BARI. Forum Mediterraneo 2017, umanizzazione e clima organizzativo: il rilancio della Sanità ascoltando le persone

BARI. Forum Mediterraneo 2017, umanizzazione e clima organizzativo: il rilancio della Sanità ascoltando le persone

Emiliano: “Asl Lecce capofila regionale della ricerca Agenas”

“Il sistema sanitario pugliese si sta facendo misurare, siamo pazienti docili, ci confrontiamo con altri e ne traiamo effetti positivi, però dobbiamo andare a meta e non sprecare un’altra occasione: al Sud questo sarebbe ancora più grave”. Il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano ha chiuso così, con una chiamata generale alla responsabilità, la prima sessione del Forum Mediterraneo in Sanità 2017 inaugurato oggi in Fiera del Levante: una finestra aperta all’interno del sistema sanitario pugliese ma che, naturalmente, guarda anche fuori e oltre.

Con un metodo, la partecipazione, che Emiliano ha elevato da “idea” al rango di legge: ascoltare le persone, dunque, per migliorare la Sanità dal didentro. Partendo da cittadini, associazioni e operatori sanitari e mettendo il sistema-Sanità in modalità “valutazione”. Attivando, di fatto, la molla del cambiamento e dando la misura di una profonda attività di confronto, scambio e ascolto. La “prova” è arrivata durante la prima giornata del Forum organizzato da AreSS Puglia e Fondazione Sicurezza in Sanità. Nella sessione “Persona – partecipazione e responsabilità”, infatti, sono stati presenti i risultati di due diversi progetti sul clima organizzativo e sull’umanizzazione delle cure nelle strutture di ricovero, con la Asl Lecce capofila di quest’ultimo progetto a livello regionale.

Temi stimolanti per Emiliano: “La nostra missione – ha scandito – è riparare all’errore di andare a curarsi lontano dalla Puglia. Invece, abbiamo qui le stesse possibilità e realizziamo gli stessi risultati di altri. Facciamo le stesse cose dell’Emilia Romagna con 15mila addetti e 800 milioni in meno ogni anno: eppure assicuriamo gli stessi livelli essenziali e i medesimi servizi. Se riusciremo ad uscire dal Piano Operativo, garantendo comunque il diritto alla salute,  potremo farlo, però, solo grazie alla tecnologia. Dobbiamo essere artisti della sobrietà, assicurando la stessa sanità spendendo meno e con meno sprechi. Ma per riuscirci – ha sottolineato – serve una squadra unita, capace di difendere le innovazioni che introdurremo, perchè ognuna di queste cambia gli equilibri consolidati che stanno intorno alla Sanità”.

Cambiare e innovare, insomma, per non restare indietro. Una sollecitazione raccolta da Vasco Giannotti, presidente della Fondazione Sicurezza in Sanità e tessitore del legame che unisce la Puglia al Forum Risk di Firenze: “Questa è una regione importante perché può portare il contributo di un Mezzogiorno che non è solo arretratezza ma eccellenza e buone esperienze”.

“Un Sud che non chiede ma propone” – ha aggiunto il commissario straordinario Aress, Giovanni Gorgoni. E ancora: “Proponiamo esperienze concrete, concluse o in corso, non velleità e le mettiamo a disposizione da Sud: non chiediamo denaro, proponiamo prospettive, soluzione organizzative nuove. Tutto ciò per fare in modo che l’unico sistema sanitario universalistico al mondo continui ad esserlo, ma in maniera sostenibile. La partecipazione, allora, non è una questione di “estetica democratica”, quanto di proposte che arrivano da chi vive e conosce il bisogno, il disagio, le necessità”. Una Regione – nelle parole di Giancarlo Ruscitti, direttore del Dipartimento della Salute – capace di puntare sulla tecnologia per risolvere i problemi pratici delle persone: “Sono stati stampati 70mila certificati vaccinali in una settimana: il sistema Puglia ha dato ai pugliesi un servizio importante e gratuito, coprendo il 90% delle richieste vaccinali. Un esempio semplice di come il sistema può essere utile alle persone”.

Spunto rilanciato da Nicola Pinelli, Direttore Generale della Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere (Fiaso), che ha evidenziato il “taglio innovativo” del Forum, basato “sull’attenzione alle persone, cittadini utenti che entrano in una struttura ospedaliera, e disponibile anche a prendersi cura di chi cura, attraverso il benessere organizzativo degli operatori sanitari”.

Quel “capitale sociale delle aziende sanitarie” che Nicola Bellè, del Laboratorio Management e Sanità della Scuola Sant’Anna Pisa, ha descritto attraverso i risultati della ricerca “Professionista e clima organizzativo: i risultati 2017 delle Aziende Sanitarie pugliesi”: “I professionisti sanitari e le loro competenze sono il patrimonio della aziende sanitarie, per cui servono certe condizioni per metterle a frutto: manager capaci, colleghi e ambiente collaborativi e nuove tecnologie”. Hanno risposto ai questionari online in 38mila, con esiti che pongono la Puglia a metà strada tra le dieci Regioni del network di valutazione del Sant’Anna. Ne è venuto fuori un quadro interessante: “I fattori – ha detto Bellè – vanno attivati dall’engagement, la motivazione, che ha un impatto misurabile sulla performance, in termini di riduzione della spesa e del rischio e di miglioramento delle cure”.

Un buon clima sul posto di lavoro, insomma, migliora la Sanità. Attenzione, però, ai rischi evidenziati dalla ricerca: “Rischi che hanno effetti negativi sul clima e quindi sono demotivanti: presenza di obiettivi ambigui e non stabili nel tempo; percezione di eccesso di vincoli burocratici, che spiazza la motivazione intrinseca rispetto alle proprie competenze; l’esigenza di equità. Il primo fattore che determina la soddisfazione dei dipendenti – ha concluso Bellè – è proprio il senso del proprio lavoro, una leva su cui le organizzazioni possono far presa”.

