TARANTO. IPS Cabrini, la migliore forma di amore nei confronti di una donna è il rispetto, sempre e comunque
Presso l’Aula Magna “G. Russo” dell’Istituto Cabrini di Taranto è proseguito il Progetto “Lavoro e Discriminazione” Oggi come Ieri – Percorsi di Parità
Nel secondo incontro avutosi qualche giorno fa si sono affrontate le tematiche della violenza sulle donne e delle discriminazioni di genere, religiose, culturali, di orientamento sessuale.
Hanno preso parte al dibattito Emilia Zanframundo, avvocato del Centro Antiviolenza Donne “Sostegno donne” di Taranto sito in Via Dante angolo via Cagliari presso il distretto unico Asl e Vito Raffaello Di Pierro, commissario della Polizia di Stato (Divisione anticrimine, Ufficio Minori e vittime vulnerabili) coadiuvato dal sovraintendente Nicola Lauria.
Tra i presenti Antonella Candito (Spi Cgil Taranto), l’avvocato Simona Spalluto, la professoressa Mariagiovanna Russo e alcune classi dell’istituto con i loro docenti.
L’intento è stato quello di far conoscere cosa la legislazione italiana prevede per difendersi da questi fenomeni che si stanno diffondendo a macchia d’olio sopratutto tra i più giovani e di presentare i lavori prodotti dalle classi relativi al primo incontro dove si è affrontato il tema del “Lavoro e Discriminazione”.
Mariagiovanna Russo, ha introdotto l’evento precisando che alle classi presenti “abbiamo affidato la realizzazione di alcuni percorsi: la 3°A Grafica ha lavorato sul lavoro minorile e su come può essere diversa la giornata tra un minorenne che non lavora ed uno che lavora, tenendo presente che fino ad una certa età c’è l’obbligo scolastico, la 5°B Audiovisivo su un questionario sulla differenza di possibilità e prospettive che una donna ha nel mondo del lavoro rispetto ad un uomo, la 5°A Aziendale su un questionario relativo alla violenza di genere.
L’idea di questo questionario è quella di sottoporlo in forma anonima a tutti i circa settecento ragazzi dell’istituto, comprendendo anche le eventuali violenze nei confronti dei maschi, visto che oggi c’è una generazione femminile molto forte che può intimorire l’altro sesso”.
L’argomento interessa particolarmente, è un momento formativo per i ragazzi. La migliore forma di amore nei confronti di una donna è il rispetto, sempre e comunque, questo è il messaggio che il Cabrini lancia perché non ci sono vasi vuoti da riempire con delle nozioni ma persone che bisogna aiutare a farli diventare uomini e donne con la maiuscola, non ominicchi e donnette, ha osservato Mariagiovanna Russo.
Emilia Zanframundo ha spiegato le funzioni del centro antiviolenza. Quando una donna subisce maltrattamenti, violenza fisica, psicologica, economica da parte di un uomo, sia esso fidanzato, compagno, convivente, marito, spesso non sa a chi rivolgersi.
Bisogna capire cos’è maltrattamento e violenza. Quella fisica è più palese, ma c’è anche quella meno evidente che è la violenza psicologica, più subdola, meno nascosta. È quella dove l’uomo cerca di irretire la personalità di una donna, con parole come “non vali nulla”,“sei una depressa”, o offese nella sfera sessuale, comunque considerazioni che vanno sempre a denigrare la personalità della donna per abbattere la sua libertà e inficiarla nel momento di discussione della coppia.
“Poi c’è un altro tipo di violenza che è quella economica. Noi abbiamo al Centro donne che si rivolgono quando il marito o il compagno non vuole elargire i soldi per il mantenimento dei figli, della casa, del ménage familiare e quindi incomincia ad offendere fino purtroppo ad arrivare alla violenza fisica o utilizzare la minaccia o l’uso delle armi”.
Il Centro ha l’obiettivo di ascoltare e sostenere concretamente le donne, vittime di violenza fisica, psicologica, economica e sessuale. I servizi offerti sono diversi: accoglienza, ascolto, orientamento ed accompagnamento; sostegno psicologico e sociale; consulenza legale, per il reinserimento sociolavorativo e di formazione; laboratori aperti al territorio e nelle scuole su autostima, assertività, destrutturazione degli stereotipi di genere, parità di genere.
Inoltre dal dicembre 2012 è presente sul territorio nazionale il Numero di Pubblica Utilità 1522 che fa capo all’ Associazione Nazionale Volontarie del Telefono Rosa onlus che è anche una rete di associazioni territoriali autonome. Questa si allarga e le funzioni si ampliano a seconda del caso da seguire.
Un caso è diverso dall’altro e in quelli più gravi ci può essere la necessità di portare la donna in una casa rifugio, un luogo segreto dove possono venire accolti anche eventuali figli.
Il commissario Di Pierro ha ricordato che il Centro Anti Violenza, già rappresentato a Taranto dall’Associazione Alzaia, ha avuto un riconoscimento a livello regionale ed è costituito solo da donne. Anche nella sezione che lui dirige vi operano donne. C’è una stanza proprio per l’ascolto con un ambiente molto familiare rispetto alla struttura tipica di un ufficio di Polizia, visto che gli arredi, le pareti, gli oggetti sono qualcosa che devono mitigare e mettere a proprio agio.
Ma tutte le attività che possono seguire alla notizia del reato ha come suo presupposto una denuncia e la donna deve avere la forza di denunciare la situazione che patisce, nonostante la paura.
“Quindi il nostro atteggiamento non è quello di interrogare, di mettere alle strette, ma è finalizzato a far capire che la situazione va cambiata – ha continuato il commissario – cercando di ristabilire la serenità. Questo è il nostro compito da svolgere al meglio, affinché cresca la cultura del rispetto dei diritti umani, perché di questo si tratta. La presenza, il senso di sicurezza che noi possiamo dare, appagano e danno una gratificazione enorme con reciprocità. Facciamo il nostro lavoro senza pensare di avere riconoscimenti, ma l’apprezzamento morale che può esserci riempie tutto”.
E il suo messaggio è :“La dignità di ciascuno deve essere sempre al di sopra di tutto e gli uomini non devono fare violenza alle donne non perché come dice il motto le donne non si toccano nemmeno con un fiore, ma perché pensare di alzare una mano su una donna svilisce chi lo fa e ci si dovrebbe vergognare solo per il fatto di farlo”.
Vito Piepoli