Elogio del “broccolo”. L’antitumorale della natura

Elogio del “broccolo”. L’antitumorale della natura

Proprietà e benefici. Scoperta nelle crucifere una sostanza che spegne il gene che aiuta il cancro

Direttamente dalla natura arrivano alcune risposte alla domanda di salute che spesso vengono confortate anche dagli studi della medicina. Esistono, infatti, piante che utilizzate nelle cucine o nelle tradizioni mediche di alcuni paesi anche da migliaia di anni, possono apportare benefici sufficientemente conclamati anche a livello della ricerca scientifica.

Questa volta, Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti, vuol parlare dei benefici ed usi del broccolo, chiamato anche cavolo broccolo, una varietà di Brassica oleracea, la grande famiglia di piante conosciute comunemente come cavoli e che comprende numerose varietà molto diverse di aspetto ( cavolfiore, cime di rapa, etc).  Viene coltivato in varie zone d’Italia e del mondo anche se è una pianta originaria dell’area mediterranea, più precisamente dell’area compresa fra Grecia, Turchia, Siria e Isola di Cipro.

Da quest’area fu portato in Italia e già al tempo dei Romani era consumato ed apprezzato. Secondo una nuova ricerca condotta del Cancer Center e Cancer Research Institute, presso il Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston, nei broccoli e in altre verdure simili c’è una proteina che potrebbe entrare a far parte delle armi anticancro. Gli scienziati hanno scoperto in studi su animali predisposti ad ammalarsi di vari tumori, che una molecola nota per sopprimere lo sviluppo di tumori (PTEN, detto oncosoppressore) viene disattivata da WWP-1 e che colpendo WWP-1 con indol-3-carbinolo la funzione di PTEN viene ripristinata e la crescita dei tumori soppressa.

La ricerca mostra che un composto naturale (indol-3-carbinolo) presente nelle crucifere spegne un gene che favorisce i tumori. Naturalmente si tratta di una ricerca ancora preliminare, ma l’indol-3-carbinolo suggerisce le basi per sviluppare nuove terapie anticancro. La scoperta è riportata sulla rivista Science.

viv@voce

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