TARANTO. “L’autonomia differenziata è la cronaca del disastro Italia”

TARANTO. “L’autonomia differenziata è la cronaca del disastro Italia”

Sulla questione interviene il mondo del sindacato, la UIL di Taranto dice di ‘no’: “Il Governo ci ascolti ed eviti il disastro”

È un netto “no” quello della UIL di Taranto sul tema caldo e controverso della Autonomia Differenziata che tanto sta infiammando il dibattito politico in queste ore.

A esprimere una contrarietà netta è il Coordinatore della UIL di Taranto Pietro Pallini che di diritto entra nella materia con uno sguardo alle ricadute sociali e di sviluppo del territorio pugliese.

“La riforma del Titolo V della Carta costituzionale nel 2001 e il referendum del 2017 – afferma Pallini – hanno cambiato di fatto l’assetto istituzionale del nostro Paese nel conferimento di potestà legislative a Stato e Regioni realizzando di fatto il decentramento istituzionale, legislativo, amministrativo e fiscale. Prima dell’insediamento del nuovo Governo eravamo fermi a una bozza di legge quadro nelle mani dalla ex Ministra Gelmini e con la quale molte Regioni avrebbero potuto avocare a sé tutte le materie possibili col trasferimento di competenze. Siamo più che mai davanti alla soluzione illogica di assegnare di più a chi ha già molto”.

Dopo i numerosi incontri tra i Governatori di Regioni (Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna) la preoccupazione che si avverte è che questo finisca pericolosamente per essere una trattativa privata tra Regioni e Governo cagionando una disputa tra Governatori di Regione in cui tutti chiederanno tutto e con il grave pericolo di innesco di una spirale depressiva per il Mezzogiorno cui è faticoso prevederne la reale portata.

Differenziare ulteriormente a161 anni dall’Unità d’Italia con un Sud sempre più distante dal Nord del Paese, sulle macerie di protratte crisi mai viste, e un’inflazione oramai a due cifre, siamo sicuri che farebbe star meglio qualcuno?

Serve invece un Paese più unito, eguale, giusto e coeso almeno finché qualcuno ci convinca che sia più giusto investire su un bambino della Regione Emilia Romagna, con i suoi attuali 1.724 euro al cospetto dei soli 284 di un bambino della Puglia e che gli ospedali della prima sono il doppio della seconda per indice di abitanti”.

“Al di là dei numeri è necessario e non più rinviabile invece un diverso approccio, di tipo strutturale e strategico per il Sud che miri a colmare lo squarcio della coesione territoriale tra Nord e Sud. Altro che autonomia differenziata! L’indicatore della ricchezza per singolo abitante, nel valore di media pari a 100 considerato dalla Commissione Europea, su una media nazionale di 96, per la nostra Regione è appena 62. Basti pensare che la sola Val d’Aosta è a 125, pari al doppio della Puglia. Mentre sull’indicatore della produttività, in un valore di media pari a 100, la Puglia si attesta ad un valore di 85. Una cifra questa che se rapportata al valore 124 della Lombardia non lascia spazio ad interpretazioni alcune.

Quando una persona sta peggio è dovere di chi sta meglio correre in suo aiuto, perché è del tutto evidente che i diritti non sono regionalizzabili. Tanto quelli civili che quelli sociali sono del cittadino e non del territorio e vanno assicurati prescindendo dai confini territoriali dei Governi locali (art. 120 della Costituzione italiana). Il Governo ci ascolti ed eviti il disastro”.

viv@voce

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