TARANTO. Quel terremoto che sconvolse l’Italia. Vito Palumbo, “Tutto a posto”
Mercoledì 26 gennaio 2022 , alle 18, al Relais Histò (San Pietro sul Mar Piccolo –via Santandrea, Circummarpiccolo, Taranto) sarà presentata l’ultima opera letteraria di Vito Palumbo “Tutto a posto- 23 novembre 1980” Adda ed. 2021 nella Collana Civiltà e culture del Mezzogiorno
Tra i testimonial la direttrice generale di Acquedotto Pugliese, Francesca Portincasa. Presenterà Alina Liccione, conduttrice televisiva ad Antenna Sud. Dialogherà con l’autore il giornalista Pierangelo Putzolu. Ingresso per inviti, seguendo le norme-Covid.
Un terremoto, il 23 novembre 1980, il più devastante dell’era moderna, si portò via Caposele, piccolo centro dell’Irpinia che ospita la sorgente del più grande acquedotto d’Europa. Questo grave sisma di magnitudo 6.9 colpì una vasta zona Campana, la Basilicata, in modo totale e l’area garganica della Puglia, causando danni incalcolabili: furono migliaia le vittime ed i feriti, circa 300.000 persone rimasero senza un tetto. A Caposele, all’epicentro del terremoto ci sono anche “le sorgenti del’ Acquedotto Pugliese”.
Da questo punto in poi si dipana questa storia che Palumbo racconta sotto forma di un romanzo che si svolge tutto in una nottata e che racconta i vari disastrosi eventi a partire dalle 19.34. Caposele piccolo centro Irpino che ospita la sorgente del più grande acquedotto d’Europa è spazzata via.
“Tutto a posto” è la frase che come un mantra i sopravvissuti si ripetono incontrandosi, “Tutto a posto” è una domanda, una rassicurazione, un tutto in un momento povero di parole e discorsi.
Nicola, Fortunata e Beppe combattono una battaglia impari. I fatti narrati sono realmente accaduti. Troppo caldo quel novembre, dopo uno spazio-tempo interminabile Beppe osserva il Campo Sportivo pieno di gente messa in salvo.
Nicola cammina nel bosco pensando a Fortunata, tenace e forte che aiuta gli altri, che cerca di rincuorare chi ha perso la casa, cerca di infondere ottimismo in chi ha perso tutto, di rendersi conto di essere comunque sopravvissuti. Fortunata è il nome dato alla neonata rimasta sepolta tre giorni sotto le macerie dell’Ospedale di sant’Angelo dei Lombardi, che nonostante tutto urla la sua presenza nella vita.
“Tutto a posto” si ripete e lo sussurra l’uomo che a Lioni, un paesello poco distante, ha perso in un attimo la moglie e i tre figli seppelliti dalle macerie della loro casa, lo ripete e intanto, incapace di vivere rinuncia a vivere, non se la sente di continuare.
Un libro avvincente poiché, nonostante siano passati ben 41 anni, l’operazione di ricostruzione è semi ferma, chi ha potuto ha difeso il suo, e lo spopolamento dei borghi, soprattutto lucani è stato devastante.
Ma si sa le cose vanno cosi……ma a Caposele gli abitanti sono stati eroici, hanno compreso che dovevano difendere a tutti i costi quell’acquedotto, il Sud colpito e devastato non poteva sopravvivere senza acqua e lo ha fatto spesso proprio attraverso l’uso di quelle fontane “Cap de fierr” indistruttibili ed estremamente utili.
Caposele, l’Irpinia, la Lucania tutta e la Puglia Garganica ringraziano ancora quanti si sono prodigati e Vito Palumbo per aver trascritto e diffuso questo episodio storico importante nella sua drammaticità.