LECCE. L’esperienza del Museo di Storia della Medicina del Salento in vetrina all’Accademia di Storia dell’Arte Sanitaria di Roma
La Medicina del passato e del presente. Con un filo rosso, il progresso scientifico, a far da collante
E’ questo il MuSMeS, Museo di Storia della Medicina del Salento del “Sacro Cuore di Gesù” di Gallipoli: uno dei pochi esempi in Italia, unico in Puglia, realizzato in un Ospedale perfettamente operativo.
Il taglio del nastro, nel maggio scorso, è però il frutto di un cammino lungo 13 anni e della passione che ha animato un manipolo di cultori della medicina e della memoria ispirati da Enrico Viola e Fausto Gatto. Ex dipendenti della ASL Lecce e dipendenti ancora in servizio capaci, tutti insieme e armati di sola buona volontà, di raccogliere, catalogare e sistematizzare una notevole quantità di strumenti, macchinari e oggetti sottratti alla cronaca polverosa e consegnati al lustro della Storia.
Un’esperienza sposata con entusiasmo dal Direttore Generale Silvana Melli e che, il 25 gennaio prossimo, sarà “in vetrina” a Roma, in occasione della manifestazione per l’inaugurazione del 98° Anno accademico dell’Accademia di Arte Sanitaria (ore 9,30 – Complesso monumentale Ospedale di Santo Spirito in Sassia).
Il Museo, “luogo di cura” della memoria, è un tributo alla medicina e alla tecnologia che l’ha supportata e sostenuta nel tempo, connubio vivente per raccontare la sanità senza perderne di vista l’intimo legame col passato. Perché, come avverte il presidente dell’Accademia di Arte Sanitaria, Gianni Iacovelli, “il popolo che non conserva la memoria del proprio passato e disperde i segni della propria storia, rischia di smarrire la propria identità”.
Di qui il nesso logico e culturale che innerva l’idea stessa di “costruire” un museo praticamente dal nulla. O meglio partendo da un problema costoso, il dover smaltire vecchi macchinari chiusi nei depositi ospedalieri e rovesciandone completamente il paradigma. Non una zavorra ma un insperato risparmio trasformato in risorsa. E valorizzata, peraltro, senza pesare sulle casse pubbliche. Anzi, aguzzando l’ingegno si è riusciti anche a reperire fondi cercando, anche qui, nei vecchi magazzini ospedalieri e tirandone fuori lastre radiografiche inutilizzate o errate, il cui contenuto in argento ha un certo valore di mercato. Il ricavato della vendita, difatti, ha consentito l’acquisto delle grandi superfici di cristallo con le quali si è potuto chiudere lo spazio tra i pilastri del piano terra. Un grande vuoto divenuto perimetro museale, di fatto dando forma e contenuto alla memoria e consegnandola alla fruizione della comunità.
Visitatori, scolaresche, curiosi e appassionati oggi possono visitare il Museo, di recente affidato in gestione a titolo gratuito ad un’Associazione di volontariato locale. L’esposizione occupa un ampio salone del Padiglione Centrale dell’Ospedale, le cui pareti trasparenti lo rendono visibile ai visitatori di passaggio e ai degenti, e contiene un piccolo patrimonio costituito da 141 apparecchiature scientifiche, oltre a vario strumentario sanitario e chirurgico. Sono alcune delle apparecchiature sanitarie effettivamente utilizzate nel nosocomio in oltre cinquant’anni d’attività e non solo in esso, in quanto qualche apparecchio ed un antico scheletro provengono anche da Ospedali di Taranto, perché il Museo è, appunto, del Salento.
Questo percorso ora compie un’altra tappa. «E’ forte la necessità – spiega Enrico Viola, presidente del Comitato organizzatore, che presenterà il MuSMeS a Roma – di non disperdere un patrimonio, che noi a Gallipoli abbiamo saputo trasformare in virtù racchiusa in un Museo e che vorremmo proporre come modello replicabile, sia pure in forme e modalità diverse, in altre realtà sanitarie e ospedaliere». Ad accompagnare questa nuova “missione” anche un video promozionale, ideato e realizzato dal dipendente ASL Lecce Amedeo Perrone, con l’amichevole partecipazione del giornalista Antonio Della Rocca, che ha prestato la sua voce.