Pur nella consapevolezza dell’impegno del Governo, assunto in prima persona dal Presidente del Consiglio, a trovare una soluzione per assicurare continuità alla produzione in ex ILVA, riteniamo non più rinviabile l’apertura di un tavolo di crisi a livello locale con tutte le forze sociali.
Ciò trova le sue motivazioni nel mutato contesto politico, oltre che di mercato e giuridico, rispetto ad un solo anno fa, tanto da rendere complicatissima la gestione della crisi e l’individuazione a breve di una soluzione.
Tra l’altro, è del tutto evidente che le questioni ambientali, della sicurezza sul lavoro e delle manutenzioni ordinarie, sono ormai acclarate come prioritarie e non più differibili in alcun modo, in particolare per il sito tarantino, come sostenuto non solo da tanti cittadini, ma anche dagli stessi operai.
Si apre, dunque, una prospettiva purtroppo drammatica sul piano occupazionale dei lavoratori diretti e dei lavoratori in appalto, in molti casi non protetti neanche da ammortizzatori sociali. Con inevitabili ripercussioni su tutto il tessuto economico e sociale della nostra provincia.
È ora il momento di insediare un tavolo di crisi a Taranto, che veda coinvolte le istituzioni tutte e le parti sociali e che lavori in diretto rapporto con la Presidenza del Consiglio e il Gabinetto di crisi aperto a livello nazionale, troppo lontano, però, dal quartiere Tamburi, troppo lontano dalla fabbrica, dal Moscati, dagli operai del siderurgico e dell’indotto, o dalle centinaia di famiglie alle prese con l’ulteriore crisi del commercio, delle professioni, dell’edilizia, dell’agricoltura, dei trasporti o dal vuoto di prospettiva che spinge in migliaia di ragazzi ad andare via e non tornare più.
Si manifesti nei fatti, anche con il pieno riconoscimento del ruolo degli attori sociali, la volontà dichiarata di guardare oltre, di individuare bisogni, risorse, azioni per dare una prospettiva allo sviluppo del nostro territorio sostenibile e credibile.
È data a tutti noi, qui, in primis, la responsabilità delle fortune o delle disgrazie che questa crisi potrà generare.
Restiamo in attesa di un positivo riscontro.
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