Sulla “valutazione partecipata”,  l’ascolto di operatori e cittadini, ha allungato lo sguardo Sara Carzaniga, illustrando i risultati della ricerca Agenas sull’umanizzazione delle cure: “Tutto si basa sul coinvolgimento pieno dei cittadini, dalla fase di rilevazione alla valutazione dei dati in modo da intervenire nel miglioramento del sistema-Sanità. Non è uno slogan, perciò abbiamo chiamato tutte le regioni, prima fra tutte la Puglia, a collaborare alla rilevazione che coinvolge 300 associazioni su tutto il territorio nazionale”. “Umanizzazione – ha chiarito Carzaniga – è l’impegno a  rendere i luoghi dell’assistenza e della diagnostica orientati alla persona nella sua interessa, fisica, psichica e sociale”. L’analisi che ne discende è un viaggio di andata e ritorno: ascolto delle persone, rilevazione delle risposte e rimodulazione, conseguente, delle criticità di ogni struttura. Una mole di dati giunta all’Aress, che li ha elaborati assegnando un punteggio a ogni stabilimento ospedaliero per ogni area, sotto-area, criteri e i singoli item o argomenti (il livello di maggior dettaglio). Da qui si è giunti al punteggio regionale, che ritornerà così elaborato alle singole strutture e alle équipe locali che poi dovranno definire il piano di miglioramento, che è il fine ultimo della ricerca: “Una “fotografia” del sistema da cui partire, assieme ai cittadini, per far funzionare meglio la sanità”.

Una “foto” che ASL Lecce sta mettendo a fuoco già dal 2012 – e per questo guida la ricerca Agenas a livello regionale – sotto la direzione scientifica di Sonia Giausa, che ha illustrato le quattro aree principali d’indagine: processi assistenziali e organizzativi orientati al rispetto e alla specificità della persona; accessibilità fisica, vivibilità e comfort; accesso e informazioni, semplificazione e trasparenza; cura della relazione col paziente/cittadino. Capitoli a loro volta declinati in modo da scandagliare in profondità il rapporto tra ospedale e paziente. Temi sensibili come il rispetto della privacy o il supporto psicologico, o legati alla fruizione, ad esempio l’eliminazione delle barriere architettoniche o sensoriali, la segnaletica, il comfort alberghiero e dei servizi comuni. Ma il metro per valutare un ospedale è dato anche da reparti “a misura di bambino”, da sale d’attesa accoglienti, dall’accesso alle informazioni, dalla formazione del personale e dalla cura della relazione con i pazienti. In sostanza, un lungo elenco di impegni presi con il cittadino per far sì che, ogni volta che entra in un ospedale, si senta un po’ più a casa propria.

Un totale di 142 item (più altri 14 per un modulo nuovo dedicato alla sicurezza del paziente), una check list di elementi che – al pari di una radiografia – riflette lo stato di salute delle strutture di ricovero. La Puglia incassa la sufficienza piena nell’area dell’accessibilità, vivibilità e confort,  migliora decisamente in quella dell’accesso alle informazioni e trasparenza, scollinando oltre la sufficienza anche grazie ai servizi on line del Portale della Salute, ma deve recuperare nella cura delle relazioni con paziente e cittadino e nei processi assistenziali e organizzativi orientati rispetto alle specificità delle persone.

Un quadro in evoluzione, migliore del precedente e ancora migliorabile rispetto agli standard auspicabili, ma che sta progredendo anche grazie al processo di conoscenza e valutazione attuato senza il timore di guardare in faccia la realtà e di affrontare il giudizio dei cittadini. “Siamo partiti nel 2012 – ha ricordato Giausa – per cercare di costruire uno strumento valido di valutazione. Eravamo in 9 operatori e sette associazioni. Nel 2014 lo strumento è stato validato da Agenas e la ricerca Asl Lecce è cresciuta sino a 25 strutture (23 pubbliche, 2 private), 34 associazioni e un’ottantina di persone tra operatori e volontari. Nel 2017 la Regione ci ha coinvolto ancora con una forte spinta alla partecipazione e siamo giunti a 60 strutture per acuti, 7 di riabilitazione (5 pubbliche e 2 private), con il coinvolgimento di 200 persone, tra operatori e cittadini, e 49 associazioni”.

Una full-immersion nella Sanità che ha raccolto il favore di Tonino Aceti, coordinatore Nazionale del Tribunale Diritti del Malato – Cittadinanzattiva: “La partecipazione è una risorsa che non va sprecata.  Attenzione, però, ai rischi:  non serve una “medicina amministrata dall’alto”, ma una medicina che faccia più assistenza e meno burocrazia”. Di rimando Filippo Anelli, presidente dell’Ordine dei Medici di Bari, che ha lanciato un doppio allarme (“L’ipotesi di definanziare ancora il sistema non può che preoccuparci, così come i rischi  per la sicurezza dei medici nel lavoro quotidiano”) e assieme un messaggio incoraggiante: “Il lavoro sull’umanizzazione dà il senso di ciò che sta avvenendo nella nostra Regione: i numeri, però, vanno sostenuti dall’etica, dai valori della professione medica”. In coda, Giovanna Teresa Pontiggia, segretaria dell’Ordine degli Psicologi della Puglia, ha messo un punto alla riflessione: “Bisogna vedere le cose in maniera prospettica e trasformare i modelli in sistemi operativi”. Che poi è uno degli obiettivi principali già centrati dal Forum Mediterraneo in Sanità.

 

 

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