosciente) che è stato l’artefice numero 1 di questa vicenda (curatore da 31 anni).

Per le istituzioni, il termine fallito riferito alla persona fisica, viene attribuito ad un uomo che si ubriaca, si droga, si toglie la vita, ecc. ecc. (da escludere i suicidi/omicidi)-e non a uomini di grande creatività, coraggio, competenza, con meriti di altissimo livello e certificati.

Voglio esprimere un parere al curatore/istituzioni: E’ UN OBBLIGO PARTECIPARE AL BENE ! COME E’ UN OBBLIGO NON PARTECIPARE AL MALE!

Lei/voi/istituzioni che per 31 anni mi avete ammazzato dentro e lasciato vivo per 17 volte, avete partecipato al bene? La cosa migliore oggi è quella di affidarci e farci guidare da “Gesù”.

Dopo 31 anni Lei … mi ha portato a fare anche questa azione, a difesa di tutte quelle persone ed imprenditori che non ce l’hanno fatta.

Suicidio oppure omicidio?

C’è un’arma potente a costo zero: IL SILENZIO.

Un abbraccio di cuore augurandoci una lunga vita per fare emergere la verità e per il benessere della collettività”.

Roberto Ditaranto

viv@voce

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