Caso Cucchi: è nato il movimento “Io non li condanno” a sostegno dei Carabinieri che hanno subito la gogna mediatica
Nota stampa
Siamo rispettosi del dettato Costituzionale per il quale tutti sono innocenti fino a prova contraria. A maggior ragione per il caso Cucchi, dove già le sentenze ottenute sono state di assoluzione. Per esempio per gli agenti penitenziari, oltre a ciò non è peregrino qui ricordare il dovuto rispetto alle forze dell’ordine.
Pertanto non sono tollerabili processi sommari fatti in Piazza e sui Social Network, dove medici, infermieri, carabinieri, agenti penitenziari, vengono collettivamente indicati come colpevoli e responsabili, lasciando intendere che TUTTI abbiano partecipato ad una esecuzione. Noi vogliamo semplicemente rimetterci al necessario e giusto percorso che la giustizia deve seguire nell’ambito suo naturale: cioè il TRIBUNALE. Questo movimento nasce per sostenere i Carabinieri che stanno per affrontare un processo, dopo aver affrontato quello mediatico.
Abbiamo deciso di nascere in rete, la stessa rete che in questi giorni si è mobilitata con solidarietà e attestazioni di stima e vicinanza ai Carabinieri coinvolti.
Siamo un gruppo di liberi cittadini vicini ai militari e abbiamo quale scopo quello di combattere la manipolazione mediatica che in questi anni non ha fatto altro che infangare l’onorabilità della divisa. Siamo contro ogni forma di violenza fisica e psicologica e cerchiamo anche noi fortemente la verità.
E’ con questa premessa che nasce “Io non li condanno”, un movimento attualmente presente in rete, ma in corso d’opera per divenire una ONLUS. L’associazione, fedele al dettato costituzionale su citato, ha come scopo quello di “smontare” ogni qualsivoglia processo mediatico nei confronti dei militari prima indagati, ora imputati, ma ancora formalmente innocenti fino a prova contraria, coinvolti nel caso Cucchi con le accuse di omicidio preterintenzionale (Alessio di Bernardo, Raffale D’Alessandro e Francesco Tedesco), falso (Roberto Mandolini, Francesco Tedesco) e calunnia (Roberto Mandolini, Vincenzo Nicolardi, Tedesco).
«Lo faremo dimostrando le verità in nostro possesso e non solo quelle che fa comodo mostrare» dicono i fondatori.
L’associazione punta sulla rilevanza mediatica e le conseguenze di essa, subite dai militari. Si pensi alle minacce subite dal militare Tedesco e alla sua vita resa impossibile dopo la pubblicazione di una sua foto da parte di Ilaria Cucchi.
Altro punto importante di discussione che il movimento vuole sottolineare è quello del cambio dei capi di imputazione. Infatti, i reati oggi contestati, erano in precedenza lesioni personali aggravate e falsa testimonianza.
«Non comprendiamo il cambio dei capi d’imputazione quando un collegio di luminari si era espresso con tanto di perizia che avrebbe dovuto avere valore legale. Quella perizia fu fortemente voluta dal giudice – ci dice una dei fondatori – ce ne sono state infinite. Nessuna è andata bene? Sono state spese migliaia di euro in perizie. Come hanno potuto i procuratori sostituirsi alla scienza e prendere decisioni decisamente in contrasto con quanto asserito dai medici legali?».
Nell’attesa del processo, quello vero, #IONONLICONDANNO farà emergere le sue verità operando una netta distinzione tra chi le Forze Armate le rispetta davvero, e chi solo pour parler.
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