RECENSIONE. “Sopravvivere nelle classi difficili”
Il libro di Paul Blum della Erickson, per chiunque vuole conoscere la situazione nelle scuole dell’obbligo
Per creare un’esperienza di apprendimento efficace in qualunque classe, cioè una lezione efficace, indipendentemente dalla scuola, l’insegnante deve essere capace di creare un’atmosfera motivata e calma, solo così può vivere un’esperienza di lavoro gratificante.
Le lezioni migliori hanno velocità, ritmo e rigore. Una cosa del genere naturalmente è più facile quando gli alunni hanno un forte grado di motivazione per cui seguono la lezione con volontà ed entusiasmo. In questo caso, si adattano senza difficoltà alle modalità stabilite, come quella di non urlare, di non interrompere le risposte dell’insegnante o dei compagni, di stare seduti al loro posto, di non arrivare in ritardo, di lavorare in gruppo e così via.
Una situazione del genere è il più delle volte un ideale molto distante dalla realtà. Anzi spesso le classi sono l’esatto contrario, e tuttavia in esse si deve pur sempre lavorare con un minimo di efficacia.
Ma in una classe difficile niente di tutto questo potrà essere dato per scontato, nonostante magari ci possa essere un insegnante con molti anni di professione e quindi con una grande esperienza.
È spesso indispensabile padroneggiare specifiche strategie di “sopravvivenza” e di gestione della classe. Questo libro è stato scritto per aiutare gli insegnanti che devono gestire gruppi difficili di studenti e situazioni scolastiche spinose.
Vengono prese in considerazione situazioni in cui gli insegnanti sono ignorati, sfidati o aggrediti sia verbalmente che fisicamente, e vengono discusse le routine quotidiane che risultano spesso deboli o controproducenti rispetto ai tentativi di far smettere gli alunni di presentare comportamenti problema e di indurli ad ascoltare la lezione.
All’inizio è presente un questionario in cui vengono prese in considerazione quindici possibili casi di comportamento detestabile degli alunni sempre più gravi, che possono o non, verificarsi durante le proprie lezioni. Ne risulta una ricca, varia e quasi completa casistica, che copre tutto ciò che può essere messo in atto dagli alunni durante una lezione.
I quindici casi bisogna classificarli, usando una scala di valutazione come comportamento: mai verificatosi, verificatosi occasionalmente, regolarmente, frequentemente, o verificatosi in modo peggiore. E i consigli suggeriti risultano utili per tutti gli insegnanti anche per quelli che, pur avendo esperienze positive di insegnamento, incontrano talvolta alcune situazioni difficili e turbolente.
Ci sono numerosi ostacoli da superare prima che qualunque tipo di apprendimento possa semplicemente avere inizio. Sono davvero pochi gli insegnanti delle classi difficili che riescano a far cessare completamente tutte le caratteristiche descritte nel questionario durante le loro lezioni. Solo pochi individui eccezionali e carismatici non fanno esperienza di tali problemi, riuscendo a risolverli.
Diciamo che il problema sta anche nel numero degli alunni per classe, che non danno la possibilità all’insegnante di dedicarsi in modo opportuno ad ogni singolo allievo. Alcuni poi sono dei “bulli carismatici” con l’accento principale sulla prima parola, per cui il loro stile è difficile da imitare perché fa propri gli stereotipi aggressivi che la comunità locale consente ma che la scuola cerca di mettere in discussione.
C’è un tipo di insegnanti brillanti, ispirati e estremamente ben organizzati nel perseguire anche la più trascurabile mancanza o infrazione, al punto da far capitolare persino i pochi che vorrebbero resistere al loro miracoloso modo di fare lezione.
Le qualità di questi tipi di insegnante sono rare. In realtà la maggior parte degli insegnanti non se la sente né desidera bastonare e terrorizzare gli studenti per sottometterli. Questi insegnanti non hanno sufficiente ispirazione e inflessibilità per ridurre al silenzio qualunque sfida al loro modo di insegnare e si sentono arrabbiati, frustrati e demoralizzati dai problemi e da tutte le scocciature quotidiane. Sono costretti ad adottare un mix di strategie per sopravvivere e riuscire a insegnare con un minimo di profitto.
Contrariamente a quanto sostengono le teorie in voga sul miglioramento della conduzione delle classi e a quanto affermano le relazioni e le linee guida diffuse dagli ispettori, i bravi insegnanti e i buoni materiali di insegnamento non bastano a estinguere i comportamenti elencati nei quindici punti.
