Viviamo Sotto lo stesso sole? Un workshop in Toscana ci aiuta a capirlo
Pignatelli e Biancalani facilitano a Vinci (la città natale di Leonardo) un workshop per educare all’affettività, alle differenze, all’ascolto, alla scrittura e alla teatralità
Siamo tutti/e/* uguali, ma alcuni/e/* sono più uguali degli/delle/de* altri/e/*. Lo sappiamo? Riusciamo a capirlo? Abbiamo mai guardato il mondo che ci circonda da un altro punto di vista? Il teatro dell’oppresso può aiutarci.
A partire dalle ore 21.30 di oggi, domenica 13 maggio, il Circolo Arci Petroio, in Via Villa Alessandri #3 a Vinci (FI) ospita Sotto lo stesso sole? Le questioni affrontate denunciano l’ineguaglianza sociale, spesso fonte di discriminazione ed esclusione, e scoprono l’empatia e suoi limiti, con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza sulla disuguaglianza delle opportunità nella società e favorire la comprensione delle possibili conseguenze personali di appartenenza a determinate minoranze sociali o gruppi culturali.
L’incontro formativo è facilitato da Luigi Pignatelli e Francesca Biancalani. I due, dal 17 al 25 aprile, sono stati a Beja, in Portogallo, assieme con altri/e/* 23 delegati di 12 paesi (Belgio, Estonia, Finlandia, Grecia, Italia, Lettonia, Polonia, Portogallo, Repubblica Slovacca, Romania, Spagna, Svezia), protagonisti/e/* di Face 2.0, training che si poneva l’obiettivo di formare facilitatori/trici/t*, migliorare la qualità del lavoro giovanile, utilizzare nuovi strumenti per il successo della facilitazione, progettare un seminario da proporre alla comunità locale.
Nel corso della settimana di formazione in lingua inglese, Pignatelli ha proposto un workshop su Image Theatre, in occasione della Intercultural Night, una performance durante lo spettacolo “Beja’s Got Talent”, in cui ha ricoperto il ruolo di uno dei/delle componenti della giuria e guidato il team di Teatro, e il workshop Under the same sun?, contro ogni forma di discriminazione e per promuovere l’inclusione, la cultura delle differenze e l’empatia.
Luigi Pignatelli è attore e poeta, militante LGBTIQ+, femminista, autore di teatro, cinema e tv, esperto nella formazione non formale, in scuole di ogni ordine e grado, ospedali, centri diurni, case famiglia, comunità terapeutiche, penitenziari, educatore in Centri di Prima e Seconda Accoglienza per Migranti e coordinatore del Centro di Ascolto LGBTIQ+ di Taranto e Provincia.
Da sempre protagonista del teatro di ricerca, l’artista tarantino, forte dell’insegnamento dei maggiori maestri del Novecento, sposta l’interesse dal prodotto al processo, proponendo una visione antropologica della pratica artistica, una drammaturgia sociale nei luoghi del disagio, una terapia a mediazione teatrale, con l’uso consapevole e strumentale di alcuni mezzi e tecniche del teatro, per favorire un cambiamento in un contesto di lavoro specificatamente terapeutico.
Il teatro è un’esperienza liberatoria e, sulla rotta di Peter Brook, ricostruisce l’unità dell’esperienza attraverso estetica e metodologie capaci di integrare il soggettivo e l’oggettivo, mente e corpo, reale e immaginario, disciplina e spontaneità, arte e vita, individualità e collettività, tradizione e ricerca del nuovo.
Il setting del laboratorio si propone come spazio-tempo apparentemente separato dalla quotidianità: in tale situazione si ha una sospensione della vita quotidiana a favore di una esplorazione-costruzione di modalità diverse non solo di pensare, percepire, muoversi, ma anche di interagire; esperienza che investe non solo gli schemi di relazione interpersonale, ma anche il linguaggio, la mente e il corpo.