QUOTIDIANO DI PUGLIA: «Il racket delle sepolture dietro l’attentato al sindaco di Sava»

QUOTIDIANO DI PUGLIA: «Il racket delle sepolture dietro l’attentato al sindaco di Sava»

Ci sarebbe il racket delle sepolture dietro l’attentato incendiato che nel 2013 distrusse l’auto del sindaco di Sava, Dario Iaia e quella di sua moglie Novella Pastorelli, entrambi avvocati penalisti del foro di Taranto

Tre gli indagati raggiunti ieri dall’avviso di garanzia. Si tratta dell’imprenditore savese, Fernando Antonio D’Ambrogio, di 54 anni, titolare di un’agenzia di pompe funebri di Sava e di due pregiudicati del posto, Antonio Urbano di 36 anni e Elio Luigi Ricchiuti di 68.

Devono rispondere, a vario titolo, di incendio doloso ed estorsione in concorso tra loro. L’imprenditore che deve rispondere anche di turbativa d’asta, è ritenuto unico esecutore materiale dell’attentato incendiario ai danni del sindaco.

I fatti per i quali è nata l’inchiesta, risalgono alla notte tra il 15 e il 16 aprile di quattro anni fa quando il garage della casa del sindaco Iaia, residente a Lizzano, diventò un inferno. Un incendio doloso bruciò completamente una Jaguar S-Type e una Mercedes Classe A di proprietà della famiglia Iaia.

Il rogo fu così intenso da provocare il crollo parziale della volta del locale dove erano ricoverate le due macchine. Il meticoloso lavoro investigativo dei carabinieri del comando operativo provinciale di Taranto e della compagnia di Manduria, ha fatto emergere presunte dirette responsabilità a carico degli indagati. Non solo per quanto riguarda l’incendio nel garage di Lizzano, ma anche per altri reati venuti fuori in seguito. Il pubblico ministero che ha coordinato le indagini e che chiederà il rinvio a giudizio è la sostituta procuratrice, Ida Perrone.

Secondo quanto emerso dall’attività investigativa dei militari che su questo caso hanno lavorato per quattro anni con la guida del colonnello Giovanni Tamborrino, la prima azione criminale è stata un atto intimidatorio nei confronti del giovane ma coraggioso sindaco che da poco eletto cominciava ad interessarsi di cose evidentemente pericolose. D’Ambrogio, infatti, oltre ad essere titolare dell’agenzia funebre, controllava anche la cooperativa Aurora affidataria dell’appalto per la gestione dei servizi cimiteriali del Comune di Sava.

Grazie a questa esclusiva, l’imprenditore indagato avrebbe tratto vantaggi per le sue attività d’impresa a scapito della concorrenza che doveva sottostare a dispetti al limite della ritorsione. Venuto a conoscenza di tali comportamenti, il sindaco Iaia lo richiamò con fermezza al rispetto delle regole riuscendo ad ottenere pari trattamenti per tutte le agenzie che operavano nel camposanto. Sarebbe nato in questo ambito, sostiene l’accusa, il rancore dell’imprenditore autore poi della violenta punizione di stampo malavitoso.

Subito sospettato per questo, nel corso delle indagini i carabinieri avrebbero scoperto che anche la gara d’appalto al cimitero era stata aggiudicata facendo ricorso alle minacce. Utilizzando la caratura criminale del suo coindagato, Ricchiuti, l’imprenditore D’Ambrogio avrebbe costretto il titolare di un’impresa di Campi Salentina, in provincia di Lecce, aggiudicata della gara, a rinunciare alla stessa obbligando così il Comune di Sava ad affidare il servizio alla cooperativa Aurora di D’Ambrogio.

Appalto, si è visto dopo, ottenuto anche con un’offerta anomala del 41% di ribasso e cioè di 1114mila euro per il biennio 2015-2016. Lo stesso sistema di intimidazione criminale era stato utilizzato dall’imprenditore per costringere un suo ex dipendente a rinunciare ad una vertenza contro la cooperativa Aurora. Non ottenendo risultati, D’Ambrogio, sostiene sempre l’accusa, facendosi aiutare da Urbano, avrebbe dato fuoco a due autovetture del genero del suo ex operaio che seguiva la pratica legale.

Con la conclusione di questa indagine per la famiglia Iaia finisce un incubo. Non solo per il sindaco e sua moglie, ma anche per la sorella del primo cittadino che sempre in quel periodo fu fatta oggetto di un gesto rimasto oscuro: i bulloni allentati di tutte e quattro le ruote dell’auto che per fortuna si arresto in tempo. I sospetti allora, per tutti gli attentati, caddero ingiustamente sul mondo del mercato del lavoro attribuendo le responsabilità a qualche deluso che non era stato assunto dalla Igeco, l’azienda che gestisce tuttora il servizio dei rifiuti solidi urbani di Sava. L’imprenditore D’Ambrogio ha svolto attività politica ricoprendo anche la carica di presidente del Consiglio comunale al suo comune.

Nazareno Dinoi su Quotidiano di Puglia del 10 aprile 2017

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