SAVA. Da accusatore a imputato per calunnia. La parabola discendete di Dario IAIA

SAVA. Da accusatore a imputato per calunnia. La parabola discendete di Dario IAIA

Dall’assoluzione per istigazione a delinquere (gip Putignani) fino a quella  del reato di Stalking (gup  Anna De Simone) del direttore di questo giornale, ripercorriamo le tappe, e il seguito ai giorni nostri, che vede imputato il primo cittadino savese (gip Remo Epifani)

Fu nella primavera del 2013 che un attentato incendiario fece quasi demolire il garage che ospitava alcune auto messe a dimora. Gli attentatori presero di mira due auto su 5: quella di Dario IAIA e quella della moglie. Saracinesca aperta, molto probabilmente con congegno elettronico modificato, e letteralmente distrutte le due auto prese di mira.

Un segno tangibile. Forte. Mirato a lanciare un messaggio inequivocabile, criminale, alla direzione di chi guidava l’amministrazione savese. Oltre al clamore della notizia, giustamente, il nostro giornale espresse la condanna, categorica, di simili gesti che, con la politica e con la dialettica democratica, non hanno nulla a che fare. Il giornale locale, “Quotidiano di Puglia”, avanzava alcune ipotesi: speculazioni edilizie addirittura, e per detta di Dario IAIA dal palco, “ho detto no ai poteri forti”.

Ma su ogni cosa, era ben scandita la frase, sia sulla carta stampata che sui social, “è un attentato contro la legalità”. Fin qui sono gli slogan che al primo cittadino savese importava far passare. Ma un cronista modesto, ma modesto per davvero, non si attiene solo a quello che viene proclamato da chi, per un motivo o per un altro, subisce un attentato e dà delle giustificazioni, che, a parere del cronista, reggono ben poco.

Un cronista attento, e non ruffiano o prezzolato, guarda bene i fatti, vede il contesto e da qui avanza delle supposizioni. Legittimo questo. Se a un giornalista non vengono dubbi è pronta la classica frase diretta esclusivamente a lui: “E che cavolo di giornalista è? Un giornalista che scrivere solo della partita tra scapoli e ammogliati? Oppure quello che scrive se la Parrocchia del Sacro Cuore ha acquistato o meno la nuova campana?”

Nella denuncia contro di me, l’imputato IAIA diceva testualmente che i miei articoli gli “cagionavano un grave e perdurante stato di ansia e di paura e inducendolo a cambiare le proprie abitudini di vita”.

Quante volte un giornalista è entrato nei fatti, li ha scandagliati e si è avvicinato, di seguito, alla verità? Moltissime. Ma non si è eretto a giudice. Assolutamente. E poi perché non gli compete. Su tutto. Tocca alla magistratura insistere i reati. Ma andiamo ai fatti. Che è meglio. In questo clima c’erano molte cose in pentola, non ultimo le assunzioni alla compagnia privata della raccolta differenziata e l’incatenamento di alcuni esclusi al portone del Municipio per protesta.

Il nostro giornale, nella sua analisi, metteva in evidenza spesso il termine “in genere”, ovvero possono succedere queste cose. Da qui è scatenata la furia di Dario IAIA nel creare un castelletto, dicasi dossier con due faldoni di carte, consegnati alla Procura, con la denuncia che diceva testualmente ”dichiaro di sporgere formale denuncia-querela , con espressa istanza di punizione nei confronti di Giovanni Caforio, direttore di Viv@voce, per i reati 595 co. 3 c.p., 612 bis c.p. e 414 c.p.”.

LA VIGNETTA DEL BRAVO PAOLO PICCIONE …

Reati questi che vanno dalla diffamazione all’istigazione a delinquere fino al reato continuato, dicasi Stalking. Reati questi due ultimi che, se fossero stati provati, avrebbero portato anche all’arresto. Da qui la scrematura: cade nell’istruttoria del Gip Putignani il reato di istigazione a delinquere. Ma rimanda al Gup Anna De Simone i restanti due reati: diffamazione e stalking. Il Gup mi assolve dal reato di Stalking e manda al giudice per il dibattimento per il solo reato di diffamazione.

Quindi da parte dello IAIA erano accuse vere e proprie. Al lettore vorrei fare una precisazione, che forse può essere anche superflua. La differenza che intercorre tra un Esposto e una Denuncia. L’Esposto è caratterizzato dal racconto dei fatti, poi sta al magistrato, nelle indagini, valutare se nell’Esposto si ravvisano gli estremi di reato e da qui avviare un procedimento penale se il reato viene individuato.

La Denuncia, invece, è una cosa ben diversa. Molto diversa e credo che ogni azzegarbugli lo sa questo: si accusa una persona di un reato, o di diversi reati, i quali possono portare al cospetto del giudice. Ma se nelle fasi istruttorie, Gip e poi Gup, le accuse cadono, allora il denunciato fa valere i suoi diritti. O meglio, essere stato accusato ingiustamente con tanto di assoluzione nelle fasi che precedono l’arrivo davanti al giudice. E con IAIA è successo questo: cadute le due infamanti accuse, dall’istigazione a delinquere fino al reato continuato, dicasi Stalking, il direttore di questo giornale ha sporto contro denuncia. cioè ha accusato, l’accusatore primitivo, di calunnia. Da questa contro denuncia, l’istruttoria è stata affidata al pm Remo Epifani.

Quest’ultimo magistrato nelle fasi conclusive delle indagini preliminari ha scritto testualmente: “Dario IAIA, denunciava il giornalista Giovanni Caforio pur sapendolo innocente”.

Alla luce di questa indagine è scattato il reato di calunnia, articolo 368 codice penale, che recita così: «Chiunque, con denunzia, querela, richiesta o istanza diretta all’Autorità Giudiziaria incolpa di un reato qualcuno che egli sa innocente, ovvero simula a carico di lui le tracce di un reato, è punito con la reclusione da due a sei anni”.

Oggi il primo cittadino savese si trova imputato davanti al Gup Vilma Gilli e il prossimo primo dicembre verrà deciso il suo rinvio a giudizio, o meno.

Giovanni Caforio

 

viv@voce

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