PALAGIANO. Con il Decreto Salvini, per gli Sprar cambiano nome e competenze. Aumenta l’insicurezza sul territorio e la clandestinità degli emigrati
La denuncia dello SvegliaArci
Anche a Palagiano dal 2009 esiste lo Sprar ovvero il “Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati”, di cui a livello locale è coordinatrice Angela Surico, presidente di SvegliArci Palagiano.
Ma anche questo Sprar, come tutti quelli funzionanti in Italia, potrebbe avere vita non facile per effetto del Decreto legge su immigrazione e pubblica sicurezza (cosiddetto Decreto Salvini), approvato lo scorso 24 settembre dal Consiglio dei Ministri. Intanto, cambia il nome: Sprar diventa “Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e minori stranieri non accompagnati”; questo perché i richiedenti asilo non saranno più ammessi alle pratiche di formazione e inserimento socio – lavorativo, portate avanti finora dagli Sprar.
Molte sono, a tale proposito, le preoccupazioni espresse dall’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani), molte quelle esternate da Angela Surico.
“Lo Sprar – commenta la Surico – costituisce un presidio di collaborazione con l’Ufficio Emigrazione della Questura. Offre un servizio sociale vero e proprio di accoglienza, di integrazione e di inclusione.
Serve a costruire relazioni tra chi è accolto e la comunità che accoglie ed è un ottimo strumento per la gestione di situazioni di vulnerabilità o criticità anche in termini di salute di chi arriva e viene preso in carica a 360 gradi”.
A Palagiano lo Sprar gestisce 52 individui e otto abitazioni.
Con lo Sprar, il sindaco Lasigna, come tutti i sindaci d’Italia, era l’attore principale nella gestione dell’accoglienza nel nostro territorio, a differenza di quanto avviene per i Cas, di gestione prefettizia e il Comune di Palagiano disponeva di finanziamenti statali e di strumenti per la realizzazione di servizi finalizzati all’autonomia e all’integrazione degli accolti, impedendo il verificarsi di situazioni incontrollate di sacche di marginalità e di esclusione sociale.
“Peccato, però, che il Decreto Salvini, di fatto, abbia abolito la protezione umanitaria. Quali le conseguenze? I territori, Palagiano inclusa, – spiega la Surico – si troveranno a fronteggiare una situazione di presenze di stranieri che, a causa dell’impossibilità di rinnovare il permesso o di convertirlo in permesso di soggiorno per lavoro (per mancanza di un contratto stabile di lavoro), si troveranno a vivere in condizione di irregolarità.
E, semmai verranno identificati, saranno destinati ai centri per il rimpatrio in attesa di accordi bilaterali con gli Stati di provenienza; condizione, questa, necessaria per il rimpatrio vero e proprio. Viene da sé che i rimpatri saranno onerosi per lo Stato e che le percentuali degli stessi saranno molto basse”.
Inoltre, nei centri di prima accoglienza i migranti potranno restare per sei mesi anziché per tre, con un esborso notevole di risorse per lo Stato.
Altra conseguenza del Decreto Salvini: “Si indirizza il sistema di accoglienza a favore di centri gestiti da privati e di dimensioni ampie, escludendo dalla gestione pubblica i richiedenti asilo e le persone con protezione umanitaria. In tal modo – denuncia la Surico – aumenterà l’insicurezza sui territori e le preoccupazioni della popolazione residente.
Il sindaco, poi, venendo meno il riferimento alla clausola di salvaguardia, non potrà far valere alcuna decisione né sul numero di migranti da ospitare né sulla categoria.
Si troverà a gestire solo le ricadute negative sul territorio sovraccaricando il proprio sistema di welfare e, quindi, i servizi socio-sanitari soprattutto per quanto riguarda la presa in carico di condizioni di vulnerabilità sino ad ora gestite dallo Sprar”.