TARANTO. “Ciao professore, io sono Christian, quello bocciato”, Saverio Fanigliulo presenta il suo libro nell’associazione “Le città che vogliamo” nell’ambito della rassegna “Venerdì in lettura”.
E’ questo il titolo del saggio pedagogico-didattico scritto dal prof. Saverio Fanigliulo. L’autore sarà ospite domani, venerdì 23 marzo, alle ore 18.30 in Via Fiume 12
All’incontro parteciperà il Consigliere regionale Gianni Liviano mentre a dialogare con l’autore sarà l’avv. Enzo Mastromarino, uno dei curatori della rassegna insieme all’avv. Cesare Paradiso.
Insegnante di Matematica e Scienze nella scuola secondaria di I Grado, a Saverio Fanigliulo piace scrivere. I suoi hobby sono la lettura, gli studi pedagogici, e la salute psicofisica. Ha scritto il suo primo libro “cercando – dice – di fare del mio meglio per riportare tutte le emozioni e le esperienze che ho vissuto in tanti anni di insegnamento”.
Il lavoro affronta gli aspetti nodali più dibattuti nella scuola italiana evidenziando, con fermezza ed arguzia, quelli a volte meno edificanti che, spesso, rimangono sotto traccia. Già il titolo provocatorio (“Ciao professore, io sono Christian, quello bocciato”) induce a riflettere sulla reale efficacia dell’azione educativa della bocciatura e, ancor prima, sulle modalità o strategie didattiche messe in atto dai docenti e che, sovente, dovrebbero essere sottoposte ad una sana rivisitazione e decisa innovazione.
“Non si possono bocciare i ragazzi infelici, che vivono una solitudine affettiva a casa e a scuola. Mettetevi nei loro panni!”, sostiene Fanigliulo. Al contrario, secondo il docente, bisogna “promuoverli, incoraggiarli e motivarli, disporsi dalla loro parte, riconoscendo e rimuovendo le loro difficoltà di partenza onde favorire comportamenti etici ispirati ai valori.
Dobbiamo fare in modo che la scuola – aggiunge Fanigliulo – diventi finalmente il luogo delle pari opportunità. Se, con metodologie appropriate, si saprà infondere negli alunni la gioia di apprendere, innescando processi inclusivi positivi, specie in coloro che vivono una condizione d’infelicità e di fragilità affettiva, potremo permettere a tanti ragazzi di riscattarsi, riducendo così il grave fenomeno della dispersione e dell’abbandono scolastico molto precoce.
La scuola diverrà così il luogo dell’esercizio della libertà e della democrazia autentiche. Aspetto con ansia di vedere Christian, il mio alunno che spesso si assenta e di cui nessuno si prende cura; eccolo, l’ho visto, entra con gli ultimi, oltre l’orario consentito, il suo zaino mi sembra vuoto e leggero, mi guarda e mi sorride, quasi per dire: per oggi hai vinto tu!
Oggi sono felice, sono tranquillo, Christian è al sicuro, possiamo ancora sperare per lui!. La scuola – conclude Fanigliulo – non ha bisogno d’insegnanti “tecnologi” (da non confondersi con gli insegnanti di tecnologia).
Ormai, se ci guardiamo intorno, alcuni colleghi sono immersi in una spirale tecnologica che li costringe a dimenticare qual è il vero ruolo dell’insegnante nella società attuale.
Abbiamo bisogno di educatori che ridiano senso e valore alle parole, ai numeri, ai gesti, ai segni, che mettano al centro del loro fare scolastico quotidiano la persona umana”.