PRISCO DE VIVO. ARTE E POESIA AI TEMPI DEL CORONAVIRUS
Riflessioni sullo spirituale attraverso la pittura e i versi di Prisco De Vivo, l’artista campano che ama la Puglia
“La danza di parata dei fenicotteri / il reggimento rosa nel fuoco degli occhi. / Il mare azzurro e il cuore gonfio. / Gli stambecchi secchi / sui monti taglienti dell’Iran / mimano di cadere / cacciati dalla volpe. / Asfissiati / dal castigo e dal contagio / con l’ovatta nei polmoni / osservo e medito / sulla lunga quarantena / di piedi e mani ferme. / Al principio / ad occhi spenti ed inespressivi / ascolto gli uccelli / cinguettare / e penso a quando il Signore / in una giornata calda / farà piovere su tutta la terra / e l’acqua purificatrice e cristallina / chiuderà le nostre ferite. / Noi ritorneremo a stringere mani rosa, / a respirare il sole e il ginepro, / le magnolie pallide della sera”.
È “Quarantena di piedi e mani ferme” la poesia di Prisco De Vivo che si staglia dalla carta come una preghiera, ma che della preghiera non ha la caratteristica di essere scandita da una voce sommessa: è un urlo che ha esorcizzato la paura del nemico invisibile attraverso la fede, vissuta come unica speranza di salvezza.
Così accade che uno dei periodi più oscuri della storia dell’umanità venga rischiarato dalla bellezza sfavillante dei versi e delle opere pittoriche degli artisti che hanno incrementato la loro produzione proprio durante il lockdown. Tra questi si distingue il poeta e pittore De Vivo che sembra aver condiviso l’affermazione del grande Francis Bacon: “Perché la luce sia splendente, ci deve essere l’oscurità.”
Prisco De Vivo (Napoli, 1971) è un pittore, scultore e poeta campano che ha stretto da tempo un sodalizio con la nostra Puglia e con la città di Taranto in particolare.
Si ricordano a tal proposito, tra i tanti eventi culturali che legano l’artista a Taranto, la mostra intitolata Memoria | identità | futuro. Ricordando Hrand Nazariantz. Venticinque presenze nell’arte contemporanea tra Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia (2015) e “Affabulazioni pittoriche” (2006), personale del pittore.
La prima esposizione fu ospitata dalla Galleria Magicaterra (Corso Umberto, 161, Taranto) fu presentata in catalogo dal Critico d’arte Gaetano Romano; la mostra dal titolo “Affabulazioni Pittoriche” fu a cura di Giulio De Mitri ed Alda Guardamagna. La seconda, invece, fu allestita nella suggestiva Chiesa di Sant’Andrea degli Armeni, in occasione dell’undicesima giornata nazionale del contemporaneo AMACI (Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani), promossa ed organizzata dalla Fondazione Rocco Spani Onlus e dalla Domus Armenorum, in collaborazione con il Centro Interculturale Nelson Mandela di Taranto.Progettata dall’artista tarantino Giulio De Mitri e curata dal critico e storico dell’arte Sara Liuzzi.
Tornando al De Vivo contemporaneo, la sua arte è poesia e la sua poesia si trasfigura in immagine, supporto, segno e colore: è impensabile concepirle separatamente. Da entrambe si evince un forte sentimento religioso, che diventa al tempo stesso ispirazione e fonte di salvezza.
In pittura la scelta dei soggetti trattati è definita da un segno drammatico, nervoso, di matrice espressionista che si trasfigura e trova pace nel colore, materia viva e al tempo stesso eterea per via di un cromatismo “trascendentale”.
L’artista è impegnato dal 2018 ad oggi nella realizzazione di opere di grande formato sulla reinterpretazione di temi sacri evangelici come ” L’ultima Cena ”, ” L’Annunciazione” e la “Trasfigurazione”.
Prossimamente una sua grande opera dal Titolo “Redentio/Resurrectio” farà parte di un progetto site specific per il Complesso Monumentale delle Basiliche Paleocristiane di Cimitile (NA) a cura di Obbiettivo lll Millennio.
Nell’uomo contemporaneo c’è un grande affanno dovuto dalla mancanza del trascendente. – afferma Prisco De Vivo – Sono ormai anni che medito di realizzare una crocifissione che focalizzi il suo orizzonte sull’uomo, un Cristo sospeso tra cielo e terra, che si eleva al materialismo imperante, un corpo fatto di luce che raggiunge il cuore dell’uomo.
In passato la mia maggiore interpretazione della croce si limitava solo alla rappresentazione del dolore e della sofferenza, in cui ognuno di noi si riconosce per la miseria del proprio essere.
Nel tempo ho maturato profondamente l’idea di dare alla crocifissione una lettura nuova, un corpo che rivela i segni del dolore e della redenzione intriso di luce che si infonde nel cielo azzurro e nel blu notte della vita. Non tralasciando il colore ocra della terra, quella dove Gesù ha vissuto come uomo è dove il suo volto si trasfigurò nel deserto fino a lasciare il volto di un bianco trasparente, quel candore che ci invita, a guardarci dentro fino alle viscere.
L’opera Crucifictio/Redentio è ispirata alle icone russe, alle pale d’altare del Trecento.
Questa crocifissione la dedico ad Andrej Rublëv (pittore di icone russe), – conclude De Vivo – alla levità ed alla musicalità delle sue linee, alla bellezza evanescente delle sue mistiche pitture.
Crucifictio/Redentio (particolare)
La produzione poetica di Prisco De Vivo segue lo stesso principio delle opere figurative: attraverso la scarnificazione del verso e l’utilizzo di un linguaggio calibrato si arriva ad una “trasfigurazione” che è un’assoluta epifania.
Nelle sue poesie si esplorano la malattia dello spirito e del corpo, le brutture della storia, la santità e l’uomo in toto, inteso come essere umano ancorato al travaglio della dimensione esistenziale. Temi che trovano attraverso la parola del poeta la massima espressione spirituale per assenza di artifici ed astrazioni e la rendono salvifica.
Anche la poesia lega De Vivo alla Puglia, non solo per i numerosi reading tenuti in loco:
– Nutrivo una profonda stima per l’editore salentino Piero Manni morto pochi giorni fa all’età di 76 anni, che avrei dovuto incontrare prossimamenteper un progetto letterario. Questo è il mio unico rimorso legato alla Puglia. – conclude De Vivo.
Rosaria Ragni