TARANTO. Genitori Tarantini: “Lettera aperta alle massime cariche dello Stato”

TARANTO. Genitori Tarantini: “Lettera aperta alle massime cariche dello Stato”

Al Presidente della Repubblica italiana, al Presidente del Senato della Repubblica italiana, al Presidente della Camera dei Deputati, al Presidente del Consiglio dei Ministri, ai Ministri della Repubblica italiana

“Tutti voi, a vario titolo, avete giurato sul sacro libro della Costituzione italiana. Tutti voi avete accettato di rispettare e tutelare ogni suo articolo.
Tuttavia, per quanto riguarda Taranto, il gip Benedetto Ruberto ha sollevato questione di legittimità costituzionale sui diversi provvedimenti emessi dai vari Governi per salvare lo stabilimento siderurgico attualmente denominato ArcelorMittal.

Ben sette sono, a detta del giudice Ruberto, gli articoli della Costituzione italiana violata dai decreti salva-Ilva (artt. 3, 24, 32, 35, 41, 112 e 117). Di questi, gli artt. 3, 32 e 41 sono quelli da sempre richiamati dall’Associazione Genitori tarantini in ogni lettera e ad ogni incontro avuto con le Istituzioni, sia a livello nazionale che a livello regionale e locale.

Ogni articolo della Costituzione italiana è intriso di senso della Giustizia; ogni parola scritta contribuisce a fare della “Costituzione italiana” il libro per eccellenza.
Decine di migliaia di italiani, di ogni regione, senza distinzione di sesso e condizione sociale, sono morti affinché la nostra terra diventasse una Repubblica democratica retta su doveri e diritti ben riconosciuti e mai ci saremmo aspettati, ancora negli anni 2000, di dover lottare per il riconoscimento dei nostri diritti.

Tra questi diritti, quelli riconosciuti come “fondamentali” per l’individuo sono la salute (“tutelata” -quindi difesa, protetta, garantita, salvaguardata -, recita l’art. 32, “dalla Repubblica, anche come interesse della collettività”) e l’ambiente salubre.

Ogni parola del testo sacro della Repubblica italiana è stata soppesata per dare il giusto valore ad ogni articolo in esso elencato. Quindi, dichiarare “fondamentali” alcuni diritti ci fa capire come questi servano da base per tutti gli altri. Senza questi, tutti gli altri diritti crollano, perdono la loro importanza.
Nell’art. 41 si legge che “l’iniziativa economica privata è libera”, ma questa “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.

A differenza del sindaco di Taranto, noi non chiediamo di sapere se l’inquinamento è aumentato oppure no; noi sappiamo che, pur restando nei parametri previsti, l’inquinamento ambientale prodotto dagli insediamenti industriali è la principale causa di malattie e morte dei cittadini di Taranto, a partire dai più piccoli.

Per percentuali di inquinamento molto meno significative, l’area a caldo di Genova venne chiusa per sempre perché rappresentava un pericolo sanitario per la popolazione. Per noi valgono gli studi epidemiologici commissionati dal Ministero della Sanità e dalla Regione Puglia. Questi ci presentano un quadro di percentuali insopportabili, se confrontate con il resto della Puglia e dell’Italia, di malattie, morbilità e morte.

Il gip Patrizia Todisco, nel 2012, indicò nell’area a caldo dello stabilimento Ilva la principale causa dell’inquinamento ambientale e sanitario di Taranto, ordinandone il sequestro senza facoltà d’uso, scatenando in questo modo quella inumana gara al massacro prodotta da 12 decreti legge mirati non solo a garantire la continuità produttiva, ma anche a tutelare dal punto di vista penale ed amministrativo dapprima i commissari del Governo e in seguito anche i nuovi gestori privati dell’industria.

Ci preme, inoltre, ricordare a tutti voi la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che, in data 24 gennaio 2019, ha riconosciuto lo Stato italiano colpevole di non aver tutelato il diritto alla vita privata e famigliare dei cittadini di Taranto e di aver impedito loro, proprio attraverso l’emanazione dei decreti salva-Ilva, il diritto ad un ricorso effettivo davanti ad un’istanza nazionale. Lo Stato italiano è stato condannato a porre rimedio alla situazione ancora vigente nel più breve tempo possibile. Nessun cenno a riguardo è giunto a tutt’oggi dalle Istituzioni interessate.

Non riusciamo, quindi, a comprendere come lo Stato italiano, attraverso l’opera dei suoi Governi degli ultimi anni, avallata dai Presidenti della Repubblica, possa essersi accanito così violentemente contro lo stesso libro che garantisce lo svolgersi democratico della vita dei propri cittadini.

Non esiste, secondo il nostro modo di vedere, una produzione che possa essere dichiarata strategica, se questa procura danni all’ambiente e alla salute dei cittadini; non esiste che uno Stato democratico possa fondare parte della sua ricchezza sulle malattie e sulla morte di migliaia di italiani. Non crediamo che tutto questo sia contemplato nelle nostre regole democratiche.

Cambiate la Costituzione, dunque, se questo vi rende più tranquilli; ma fino a che questa Costituzione è in vigore, valgono gli articoli in essa contenuti.
Quello che mai potrete fare è cambiare anche di una sola virgola la prima parte del testo che regola la nostra nazione.

L’articolo 3 recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge…”

TUTTI i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge. Sono eguali davanti alla Giustizia.

Che Giustizia sia fatta, dunque, anche se i cieli cadono. Giustizia al di là di qualsiasi conseguenza. Giustizia, come scrissero i padri costituenti, affinché tutti i cittadini siano eguali.

Senza questa, citando Fabrizio De Andrè, potrete anche ritenervi assolti, ma sarete per sempre coinvolti”.

 

 

viv@voce

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