CARENZE INFRASTRUTTURALI COME QUELLA DELLA REGIONALE 8 ACUISCONO LA CRISI ECONOMICA DELL’AREA IONICA
Nota stampa di Antonio Castellucci, Segretario Generale CISL Taranto Brindisi
“Un recente report del Nucleo di verifica e Controllo (Nuvec) istituito presso l’Agenzia per la Coesione Territoriale, evidenzia come in Italia i tempi di attuazione delle opere infrastrutturali siano pari a 4,4 anni in media, crescendo progressivamente col crescere del valore economico dei progetti.
Si passa da meno di tre anni per quelli di importo inferiore ai 100 mila euro a 15,7 anni per i grandi progetti del valore di oltre 100 milioni di euro; sono ritardi da ricercare nella burocrazia, nei tanti ricorsi amministrativi, nella lunga crisi del Paese che ha colpito migliaia di imprese.
E’ proprio in tale contesto di grandi incertezze che il settore delle costruzioni ha sofferto e continua a soffrire, più di altri ed è proprio qui che si stima la perdita di circa 600mila posti di lavoro e la chiusura di circa 120mila imprese.
Eppure le infrastrutture da realizzare, ristrutturare o completare, restano numerose; come ponti, scuole, edifici pubblici e strade dei centri abitati o esterne dove si aprono buche ed i manti stradali con relativa segnaletica sono da rifare. Il Mezzogiorno, stando alle recenti aperture del nuovo Governo, ancora confida nel completamento delle innumerevoli opere incompiute, così come nelle rivendicazioni sindacali rilanciate in tutti questi anni unitariamente dalle Confederazioni e dalle Categorie attraverso numerose iniziative.
Per le potenzialità possedute, abbiamo sempre sostenuto che questa parte della Puglia e del Paese che si affaccia sul Mar Ionio, potrebbe divenire, stante la collocazione strategica del porto di Taranto insieme con quello di Brindisi, una grande piastra logistica ed un grande terminal retro/portuale solo se ben collegato da una rete infrastrutturale moderna ed efficiente.
Un territorio con tali caratteristiche avrebbe l’opportunità di rilanciare compiutamente settori come il mare, la pesca, il turismo, l’agriturismo, l’agricoltura di qualità, generando concrete opportunità di sviluppo aggiuntivo. Collegare strutturalmente questo territorio significa inoltre valorizzare il commercio, la promozione di aggregazione fra operatori per la realizzazione di politiche e servizi comuni, la collaborazione fra Comuni (Gal e Unione dei Comuni ) in un quadro di ottimizzazione delle risorse e di sinergie fra commercio e turismo, la qualità degli spazi pubblici e politiche di riqualificazione urbana delle Amministrazioni.
In questo quadro, come non evocare l’infrastruttura dell’incompiuta Strada Regionale 8, che collegherà Taranto/Talsano ad Avetrana, insieme con gli svincoli di tutti i Comuni che si trovano sul tracciato e che, però, è ancora letteralmente bloccata dopo circa 40 anni dall’approvazione del progetto originario. E ciò costituisce solo una delle possibili esemplificazioni di queste aree del Sud in profondo ritardo di sviluppo, anche a causa di carenze infrastrutturali. Quando realizzata la Regionale 8 potrà rappresentare una grande opportunità in più per la valorizzazione turistica dell’area costiera orientale tarantina e salentina, così come è avvenuto per la nostra zona occidentale con la SS106.
Il tracciato Taranto/Talsano-Avetrana è di oltre 50 km, contempla aree parcheggio lungo il tratto, con la messa in sicurezza di strade secondarie di accesso al fine di agevolare mobilità alternativa del territorio, in modo particolare per il settore agricolo.
Ci chiediamo: tale tracciato, a distanza di tanti anni dal progetto originale, risulta confermato? Si trattava di un intervento finanziato con circa 193 milioni di euro tra fondi Fsc e Regione Puglia nell’ambito del Patto per la Puglia.
Sulla strategicità territoriale particolarmente evidente di questa infrastruttura, da quando è partita la progettazione, si sono consumati fiumi di parole, comunicati stampa e messe in campo di innumerevoli sollecitazioni, tra cui pochi mesi fa quelle della Prefettura di Taranto e delle associazioni di categoria, nei confronti di tutti gli Enti Locali interessati.
Per questa infrastruttura, nei mesi scorsi è stato attribuito l’impegno all’Agenzia Regionale Strategica per lo Sviluppo Ecosostenibile del Territorio (Asset), di supportare la Provincia di Taranto nella fase della progettazione definitiva dell’opera e della conseguente procedura per la gara d’appalto per l’affidamento dei lavori.
Va ricordato che l’opera da realizzare consiste in una strada extraurbana principale, come prosecuzione naturale del primo tronco della Strada Statale 7 ter (Ponte Punta Penna Pizzone) verso Sud al servizio dei quartieri meridionali tarantini e delle marine di Lama e San Vito; da Talsano dovrebbe proseguire parallela alla costa lambendo Leporano e Pulsano; si dirigerebbe seguendo il tracciato di strade preesistenti verso Monacizzo (frazione di Torricella), quindi Maruggio da cui seguirebbe il percorso della Strada Provinciale 141 fino all’incrocio con la Strada Provinciale 359 Nardò-Avetrana in agro di Porto Cesareo; pressoché diventerebbe una “litoranea territoriale ionica” parallela alla costa occidentale e orientale di Taranto, che andrebbe da Ginosa con la ss106 ad Avetrana e Salento con la Regionale 8.
Per quanto riguarda i lavori, lo scorso fine febbraio era previsto come termine entro cui la stessa Asset avrebbe dovuto definire gli aspetti di carattere tecnico e progettuale, salvo doversi sciogliere tutte le altre questioni di carattere amministrativo e burocratico, per procedere successivamente alla fase realizzativa.
Ora, alla luce di ciò, ci attendiamo che nei prossimi mesi si concretizzi l’iter per la realizzazione dell’infrastruttura; dunque, auspichiamo, facendo appello alla responsabilità della politica ed in particolar modo degli Amministratori pubblici locali, dei Sindaci dei Comuni della fascia costiera orientale, nonché di Provincia e Regione, che sui ritardi finora accumulati per la Regionale 8 si intervenga immediatamente e siano urgentemente recuperati, giacché gli stessi ultimi si collocano, a nostro giudizio, oltre il limite massimo della tollerabilità sociale”.