GROTTAGLIE. Il Crest presenta “Maria d’Enghien, la regina in catene” al Castello Episcopio

GROTTAGLIE. Il Crest  presenta “Maria d’Enghien, la regina in catene” al Castello Episcopio

Oggi, martedì 29 agosto, al Castello Episcopio (ore 20.30, ingresso libero)

Maria, ovvero il bello e l’eccellenza, liberamente ispirato al romanzo “La regina in catene” di Giuseppe Russo, rievocazione storica e combattimenti a cura de “I Cavalieri de li Terre Tarentine”, nell’ambito del progetto “Un quartiere a regola d’arte”, promosso dal Comune di Grottaglie e organizzato dalla cooperativa sociale Diogene, in collaborazione con Grott’Art, Asset, Crest, Centro diurno Epasss e l’intero Quartiere delle Ceramiche. Info: 342.3125196.

Nata nel 1367, Maria d’Enghien, contessa di Lecce e sposa (nella seconda metà d’agosto del 1385) del principe di Taranto (e conte di Soleto e Galatina) Raimondo Orsini del Balzo, fu madre adorabile di quattro figli (Maria, Caterina, Giovanni Antonio e Gabriele) e moglie molto amata dal marito). Rimasta vedova nel 1406, convolò a seconde nozze con il re di Napoli Ladislao I d’Angiò, detto il Magnanimo, venuto ad assediare la città per impossessarsene.

Il matrimonio tra Ladislao e Maria fu combinato dalla diplomazia nemica perché la principessa di Taranto, prendendo il posto del primo marito, guidava la resistenza della città ad oltranza. Le nozze (le terze per il trentunenne re di Napoli) furono celebrate il 23 aprile 1407 nella cappella rinascimentale dedicata a San Leonardo all’interno del Castello Aragonese di Taranto.

Fu bene accolta dal popolo di Napoli, ma i rapporti con il marito non furono sereni. Morto Ladislao nel 1414, il regno passò alla sorella Giovanna II, donna ambiziosa e di facili costumi, che arrivò crudelmente ad imprigionarla. Liberata dopo un anno ad opera di Giacomo della Marca, tornò a Lecce (nel 1420 ottenne il principato di Taranto per il figlio Giovanni Antonio), dove trascorse gli ultimi anni della sua vita dedicandosi al suo popolo, ad opere d’arte (tra le altre, fece completare la splendida basilica francescana di Santa Caterina d’Alessandria a Galatina e l’elegante Guglia di Soleto) e di fede.

Morì quasi ottantenne il 9 maggio 1446 e fu sepolta nell’antica Chiesa di Santa Croce, eretta nel XIV secolo fuori dalla mura urbiche su commissione proprio dei d’Enghien (e dei Brienne) per custodire le reliquie della Vera Croce, poi abbattuta per volere di Carlo V d’Asburgo per permettere l’ampliamento del castello e potenziare la difesa di Lecce sul versante che guarda al mare.

Socio e vicepresidente della cooperativa Crest, Giovanni Guarino è il responsabile del settore progettazione e animazione del territorio, con particolare attenzione alle utenze cosiddette deboli (infanzia, minori a rischio, anziani). Dal 1985 avvia una formazione sulla narrazione teatrale che si nutre nel tempo della complicità e dell’incontro con maestri quali Marco Baliani, Mimmo Cuticchio, Roberto Anglisani, maturando negli anni come narratore una ricerca originale intorno alla cultura e alle tradizioni di Taranto. Le storie di Giovanni Guarino si stagliano come quadri d’autore sull’affresco della Storia. Egli non racconta della Città ma, di più, ne è la voce. Così, Taranto parla e si rivela attraverso di lui.

I Cavalieri de li Terre Tarentine sono un’associazione storico culturale attiva principalmente tramite la divulgazione di arti marziali medioevali occidentali, l’allestimento di accampamenti e mercati storici e rappresentazioni in chiave teatrale di varie vicende. Fra i numerosi eventi cui partecipa, quello fondamentale è l’annuale raduno nazionale e internazionale di gruppi storici “La battaglia dell’XI secolo”, organizzato dalla stessa Associazione. La ricerca, lo studio minuzioso e la sperimentazione sono alla base dell’attività rievocativa del gruppo.

 

photo © Nunzio Quaranta

viv@voce

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