TARANTO. Ilva, il Tribunale dà ragione a Legambiente. Accolta la richiesta di risarcimento. Una vicenda giudiziaria lunga 12 anni
Ilva, il Tribunale dà ragione a Legambiente. Accolta la richiesta di risarcimento. Una vicenda giudiziaria lunga 12 anni
Il Giudice Unico del Tribunale di Taranto, dr. Antonio Pensato, ha riconosciuto a Legambiente, difesa dall’avvocato Massimo Moretti, il risarcimento dei danni, quale parte civile nel processo penale “Cokerie”, nei confronti di Emilio Riva e Luigi Capogrosso, definito con sentenza della Corte di Cassazione del 2010.
L’articolata vicenda giudiziaria prese le mosse nel 2005, quando Legambiente si costituì parte civile nell’ambito del processo “cokerie” di primo grado, concluso con la sentenza del 2007, poi confermata con sentenza del 2008 della Corte di Appello e quindi con la sentenza della Suprema Corte del 2010. Il successivo giudizio civile è stato introdotto nel 2013 e deciso nel 2017 ( la sentenza, del 23 febbraio, è scaricabile dagli allegati) .
Dal contenuto delle deposizioni dei testi e delle copie degli articoli di quotidiani locali prodotte da Legambiente, il giudice ha riconosciuto il costante e notevole impegno profuso dall’associazione ambientalista a tutela dell’ambiente della città di Taranto, la sua incessante attività di interlocuzione e di denuncia svolta per cercare di limitare l’attività di inquinamento dello stabilimento ILVA, anche attraverso l’organizzazione di manifestazioni di protesta civile quale arma di pressione sui vertici aziendali e sulle istituzioni competenti ad adottare misure atte a fronteggiare il degrado ambientale causato da attività giudicate contra legem in sede penale, fino alla costituzione di parte civile nei giudizi penali riguardanti reati concernenti l’ambiente.
Un impegno profondamente pregiudicato dalla altrettanto costante e massiccia attività di cui Riva e Capogrosso sono stati ritenuti responsabili per l’emissione di grossi quantitativi di polveri dell’ILVA verso i quartieri cittadini circostanti che, negli anni esaminati dalle sentenze penali, non ha trovato alcuna tangibile riduzione.
Secondo il tribunale, i reati commessi hanno cagionato un danno diretto all’integrità del territorio, sotto l’aspetto della vivibilità ambientale, e riflessonei confronti della personalità ed identità dell’associazione. L’effetto dannoso per Legambiente è stato quello di vedere sostanzialmente vanificati i propri sforzi per cercare di far ritornare l’ambiente cittadino a livelli accettabili di vivibilità, la cui tutela rientra nei fini statutari dell’associazione. Con l’ulteriore conseguenza di ingenerare in una parte della cittadinanza la convinzione della sostanziale inutilità di tali sforzi e, quindi, della stessa associazione.
Considerato l’impegno pluriennale profuso da Legambiente per opporsi all’operato illecito di Riva e di Capogrosso negli anni in cui si sono verificati i reati del processo in questione (1995/2007), e tenuto conto dei riflessi negativi sul perseguimento dello scopo sociale di tutela ambientale che tale attività delittuosa ha comportato, il danno subito – di difficile prova attesa la sua natura non patrimoniale – è stato liquidato in sentenza per equivalente e con criterio equitativo nella somma di 30mila euro.
“Legambiente utilizzerà il risarcimento riconosciuto per realizzare a Taranto iniziative che, unite alla propria ultratrentennale attività di studio, denuncia e proposta ambientalista, contribuiscano al consolidamento di una cultura ambientalista, capace di premiare un approccio scientifico all’approfondimento delle tematiche ambientali, attraverso l’istituzione di borse di studio pluriennali per progetti di ricerca con l’università e altri enti di ricerca, o attraverso la promozione e il finanziamento di progetti e convegni di carattere nazionale e internazionale nei settori delle bonifiche, delle energie rinnovabili e della mobilità sostenibile – dichiarano l’avv. Massimo Moretti, avvocato e socio di LegambienteTaranto, e Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia –
La sentenza rappresenta un importante risultato su scala nazionale per il mondo ambientalista e per tutta l’associazione Legambiente, poiché è un provvedimento che, richiamando sia la giurisprudenza della Corte di Cassazione che del Consiglio di Stato e della Magistratura Contabile, in materia di risarcimento in favore delle persone giuridiche, indica chiaramente i requisiti necessari per poter ritenere provato, anche in sede civile, il danno subito dall’associazione costituitasi parte civile in seguito ai reati commessi che hanno inciso sull’ambiente”.
Ci auguriamo che il lungo tempo trascorso nella articolata vicenda giudiziaria (dodici anni !) e le vicende sociali e personali intervenutedurante lo svolgimento dei diversi processi, consentano ora di ottenere il pagamento e poter così utilizzare il risarcimento liquidato dal Tribunale di Taranto.