TARANTO. XXV Luglio-Bettolo: perpetuate le azioni violente tra i banchi di scuola
Esattamente un anno fa veniva denunciata l’errata divisione per genere del mondo dei giochi in una scuola per l’infanzia del borgo di Taranto
https://hermesacademy.blogspot.com/2017/12/tu-non-puoi-giocarci-perche-sono-giochi.html
E la richiesta di interloquire con educatrice, dirigente e genitori/trici venne cestinata dalla manager dell’Istituto complessivo.
Per essere completamente sinceri, le genitrici, che più volte si erano dimostrate sensibili alla cultura delle differenze, prendendo parte alle attività di sensibilizzazione in piazza Maria Immacolata, negarono l’episodio (e tolsero il saluto al presidente e a sua sorella), mentre la dirigente preferì non degnare di attenzione alcuna la missiva di Arcigay Strambopoli – QueerTown Taranto e della Hermes Academy.
Nelle ultime settimane l’escalation di violenza nell’Istituto complessivo ha raggiunto un livello per il quale il silenzio (sinonimo di complicità) è inammissibile.
Nel plesso Bettolo, un alunno ha subito atti di bullismo verbali e fisici: durante le ore mattutine un compagno gli ha tagliuzzato un sopracciglio. Dove erano gli/le insegnanti? E dove sono i/le genitori/trici? Il fatto che a denunciare l’accaduto sia l’associazione LGBTI+ (perché il ragazzino si è confidato con una nostra volontaria) e non la sua famiglia e/o un/un’insegnante deve farci riflettere sulla grave mancanza di dialogo e fiducia tra le tre figure cardini dell’educazione formale (alunni/e/*, genitori/trici, insegnanti). E cosa ci fa credere sia l’unico episodio e che non ci siano altre vittime?
«E, nella medesima classe della scuola dell’infanzia in cui un anno fa veniva perpetuata la divisione di giocattoli, – aggiunge Pignatelli – mia nipote è stata più volte percossa da una compagna».
La piccola è stata in grado di raccontare tutto questo dopo settimane di continui spintoni e pugni, dopo le continue domande dei genitori sul suo mancato sorriso e la presenza di lividi che non trovavano spiegazione. La quasi cinquenne ha dichiarato «È normale che mi deve dare botte, tanto non è amica mia».
«Tutto questo è assurdo. – continua Pignatelli – In primo luogo, la normalità non esiste. E se vogliamo usare il termine normale per indicare ciò che è più consueto, di certo la violenza, sia essa psicologica o fisica, non deve essere vissuta come tale. Conosco bene l’educazione che mia sorella e suo marito stanno impartendo alla piccola e mi spiace molto non poter essere più vicino alla mia famiglia, a causa dei progetti internazionali che mi portano lontano. Ma con le due associazioni che presiedo, Hermes Academy e Arcigay Strambopoli – QueerTown Taranto, rinnoviamo l’offerta di gratuiti seminari di educazione non formale tra i banchi, per i/le più piccoli/e e, soprattutto, per i/le genitori/trici e le educatrici (questa nota stampa viene inviata anche alla mail dell’Istituto). Mi interroga non poco ciò che è stato scritto sulla chat whatsapp dagli altri genitori: “Sono cose di bambini. I genitori non si devono intromettere”.
C’è tantissimo lavoro da fare nella nostra provincia e in tutto il territorio nazionale.
Dobbiamo continuare a combattere ogni forma di violenza e riesaminare i metodi educativi».