DOPO L’ATTENTATO AL SINDACO IAIA, QUALE RISPOSTA DARE?
Se l’attentato è contro il “rinnovamento”, l’amministrazione IAIA ne ha fatto uno solo di “rinnovamento”: quello del canone annuale della Rai!
Passati i giorni “caldi”, la stampa quotidiana locale ha messo con giusto risalto l’attentato al sindaco IAIA ed eccoci qui a chiederci quali possono essere le ragioni di chi si è macchiato di questo vile attentato ai danni del primo cittadino savese. IAIA ha fatto intendere, in diverse occasioni che le ragioni di questo attentato vanno cercate in due o tre direzioni.
Andiamo alla prima: la speculazione edilizia. Questa ipotesi veniva supportata da “Quotidiano di Puglia” il giorno seguente all’accaduto. Per il nostro giornale non regge affatto e per nessunissima ragione. Anzi, se c’è un comparto amministrativo che è immobile, oltre a tutti gli altri, è proprio questo. Ma lasciare intendere che una delle due ragioni è questa, ce ne vuole. Se così fosse, allora, sul banco degli imputati (si fa per dire poi, ndr) dovrebbe salire l’Ufficio tecnico savese in quanto è questo comparto che dovrebbe disciplinare, e autorizzare, il nuovo assetto urbanistico del territorio e quindi impiantare i nuovi piani di costruzione. Quindi, a mio parere, non regge. Andiamo alla seconda ipotesi: “movente politico, mirato a bloccare il rinnovamento in atto nel nostro paese”. Parola grossissima, molto grossa.
Qui, in questa ipotesi di IAIA, vengono chiamati sul banco i partiti politici savesi. Se la ragione può essere quella politica, s’intende. La politica è rappresentata dai partiti e dalle persone che li rappresentano. Per tanto quando viene usato il termine “movente politico” in questo attentato significa che una parte politica è avversa all’amministrazione IAIA e quest’ultima agisce in modo illegale pur di screditarla e farla sloggiare dal Palazzo muncipale. Nella nostra fantasia viaggiamo volentieri e volentieri ci muoviamo che è una bellezza: nel profondo sud, tanti decenni fa, c’era una volta un primo cittadino che al mattino trovò due fucilate sul portone di casa sua. Drammatico: subito accorse la stampa e il primo cittadino, a chiare lettere, dichiarò: “La malavita non entrerà mai nella Casa della nostra comunità”.
Quindi, con questa dichiarazione, lasciò intendere che erano stati i settori criminali i quali volevano condizionare il suo mandato e speculare su ipotetici appalti. Ma ci fu un grillo parlante che raccoglieva a destra e a manca messaggi vari sull’accaduto. Risultò il più veritero questo: è stato il fratello, di notte, a sparare con il fucile in quanto non erano daccordo con la divisione dei beni in comune. A volte le risposte “comode” servono solo ad allontanare i sospetti. Ma non tutti “abbocchiamo” a queste risposte comode. Assolutamente. A volte il politico che si fa difensore della legalità è lui stesso che usa l’illegalità per farsi erigere a rappresentante della legalità. E’ successo diverse volte in politica, in quanto sono proprio i politici che non resistono all’abbraccio mortale del sottoproletariato urbano e sub urbano. Questi ultimi due comparti criminali sono sì portatori di voti verso il politico il quale chiede aiuto a loro per poter vincere una competizione elettorale ma poi, in caso di vittoria, il prezzo va pagato. Eccome se va pagato. E questi criminali non “vendicano” le offese ricevute con il classico vaffa, e tanto meno andando dall’avvocato a scrivere una lettera di diffida, ma sanno benissimo qual è il modo migliore per ricordare, o intimorire, la persona che a loro ha fatto una promessa e che, tra l’altro, loro stessi si sono prodigati per il successo in una competizione elettorale.
Quindi il classico “aiutu pi aiutu” è sempre stato in auge in politica, in ogni modo e, amaramente, con ogni mezzo. A differenza dei comuni mortali, la criminalità non usa mezze parole o mezzi termini in caso di rifiuto: o è così o è così! Usciamo fuori da questa analisi socio-politica e torniamo alle parole del primo cittadino savese il quale manda un messaggio a chi vuole bloccare il “rinnovamento” della sua amministrazione. Rinnovamento credo che significhi modificare, ristrutturare, migliorare, dare un nuovo modo di governare e, su tutto, scegliere le persone idonee e capaci di dare un volto nuovo. Oggi, a quasi un anno di insediamento, questo avvio di “rinnovamento” non lo ho abbiamo ancora visto. Eppure, chi scrive, porta gli occhiali! E con le lenti vede bene, molto bene. Non è stato fatto nulla, dico nulla, di nuovo rispetto a chi stava prima. Certo, ci sono altri quattro anni ma credo che questa amministrazione era nata all’insegna di qualcosa di diverso, molto diverso rispetto alla precedente.
Aspettiamo la fine del loro mandato, fra quattro anni, per giudicare complessivamente l’amministrazione IAIA. Un anno se lo sono già giocato. E credo che stanno sotto alla classifica delle aspettative, non è ancora zona retrocessione e siamo ancora alla prima metà del girone di andata. Ad oggi, lo scenario, non è dei più belli.
Giovanni Caforio