SAVA. Amarcord. Chi era Piero Piccinni
Una figura simpaticissima, lontano da tutti e da tutto
Spesso passando da Via dello Schiavo non potevamo fare a meno di vedere Piero seduto sul marciapiede della propria abitazione. Rubava per davvero l’attenzione e i sorrisi anche dei più piccoli. Le sue abitudini erano talmente differenti da quelle nostre e ci colpivano su tutto gli orari insoliti dove il buon Piero faceva quasi di tutto.
Sempre fuori casa alla luce del sole. Ma appena buio rientrava e usciva solo all’alba. Spesse volte anticipava l’alba. Lo vedevamo ogni mattina vicino alla fontana pubblica a lavarsi o a fare rifornimento di acqua potabile. Quasi sempre era sdraiato su di una poltroncina modificata e proveniente da un sedile di automobile, ed era così tranquillo. Quasi da invidiare per quella calma assoluta e quella pace che aveva trovato nelle sue abitudini così diverse dalle nostre. Tutti i pedoni, compresi gli automobilisti, alla sua veduta lo osservavano.
E di sicuro gli strappava un saluto il nostro caro e buon Piero. Ma lui era lì. Tranquillo. Non dava fastidio a nessuno e mai nessuno, dei vicini, si è mai lamentato dei suoi comportamenti. Mai. I suoi pasti venivano consumati nelle ore più strane. Sempre fuori casa s’intende. Pasti che consistevano in verdure, frise di grano, arance, mele. Insomma, a voler usare un termine più aggiornato, un cultore della macrobiotica. Ogni tanto gli veniva un lampo di genio. Scalfiva sulle pareti della sua modesta abitazione alcuni disegni che ritraevano chiavi inglesi oppure alcuni numeri. Addirittura, una volta, fece dei buchi sul cordolo del suo marciapiede collocando alcune scope a testa in giù.
Chi sa cosa voleva dire e dirci. Estroso a tratti, ma sempre nella sua tranquillità. Senza dare nessunissimo fastidio. Alcune volte, in estate, lo vedevamo addormentarsi vicino alla fontana. Altre volte, in pieno caldo, con la sua magliettina alzata e il torso nudo a sciogliere, come diceva lui, il grasso. E così viveva, ed ha vissuto per tantissimo anni il buon Piero. Ha occupato molte volte la bacheca del nostro giornale su facebook. Foto che lo ritraevano in molte sue abitudini.
E lui si lasciava tranquillamente fotografare. E farsi filmare. Qualche volta è stato aggredito da scriteriati per derubarlo. Una volta scavalcarono il muretto di un ortale adiacente alla sua abitazione. Forse erano in tre o in quattro intenzionati a rubargli i soldi. Da qui nacque una violenta colluttazione. E il nostro Piero il giorno dopo aveva il viso tumefatto e gli occhi gonfi. Ma i balordi non riuscirono nel loro intento. Le grida, il rumore, attirarono i vicini e da qui scapparono via. Poco tempo dopo, mentre si recava all’ospedale di Taranto per le visite periodiche al suo diabete, l’aggressione si ripetette. Erano le 6 e il buon Piero era diretto alla fermata del pulman ed era obbligatorio attraversare via Roma. Una imboscata di tre o quattro balordi, che gli bloccarono la via di fuga, fu strattonato, sbattuto per terra, picchiato e da qui portarono via i pochi soldi che aveva.
Ma il buon Piero ha vissuto come ha voluto. Non ha mai dato nessun fastidio. Il diabete, ultimamente, gli stava procurando un serio problema al piede sinistro. Lui, non curante, era convinto che mettersi al sole e con il piede scoperto la guarigione era solo questione di tempo. Così non è stato. Del suo caso ci siamo interessati. Ci siamo prodigati, per quello che abbiamo potuto. Il 118, il ricovero in ospedale. Lui che non voleva andare. La persuasione e infine la convinzione che era meglio così.
Il piede sinistro, in virtù di potenziale cancrena, rischiava l’amputazione. E lui, da quello che ci è stato detto, non lo voleva affatto. Un ischemia lo vedeva paralizzato metà persona su di un letto di ospedale. Una mascherina per l’ossigeno veniva mossa nervosamente dal buon Piero. Che brutta visione.
E il quadro clinico era raccapricciante. Sembrava non avere più conoscenza. Gli occhi chiusi lasciavano presagire che, da un momento all’altro, avrebbe lasciato questa vita. Qualche giorno fa mi fu comunicato che le sue condizioni erano precipitate. Il suo stato di salute era ridotto a un lumicino. L’ospedale di Martina Franca, reparto rianimazione, ieri sera alle 22.30 ha dato la notizia del decesso.
Giovanni Caforio