TARANTO. “E così, prima del Requiem, prima della definitiva sepoltura, questo governo ha deciso di dare ulteriore ossigeno alla ‘morta per eccellenza’, l’ex Ilva di Taranto, chiamata, giusto prima del De profundis, Acciaierie d’Italia”
Dall’Associazione Genitori tarantini, riceviamo e volentieri pubblichiamo
A vestire i panni del rianimatore dell’ultima ora è proprio il gran dottore delle italiche malattie in persona: Mario Draghi, taumaturgo professionista, a parere dell’élite politica europea, mossa da novelli Mangiafuoco reclutati tra banchieri e industriali europei.
Arriva, quindi, come da desiderata di una amministratrice delegata di stregonesche fattezze, un aiutino niente male: un miliardo di euro che, con tutta probabilità, sarebbe stato meglio veicolare verso altre destinazioni, verso altre vere urgenze. Un miliardo di monetine da un euro dirottate verso una produzione fallimentare che ancora ci si ostina a definire “strategica per la nazione”.
Gli italiani, attualmente stesi al sole o impegnati in salutari passeggiate su crinali più o meno difficoltosi, si ritroveranno un po’ più poveri, con meno finanziamenti dedicati a settori sicuramente più importanti (vedi salute, istruzione, ricerca, interventi sociali), e, mentre dedicano la propria attenzione alle notizie che arrivano dal calcio-mercato o a fotografie che ritraggono le belle dello spettacolo in costume da bagno, Alì Baba e i suoi 40 e più ladroni li derubano per depositare il maltolto nella grotta al cui ingresso c’è scritto Acciaierie d’Italia.
All’interno di un ufficio da Mille e una notte, Amelia, la fattucchiera che ammalia di disneyana memoria, sorride compiaciuta e regala pinocchiesche versioni sull’acciaieria che ha occupato Taranto: la più bella del mondo, la più sana, quasi che chi ha seri problemi polmonari sarebbe tentato di prenotare un alloggio nelle vicinanze dell’azienda siderurgica, per le proprie vacanze. E davvero bisognerebbe approfittarne, visto che non c’è dubbio alcuno sulle intenzioni di Governo, azienda e sindacati: l’area a caldo continuerà a funzionare, con l’aspettativa di raggiungere il massimo della produzione entro i prossimi due anni, così da poter dare lavoro a Genova e Novi Ligure! (per le prenotazioni, rivolgersi direttamente all’ospedale Ss Annunziata o all’ospedale Moscati – in alternativa, pagando i diritti di prevendita, ci si può recare presso una delle Onoranze funebri, presenti in numero ragguardevole sul territorio tarantino).
“L’area a caldo deve continuare a funzionare” è il mantra che viene recitato anche dai conduttori di carrozze, travestiti da sindacalisti, sulle quali fanno salire operai da trasformare in ciuchi nel paese dei balocchi chiamato Acciaierie d’Italia, infischiandosene della loro salute e della loro dignità. Si scagliano, questi sindacalisti, anche contro il sindaco di Taranto che, a parole, dichiara è giunto per Taranto il tempo di essere liberata dalla produzione a caldo e da tutte le altre produzioni inquinanti. Dette da un sindaco diretta espressione dei partiti che tanti decreti hanno prodotto a favore dell’industria, queste parole sembrerebbero sacrileghe; per il momento, sono soltanto parole. Poi, anche il sindaco si sveglierà, ricordando di aver sognato una acciaieria più piccola e più lontana dalla città.
Non lasciatevi illudere, cari italiani: le pompose dichiarazioni che arrivano direttamente dai vertici dell’azienda, secondo cui già ben oltre l’80% di prescrizioni imposte dall’AIA sono state ultimate, male si coniugano con le emissioni di inquinanti sicuramente cancerogeni che, secondo i dati ufficiali comunicati da Arpa Puglia e Ispra, sono di molto aumentate. Di contro, a diminuire è ancora l’aspettativa di vita in salute dei tarantini.
Ma non importa. Che sarà mai il rapporto della Commissione Salute dell’Organizzazione delle nazioni Unite che include Taranto tra le zone di sacrificio, la cui perdurante esistenza è una macchia sulla coscienza collettiva dell’umanità, create dalla collusione di Governi e aziende, i cui abitanti vengono trattati come “usa e getta” (parole, queste, che si ritrovano nel citato rapporto datato 12 gennaio 2022)?
Cosa mai saranno le ben cinque condanne comminate dalla Corte europea per i diritti umani a carico dello Stato italiano, colpevole di non aver tutelato la salute dei tarantini?
E quanto mai varrà Taranto, se chi, per deciderne le sorti, siede a Roma e parla una lingua difficile da comprendere perché tanto lontana dagli esseri umani, perché ormai morta?
Draghi magus fama est. Sed dolum ibi est, etiam si non videris. Et amici eum laudant. Non eos qui morbi.
(Draghi è famoso per essere un mago. Ma il trucco c’è, anche se non lo vedi. E i suoi amici lo lodano. I malati, no.)