TARANTO. Grande successo per le tessere sospese. Più di 30 persone hanno potuto effettuare l’iscrizione ad Arcigay a costo zero
Lanciato lo scorso 11 gennaio, il progetto della tessera sospesa ha permesso, negli ultimi sei mesi, a più di 30 militanti di iscriversi alla maggiore associazione LGBTI italiana a costo zero
Tantissimi/e/* giovan* e meno giovani vorrebbero entrare a far parte di Arcigay e responsabilizzarsi acquistando la tessera associativa. Ma per non poche persone (studenti/esse/*, disoccupati/e/* e migranti soprattutto) l’iscrizione appare un miraggio.
Arcigay Strambopoli, presidio Arcigay nella provincia di Taranto, ha introdotto la tessera sospesa dopo le vacanze natalizie. Gesto filantropico e solidale, viene posto in essere da chiunque voglia fare dono del costo di una tessera a beneficio di uno/a/* sconosciuto/a/*.
Dalla seconda metà di gennaio sono stati raccolte più di 500 euro, per coprire in parte la spesa delle utenze di CasArcobaleno (sede Arcigay in Corso Italia #84) e i costi di trasporto per gli/le/* attivisti/e/* che hanno preso parte agli oltre 15 progetti di formazione internazionale co-finanziati dal programma Erasmus+.
«Tutto quanto è stato donato – dichiara il presidente Pignatelli – per portare avanti le nostre attività quotidiane, la formazione interna ed esterna, gli incontri socio-culturali, i percorsi di auto-mutuo-aiuto e sostegno ai/alle/a* nostri/e/* utenti e per coprire le ingenti spese di CasArcobaleno, è stato rimesso in circolo, malgrado non si disponga più (per ovvie ragioni) di quella liquidità.
L’intera somma è stata divisa per il costo della singola tessera Arcigay e, insieme con il direttivo, abbiamo deciso di offrire “tessere sospese” nel numero corrispondete a quello del quoziente.
L’amore, quell’amore che dal 2005 ci permette di organizzare tantissime iniziative e che negli ultimi due anni ci ha aiutato a studiare in giro per l’Europa, è un’energia potentissima che non può e non deve essere messa in catene. Essa deve fluire, circolare e muovere l’intero sistema in cui viviamo e operiamo.»
Maria D’Urso