SAVA. Cimitero. Come fare i loculi longitudinali, in cemento armato, e sbagliare le misure
L’incredibile esecuzione di questi lavori dichiarati idonei, pagati, ma nessuno li ha contestati!!!
Fu nello scorso anno che gridammo allo scandalo per questi loculi longitudinali che appena sformati, dalle armature metalliche e dal calcestruzzo, mostravano misure sballate in quanto il classico “cassettone” andava a filo con la finitura in cemento esterna e da qui il tamponamento in conci di tufi, con lapide annessa, sarebbe stato impossibile farlo.
Nessuno, dico nessuno, sollevò qualche dubbio su ciò che il nostro giornale riportava. Ma davvero. Nessuno. Tutti zitti manco fossimo a San Giuseppe Jato o a Corleone. Una strafottenza incredibile. Opposizione prima imputata. Vediamo le foto, che è meglio.
In questa foto, proiezione laterale, è ben visibile la “crescita” (di circa cm. 15) fatta con malta cementizia pur di far aumentare lo spessore e da qui la chiusura in muratura e di seguito l’applicazione della lapide.
In quest’altra foto è visibilissimo il distacco dei corpi: di quello del calcestruzzo e di quello della malta cementizia.
Una profonda lesione verticale sta per dire che da un momento all’altro cade il ripristino fatto successivamente per porre ”rimedio” alla negligenza iniziale. Le lastre di travertino messe per mascherare il classico “nguacchio” stanno per staccarsi.
E questi sono lavori già collaudati e pagati soprattutto. E quarda caso l’impresa esecutrice è di Maruggio, la stessa a cui furono affidati lo stesso anno, e direttamente, i lavori di ripristino delle stradine interne ed esterne al cimitero con un importo di quasi 15mila euro quando la Cooperativa che gestisce i servizi cimiteriali, in un suo preventivo per gli stessi lavori, portava poco meno di 5mila.
Senza parlare poi che, a lavori finiti, le prime piogge dimostrarono anche qui, e questo fu riportato dal nostro giornale con tanto di foto, avvallamenti pieni da acqua che impedivano il passaggio dei parenti dei defunti.
Quando riportammo la notizia della disparità dei preventivi, da una videointervista fatta su di una emittente locale l’allora delegata al Contenzioso, Annalisa Toma, disse testuali parole: “Non erano gli stessi lavori che sono stati dati alla ditta affidataria”.
Non l’abbiamo presa per buona. Affatto.
E oggi? Che ci troviamo oggi? Una struttura in calcestruzzo rattoppata dove manco il rattoppo basta a nascondere gli errori di esecuzione dei lavori.
E questo si chiama denaro pubblico. E questo si chiama denaro di tutti. E non è denaro di un ex pluriassessore che aveva il compito di vigilare e di controllare i lavori. Questo scempio è sotto gli occhi di tutti.
Chi doveva controllare non ha controllato. Ma chi doveva pagare questi lavori li ha pagati e, addirittura, li ha dichiarati idonei!
Robba ti pacci!!!
Giovanni Caforio