BRINDISI. Lettera. “Una sanità malata … da curare”
La realtà del vecchio ospedale “Di Summa”
Chi vi scrive è un gruppo di famiglie, che ha dei figli (bambini/e) con problemi connessi a una malattia che fu anche di Napoleone, Alessandro Magno ecc. ( epilessia ), che periodicamente sottopongono i propri figli a un monitoraggio continuo e periodico, per valutare l’evoluzione dello stato patologico e quindi calibrare di conseguenza anche il dosaggio dei farmaci che si devono somministrare su soggetti che sono in età evolutiva.
Dobbiamo dire che, nel marasma generale della sanità pubblica, abbiamo trovato una professionista seria, equilibrata, una dott.ssa che svolge il suo lavoro con serietà, passione e oculatezza.
L’ultima volta che abbiamo sottoposto a visita i nostri figli abbiamo notato nella sala d’attesa un lasso di tempo inusuale, tra un paziente e l’altro, rispetto alle ultime volte.
Quando è arrivato il nostro turno abbiamo notato che la professionista era sola, e quindi doveva ottemperare sia alla gestione burocratica – amministrativa e sia alle visite professionali vere e proprie con annesso elettroencefalogramma.
Dobbiamo dire che per un certo periodo era stata presente una “ assistente” ma adesso la dott.ssa è stata lasciata completamente sola nel suo studio al 4° piano sul pronto soccorso del vecchio ospedale “Di Summa“.
Nella sala d’attesa abbiamo incontrato e scambiato opinioni con altre famiglie provenienti dalla provincia di Lecce, Taranto e Bari che hanno manifestato insieme a noi questo lungo tempo” morto “ che stressava sia i genitori, ma soprattutto i bambini che si dovevano sottoporre a visita.
I genitori di questi bambini sfortunati, chiedono alle autorità competenti, se per un servizio di eccellenza (pochi per la verità nella nostra provincia) non sarebbe opportuno staccare una unità infermieristica per coadiuvare e rendere ancora più efficiente ed efficace una struttura che potrebbe diventare il fiore all’occhiello della nostra sanità brindisina, e in questo modo si renderebbe un servizio alle famiglie di questi bambini già sottoposte a vessazioni.