MARTINA FRANCA. Opera, Masseria, Enogastronomia e Moda, quattro vantaggi competitivi che non ha nessun altro al mondo
“L’Opera in Masseria è andata in scena per la prima volta esattamente 5 anni fa, il 2 agosto 2014, a Martina Franca, presso una masseria a me molto cara, la Masseria Luco” chi parla è Francesco Lenoci, “Patriae Decus” di Martina Franca, Docente alla Facoltà di Economia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
Siamo nel Giardino del Melograno in Strada Spartacavalluzzo Zona A, 83 a Martina Franca (Taranto), alla presenza della proprietaria Silvia Caramia, e delle sue figlie, Barbara e Roberta Ceppaglia.
Grazioso complesso di trulli a conduzione familiare dove poter vivere l’autentica ospitalità della Valle d’Itria. Colazioni dolci e salate con le mitiche torte preparate in casa da Silvia appassionata di cucina, soprattutto di dolci fatti a mano secondo le buone usanze locali. Aperitivi a base di friselle con olio di oliva e pomodoro locale, da gustare nel tardo pomeriggio quando al rientro dal mare la fame comincia a farsi sentire.
Nella campagna che guarda verso Locorotondo a soli 2 km dal centro di Martina Franca, sono tanti gli spazi nel verde dove rilassarsi all’aria aperta protetti dall’ombra degli alberi da frutto o sotto il grande melograno, folto e rigoglioso (in foto).
Come si può intuire la relazione svolta tratta di “Storie di Creazione di Valore: l’Opera in Masseria”. La serata è stata organizzata da “Il Giardino del Melograno”, con il patrocinio di “Milano e la Puglia”.
L’Opera in Masseria – che negli anni scorsi si è svolta presso due masserie di Martina Franca, due masserie di Matera, una masseria di Borgo Egnazia – è proposta dal 45° Festival della Valle d’Itria, insieme al Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria, in collaborazione con i diversi Comuni sedi delle masserie, in ben cinque masserie: Masseria Del Duca di Crispiano, Masseria Belvedere di Mottola, Masseria Casina Vitale di Ceglie Messapica, Masseria Palesi e Masseria San Michele di Martina Franca dove si è appena conclusa con successo giovedì 1 agosto.
“Per il combinarsi delle combinazioni, 10 anni prima, nel 2004, il fotografo Angelo Golizia realizzò un libro per Leonardo International dal titolo “Masserie”. La foto della copertina Lino Cassano, la fece scegliere a me…e io scelsi quella della Masseria Luco e 5 anni fa, il 2 agosto 2014, io ero alla Masseria Luco per assistere a quello che in verità si chiamava “Concerto in Masseria”. Era la 40esima edizione del Festival della Valle d’Itria. Fummo tutti incantati dalla bellezza del luogo, dalla bravura e eleganza del chitarrista martinese Andrea Monarda, dalla bravura e eleganza del soprano spagnolo Quiteria Munoz Inglada, dalla bontà della degustazione che concluse l’evento.
Nella lectio magistralis di Francesco Lenoci, durata quaranta minuti, si coglie di tutto, si parla di vantaggi competitivi, sottolineati da personaggi famosi, Patriae Decus di Martina Franca e a partire dalle masserie. Ne riportiamo per esigenza di brevità solo alcune citazioni, come quella sulle masserie del Preside Michele Pizzigallo.
“Le masserie furono strutture portanti di sviluppo agricolo, organici complessi di edilizia rurale, centri di organizzazione sociale. Con le masserie, il territorio martinese si trasformò in un laboratorio zootecnico avanzatissimo. Tra gli allevamenti era al primo posto quello del cavallo. Seguiva l’allevamento dell’asino, il leggendario asino martinese, una delle razze più pregiate al mondo. Ancora più consistenti per quantità qualità e diffusione nel territorio, erano gli allevamenti bovini, caprini, ovini, suini. Erano la fonte primaria della ricchezza e la suprema risorsa occupazionale di un gran numero di addetti, con molto lavoro a infimo salario: massari e pastori.
Questa sterminata manovalanza, poverissima di mezzi, ma piena di resistenza alla fatica e di innata sopportazione, era un tutt’uno con le masserie. Risolveva nelle masserie tutto il suo destino: nella religione, nel lavoro, nella tutela, nella protezione, nella giustizia civile.
Le favorevoli condizioni del mercato vinicolo, a causa della distruzione dei vigneti francesi nel quinquennio 1870-75, fecero balenare un’imprevedibile svolta nel destino delle masserie.
Tutti, a Martina Franca, agrari e massari, contadini e braccianti, furono travolti dalla febbre della vigna. Le masserie comprese nel raggio di quattro miglia dall’abitato vennero lottizzate e concesse a mezzadria per l’impianto viticolo. La parcellizzazione fondiaria portò alla creazione di un nuovo paesaggio con la diffusione intensiva dei trulli”.
“Il fatto sorprendente di abitare un trullo è che questo ti impone una nuova visione del mondo – è l’incipit di una meravigliosa considerazione di Andrea Camilleri – dentro un trullo non esistono spigoli, esiste la circolarità. Te ne accorgi solo quando ci sei dentro. Lo sguardo che i muri determinano ti obbliga a pensieri circolari e questo, in circostanze normali, accade raramente. Il nostro sguardo incontra di continuo spigoli, triangoli, punte che interrompono la visione e quindi l’osservazione. I nostri pensieri sono quindi costretti a stare dentro linee interrotte.
Successivamente Lenoci dopo aver fatto un resoconto delle passate edizioni del Festival della Valle d’Itria, raccontando le novità i personaggi e le Opere coinvolte, e passato a quella di quest’anno: la presenza dei vini del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria. “Sentenziava Leonardo: Et però credo che molta felicità sia agli homini che nascono dove si trovano boni vini. (Cfr. Prefazione Bilancio di Sostenibilità 2018 di Venica &Venica).Dove voglio arrivare?….voglio arrivare a dire che la sfida, oggi, è considerare se vi siano oggi “homini felici” perché bevono “boni vini”, frequentano posti pieni di storia come le masserie, ascoltano musica ispirata qual è l’opera”.
Ed infine si parla dell’ultimo valore, l’ultimo vantaggio competitivo, valore tangibile è quello della moda. Il Rapporto 2018 di UnionCamere e Symbola “Io sono cultura” contiene i numeri aggiornati al 2017 di quel punto di forza dell’Italia che è la Cultura e per la Puglia si parla di solo 2,8 miliardi di Euro su 92 nazionali, ben poca roba, bisogna migliorare.
“È la forza della propria storia, del proprio gusto artistico e dei valori culturali che rende unico un prodotto! Quel prodotto è l’opera in masseria valorizzata dal Festival della Valle d’Itria grazie soprattutto a Alberto Triola. Abbiamo quattro vantaggi competitivi….che non ha nessun altro al mondo…Opera, Masseria, Enogastronomia e Moda. Occorre massimizzarli. Occorre investire su di loro. Adesso è giunta l’ora di investire in cultura, passando da 5 opere in masseria all’anno concentrate in tre settimane a 100 opere in masseria durante tutto l’arco dell’anno ! In definitiva cultura e spettacolo stimolano l’economia e creano ricchezza nel territorio. La stima, effettuata considerando 14 festival tra cui il Festival del cinema europeo di Lecce, è che ogni euro speso nella gestione di un evento culturale genera effetti economici positivi per due euro e mezzo”, ha concluso Lenoci.
Vito Piepoli