SAVA. La Colonna di San Giovanni tinta di rosa. Azione audace, oppure azione balzana o parità di genere. I pareri dei nostri lettori alla notizia
“Ggiuà, cè è capaci ca cu lu colori rosa tlà culonna ti San Ggiuanni onnà fa a Sava lu Gay Pride?” E’ capaci ca l’amministrazioni IAIA lu faci …
E così questa mattina il paese si è svegliato con la sua mitica Colonna San Giovanni, simbolo del nostro paese, tinta di rosa. Molte domande su questa azione ma sono state curiose alcune le telefonate fatte dai nostri lettori per chiedere lumi su questa “sorpresa” che, a dire il vero, non è affatto malvagia.
La prima domanda che ci facciamo è questa: ma come cavolo hanno fatto a tinteggiare, questa notte, un monumento così alto di circa 12-14 metri? E quanto tempo, gli autori, ci hanno messo a realizzare il loro progetto colorato? Vediamo un pò: esclusa l’azione aerea, troppo costosa.
Ponteggi fissi? Neanche a parlarne. Ponteggi volanti? Sicuramente. Molto probabilmente ci saranno voluti ben 4 camion con cabina uomo intenti a pitturare le 4 facciate.
Senza ombra di dubbio sono stati velocissimi visto che nessun li ha notati e si ipotizza che i lavori di pitturazione sono stati fatti intorno alle 2 di questa mattina. E i tempi di conclusione, degli stessi, a occhio e croce, saranno stati di circa due.
Forse, per gli autori, è andato via più tempo per cinturare la colonna dei 4 camion che per la decorazione. E andiamo alla chiamata dei lettori che, questa mattina, hanno fatto andare in tilt il mio telefonino.
Il primo: “Uè Ggiuà, am propria ca lonna pittata rosa?”
Ed io: “Ma la ista la fotografia? Aspetta ca mo ti mettu puru lu filmatu cussì la viti mejiu!”
Il secondo è propria terra terra: “Uè Santu Cò, che cazzu onna fattu stanotti alla Culonna?”
Ed io: “Ca nò sa leggiri cchiui? E ngorcia mejiu!”
Il terzo, è più educato: “Direttore buongiorno. Bella l’idea degli autori. Hanno dato un tocco di colore ad un paese moribondo. Ci voleva questo shock …”
Il quarto: “Ggiuà? Ci lè fattu stu nguacchiu a cuddu purieddu ti San Giuanni? E niscjunu lè visti quannu la stà pittaunu?”
Ed io: “Veramenti nò lonna fattu sulu a San Ggiuani, lonna fattu puru allu Culonna! ”
Il quinto: “Giovanni, ma le telecamere stanno per vedere chi si è reso protagonista di questa opera?”
Ed io: “Quello che so dirti è che probabilmente le telecamere stanno solo nella sala antistante all’ufficio comunale del primo cittadino, in modo che lui possa ricevere le persone per dire sì e per dire sono occupato”.
La sesta telefonata è di una donna distinta, molto erudita e accademica: “Giovanni Caforio? E’ il direttore di Viv@voce? Mi scuso per la chiamata, ma vorrei fare i complimenti agli autori dell’opera per come hanno voluto dare un tocco diverso in un centro storico del nostro paese che è indegno solo a guardalo”.
Ed io: “Se verrò a conoscenza degli autori riferirò”.
La settima telefonata è molto popolana e confidenziale: “Uè capu ti menchia, che cazzu è successu a San Ggiuanni nuestru?”
Ed io: “Lonna pittata totta ti rosa la culonna”.
E lui: “E ci è statu?”
Ed io: “Cè sacciu. E’ capaci ca erunu quiddi tlu Quartettu Cetra! Vistu ca erunu 4 onna fattu na facciata pitunu. Tacci tua …”
L’ottava telefonata è da morire: “Cè è capaci ca lu sinnuchu, alla luci ti lu culori rosa alla Culonna, organizza lu Gay Pride a Sava e magara si metti puru alla testa tlù corteu cu si faci a vetrì ca difendi puru li diritti LGBT pi cinca nì teni bisuegnu?”
Ed io: “E’ possibili!”
E lui: “Ampu, veramenti, Gggiuà?”
Di rimando: “Taggia tittu ca tuttu è possibili a Sava, statti scuscjitatu”.
Nel nostro dialetto, è sempre regnante, la frase: “Oscji eti lu primu ti aprili e chappunu tutti li minchiarili …”
Giovanni Caforio