LECCE. Torna EMMA DANTE con Misericordia
18-19 dicembre 2021. Cantieri Teatrali Koreja. Favola contemporanea sulla fragilità delle donne e la loro disperata solitudine. In scena Manuela Lo Sicco, Premio Ubu 2021 come miglior attrice
Oggi sabato 18 dicembre alle ore 20.45 e domani, domenica 19 dicembre, con una replica pomeridiana delle ore 18.30 i Cantieri Teatrali Koreja ospitano Misericordia, lo spettacolo scritto e diretto dal Premio UBU EMMA DANTE, una favola contemporanea che racconta la fragilità delle donne e la loro disperata e sconfinata solitudine.
Un atto unico struggente e incandescente. Nel 2021 lo spettacolo è stato candidato a 4 Premi Ubu come miglior regia, spettacolo dell’anno, disegno luci, attrice o performer assegnato lo scorso 13 dicembre a Manuela Lo Sicco.
Tre puttane e un ragazzo menomato vivono in un monovano lercio e miserevole. Durante il giorno le donne lavorano a maglia e confezionano sciallette, al tramonto, sulla soglia di casa, offrono ai passanti i loro corpi cadenti. Arturo non sta mai fermo, è un picciutteddu ipercinetico. Ogni sera, alla stessa ora, va alla finestra per vedere passare la banda e sogna di suonare la grancassa.
La madre di Arturo si chiamava Lucia, era secca come un’acciuga e teneva sempre accesa una radiolina. La casa era china ‘i musica e Lucia abballava p’i masculi! Soprattutto per un falegname che si presentava a casa tutti i giovedì. L’uomo era proprietario di una segheria dove si fabbricano cassette della frutta, guadagnava bene ma se ne andava in giro con un berretto di lana e i guanti bucati. Lo chiamavano “Geppetto”. Alzava le mani. Dalle legnate del padre nasce Arturo e Lucia muore due ore dopo averlo dato alla luce. Nonostante l’inferno di un degrado terribile, Anna, Nuzza e Bettina se lo crescono come se fosse figlio loro. Arturo, il pezzo di legno, accudito da tre madri, diventa bambino.
“La disabilità è un recinto che vincola tutti, nessuno è salvo. Lo stesso nucleo già indagato con Le sorelle Macaluso, piéce teatrale di recente tradotta per il cinema, fa emergere l’assenza come causa primitiva di conseguenze decisive, capaci di veicolare la vita in punti oscuri ed impensati. La presenza ingombrante, l’ombra, che ne resta è in entrambi i casi l’effetto sia pratico che emotivo del passato sul presente, l’elemento di detonazione dell’equilibrio familiare che fa esplodere insieme la frustrazione, l’ipocrisia, ma anche il diritto, per tutti, ma negato, a una vita dignitosa” (Simone Nebbia)