I comportamenti problema non sono semplicemente un sottoprodotto di un cattivo insegnamento che manchi di ritmo e di vigore.
Non dovete permettere a queste teorie così diffuse di annullare la vostra autostima di insegnante d’una scuola difficile. I comportamenti problema sono inestricabilmente interconnessi alla scarsa motivazione degli alunni rispetto ai processi di apprendimento scolastico.
Un insegnamento brillante sarà indubbiamente preferibile a un insegnamento trascurato o scarso ma non esiste niente che possa trasformare come per magia una classe di scalmanati in una classe di angioletti. Persino le migliori strategie e le lezioni più accuratamente programmate possono essere sopraffatte da un gruppo di alunni scarsissimamente motivati.
Sopravviverete e riuscirete in una classe difficile soltanto se sarete fiduciosi nelle vostre capacità, se programmerete con accuratezza e se comunicherete con vivacità tutte le volte che ve ne si presenterà l’occasione.
Dovrete cercare di rimanere calmi di fronte a provocazioni e confronti continui. Durante le lezioni dovrete porre in essere senza cedimenti e con energia strategie positive di gestione del comportamento per creare, anche “artificialmente”, la motivazione degli studenti che tanto spesso manca.
Non dovrete mai permettervi di accumulare una dose eccessiva di frustrazione ponendo aspettative troppo alte nei confronti dei ragazzi, né limitarvi ad accettare il minimo che essi tentano di offrirvi e dovrete evitare di sfidarli perdendo le staffe.
Vi converrà restare calmi, essere positivi e muovere piccoli passi, l’uno dopo l’altro, verso i progressi. Non è certo cosa facile!
Tutto questo e molto di più è presente nel libro. Il maggior problema in cui vi imbatterete nella vostra qualità di insegnante in una classe difficile è l’esistenza di una sostanziale minoranza di alunni che non nutrono interesse nell’apprendimento del programma che avete da offrire.
E i loro genitori non vi daranno alcun sostegno efficace in questo senso perché anch’essi non erano particolarmente motivati venti o trent’anni fa. Né i genitori né i figli possiedono particolari abilità o conoscenze che li aiutino a riuscire nel curricolo che viene offerto.
Una minoranza di alunni che sono completamente disfunzionali e disturberanno le vostre lezioni, e quelle di quasi ogni altro insegnante, si situano quasi al di là di qualunque ragionevole controllo.
Purtroppo, specie le scuole dell’obbligo offrono uno strano contesto perché vi si verifichi un apprendimento e un insegnamento efficaci. Sono le uniche istituzioni educative del Paese che si è obbligati a frequentare fino a una certa età, indipendentemente dal fatto che si abbia un’inclinazione per lo studio oppure no. Nelle scuole superiori o nelle università, chi frequenta si trova lì per sua libera scelta e può ritirarsi se non ha più voglia di seguire quel particolare tipo di studi.
In questi istituti, agli studenti che disturbassero o impedissero il processo di apprendimento dei loro compagni verrebbe senz’altro intimato di lasciare l’aula e andarsene.
Nelle scuole elementari e medie inferiori difficili, invece, gli insegnanti devono rassegnarsi alle intemperanze e alle interruzioni che si verificano in ogni lezione.
Le migliori situazioni di apprendimento sono quelle in cui i destinatari della conoscenza prodigano tutti i loro sforzi per acquisirla insieme alle abilità necessarie. L’attività in questi casi è assolutamente volontaria, ed è per questo che tutto funziona a meraviglia. Ma molte scuole difficili assomigliano piuttosto a una prigione o a una caserma in cui molte persone riluttanti devono prestare servizio militare obbligatorio. Questo elemento d’obbligo avvelena la situazione di apprendimento ideale. L’insegnante normale deve fare del suo meglio in questa realtà tremendamente difficile. Deve cioè trarre il meglio dagli studenti con una buona motivazione e calmare o domare altri studenti che si comportano come belve in gabbia in uno zoo.
Di questo si legge nel libro “Sopravvivere nelle classi difficili” di Paul Blum della Erickson, che per gli addetti ai lavori e per chiunque vuole conoscere la situazione nelle scuole dell’obbligo, dove questi casi sono più presenti, è da leggere !
Vito Piepoli