TORRICELLA. “La mafia uccide, il silenzio pure’
Dibattito sulla legalità, si svolgerà giovedì 10 gennaio presso il Castello Muscettola alle ore 19:00. Ospite dell’evento Giovanni Impastato, fratello di Peppino Impastato, ucciso dalla mafia nel 1978, simbolo della lotta per la legalità e contro le mafie
Interverranno durante il dibattito la Criminologa grafologa forense e referente per Puglia di “Casa memoria” dott.ssa Valentina Pierro e Antonio Fanelli, direttore editoriale “Mama Dunia” edizioni.
Giuseppe Impastato, detto Peppino, nasce il 5 gennaio del 1948 a Cinisi, in provincia di Palermo, da una famiglia mafiosa: il cognato di suo padre, per esempio, è il boss Cesare Manzella (coinvolto nel traffico di droga e che sarà ucciso negli anni Sessanta in un agguato).
Anche il padre di Giuseppe è coinvolto nella criminalità (durante il periodo fascista era stato spedito al confino), e proprio per questo i due rompono presto: Giuseppe, quindi, ancora ragazzo viene cacciato di casa. Mentre frequenta il liceo classico di Partinico, nel 1965 aderisce al Psiup (Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria) e fonda il giornalino “L’idea socialista”: su questa pubblicazione racconta, tra l’altro, la Marcia della protesta e della pace voluta da Danilo Dolci.
Successivamente collabora come dirigente con i gruppi comunisti locali, occupandosi delle battaglie dei disoccupati, degli edili e soprattutto dei contadini, che si vedono privati dei loro terreni per favorire la realizzazione della terza pista dell’aeroporto di Palermo proprio a Cinisi. Prende parte negli ,anni sessanta ,alle prime occupazioni e alle lotte studentesche, ma senza una concreta convinzione, e in seguito aderisce alla Lega, gruppo marxista – leninista. Impastato fonda “Musica E Cultura”, gruppo che si occupa di teatro, musica, cineforum e dibattiti culturali, diventando nel giro di breve tempo un punto di riferimento molto importante per i ragazzi di Cinisi: vi trovano spazio, tra l’altro, il Collettivo Antinucleare e il Collettivo Femminista.
Pochi mesi dopo, dà vita a Radio Aut, una radio libera autofinanziata attraverso la quale egli denuncia gli affari e i delitti dei mafiosi del posto, di Cinisi e Terrasini ,che tramite il controllo dell’aeroporto ricoprono un ruolo molto importante nell’ambito degli scambi di droga e dei traffici internazionali di sostanze stupefacenti, e in particolare del capomafia Gaetano Badalamenti: la trasmissione più seguita si chiama “Onda pazza”, impreziosita da uno stile satirico che prende in giro politici e malaffare.
Si candida alle elezioni comunali del suo paese nella lista di Democrazia Proletaria; poco prima delle elezioni, si occupa dell’esposizione di una mostra fotografica che documenta la devastazione del territorio locale messa in atto da gruppi mafiosi e speculatori.
A soli trent’anni, nella notte tra l’8 e il 9 maggio di quell’anno, Giuseppe Impastato viene assassinato e il suo corpo viene martoriato da una carica di tritolo collocata lungo i binari della ferrovia di Cinisi, che congiunge Palermo a Trapani. Con il suo cadavere, però, viene inscenato un attentato, in modo tale da fare apparire Peppino Impastato come un attentatore suicida, ma ciò non basta a compromettere la reputazione e l’immagine di Impastato, che infatti pochi giorni dopo, in occasione delle votazioni, viene simbolicamente eletto al Consiglio comunale.
Benché la morte di Giuseppe a livello nazionale passi quasi inosservata a causa della concomitanza con il ritrovamento del corpo senza vita di Aldo Moro a Roma, successivamente l’impegno di sua madre Felicia e di suo fratello Giovanni farà sì che l’inchiesta sul suo decesso (inizialmente archiviato con una certa fretta come suicidio) venga riaperta e l’Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo riconoscerà l’origine mafiosa dell’omicidio condannando Vito Palazzolo a 30 anni e Gaetano Badalementi all’ergastolo.
Alla vita di Peppino Impastato è dedicato il libro “Oltre i cento passi” (scritto da Giovanni Impastato) e il film “I cento passi” di Marco Tullio Giordana, con Luigi Lo Cascio nel ruolo di Giuseppe. Il film ricostruisce l’attivismo di Peppino; “cento passi” sono di fatto la distanza che separava casa sua da quella del boss Tano Badalamenti.
Viviana Baldari