Taranto e la sua bellezza violata
Conclusosi la formazione che ha permesso a 15 giovani di investigare e comunicare il disastro ambientale
Dal 20 al 26 agosto l’ONG Mani Tese, con sede a Milano, ha dato vita ad una Summer School sulla comunicazione sociale presso le aule della Chiesa San Pasquale Bylon di Taranto.
Il tema trattato ha riguardato l’Ilva e l’impatto ambientale che essa provoca al territorio in cui si è insediata più di mezzo secolo fa.
Quindici giovani da tutta Italia sono arrivati/e/* in città per prendere parte alla formazione.
Anche Arcigay Strambopoli Taranto e Hermes Academy Onlus hanno offerto il proprio contributo, con la presenza del Presidente Luigi Pignatelli, del* responsabile politiche agender Anies Maggio e dell’attivista tarantino trapiantato a Milano Pietro Vita Spina.
«La pioggia è forte, – scrive Pignatelli sul diario di viaggio – più forte del solito. I luoghi sono quelli della mia infanzia e le parole anche, ma i lemmi oggi assumono significati nuovi.
Ascoltiamo le testimonianze di chi, come Alessandro Marescotti, da anni denuncia il disastro umanitario e ambientale in atto e la condizione di ricatto vissuta dai cittadini e dalle cittadine di Taranto; testimonianze degli ex lavoratori del polo siderurgico (e qui il maschile è d’obbligo, perché operaie in Ilva non si annoverano e alle lavoratrici della mensa e delle ditta esterne di pulizie civili, per ragioni a me sconosciute, mai si fa cenno), che parlano del dietro le quinte della più grande acciaieria d’Europa; aneddoti, storie, amori che ricordano il profumo di un mare che non era nero.
Un itinerario d’incontri con le storie di persone straordinarie, perché il dramma che devono affrontare nega loro una quotidianità ordinaria e serena: tra questi Vincenzo Fornaro della masseria del Carmine, che oggi sperimenta la fitodepurazione mediante la Canapa.
Quanti altri bambini devono morire affinché l’Ilva possa raggiungere il pareggio di bilancio? Ce lo chiediamo ai piedi del manifesto ideato dai Genitori Tarantini e affisso in Via Galeso.
Nel tardo pomeriggio, andiamo a Statte, ad ammirare il crepuscolo degli dei.
Fulvio, Antonio, Fabio, Francesca, Federica ci raccontano le proprie esistenze, accogliendo i nostri sguardi curiosi, saziando le nostre domande».
«Nati all’ombra delle ciminiere, riscaldati da fumi tossici e cresciuti protetti nel torpore di un’Ilva matrigna. Nati con una pericolosa mutazione genetica e poi migrati nella diaspora del dolore, incontrano storie simili di genti lontane e tornano uniti con un lavoro che vuole fare da collante fra quanti desiderano il riscatto.» (dalla nota di presentazione del film “Non Perdono” di Grace Zanotto e Roberto Marsella ed interpretato da Pignatelli)
«Molteplici – ricorda Pietro Vito Spina – gli eventi e gli incontri che hanno animato il seminario.
Il primo giorno abbiamo avuto modo di confrontarci con le associazioni ambientaliste di Taranto e con i sindacati dell’Ilva, per conoscere e approfondire il tema ascoltando voci differenti.
Il secondo giorno, accompagnati dal giornalista tarantino Fulvio Colucci, ci siamo recati al quartiere Tamburi di Taranto per conoscere la realtà sociale del posto; nel pomeriggio si sono cimentati nella prova di scrittura di un testo giornalistico.
Il terzo giorno, più laboratoriale, il tema trattato riguardava l’uso delle immagini nella fotografia; accompagnati dal fotografo Matteo de Mayda, abbiamo girato la città in cerca di scatti che raccontassero il caso Taranto.
Il quarto giorno, sempre restando in un contesto laboratoriale, l’attivista e fumettista Giuseppe Costantini ha illustrato le molteplici funzionalità del fumetto quale mezzo di comunicazione sociale.
L’ultimo giorno, infine, abbiamo ascoltato le varie proposte che le associazioni ambientaliste di Taranto hanno progettato quali possibili soluzioni per la bonifica e riqualifica del territorio.»
«Alla fine di un torrido agosto – scrive Anies Maggio – ho avuto modo, grazie ad Arcigay Strambopoli Taranto e alla Hermes Academy, di prendere parte al progetto “Summer School”, sviluppatosi, non a caso, nella mia città. Abbiamo puntato la lente di in gradimento su Taranto, a volte inghiottita da polveroni mediatici, bugie e verità, ombre e momenti di luce sulla questione Ilva, quel paradiso, dalla sua etimologia, nato per regalare lavoro, speranza e ricchezza. Abbiamo esaminato le conseguenze di decenni di presenza del siderurgico sul territorio e abbiamo discusso del conto che ci ha presentato. Abbiamo potuto sperimentare e testimoniare, noi come tarantini/e/* in primis, la seconda cultura, quella dell’industria, che oramai, come le sue polveri, si è radicata nei cittadini. Abbiamo investigato, assieme a parte del movimento ambientalista, i diversi aspetti della questione e i diversi modi di comunicarla. Personalmente ho portato le mie esperienze dopo anni di studio di comportamenti degli operai. Questa formazione mi ha fatto acquisire strumenti tecnici legati all’osservazione e alla narrazione del fenomeno e mi ha permesso di guardare il mio quotidiano da punti di vista inediti.»
«Al termine di questa esperienza – conclude Spina – resta il profondo entusiasmo che ha animato questi/e/* giovani e l’amore per la nostra città, che hanno partorito nei pochi giorni di permanenza».