TARANTO. Giustizia è (quasi) fatta
Nota stampa di Enzo Pilò dell’ Associazione Babele
Tutti assolti i tre ragazzi senegalesi arrestati qualche settimana fa per furto in un cantiere di materiali edili a Pulsano, difesi dall’avvocato Cristina Leone.
I tre giovani sono stati sorpresi dai Carabinieri della locale stazione mentre erano intenti a caricare in un cassone di camion una notevole quantità di materiale ferroso
I militi hanno, quindi, proceduto all’arresto. Durante il processo per direttissima, però, è emersa una lettura ben diversa degli avvenimenti: i tre ragazzi, infatti sarebbero stati contattati da un uomo di Pulsano, il quale li avrebbe ingaggiati per un lavoro occasionale.
Questo signore avrebbe fornito loro le indicazioni per raggiungere il cantiere, dove li ha accolti, e, dopo aver loro impartito le disposizioni di caricare il cassone, si sarebbe allontanato dicendo che sarebbe tornato in seguito. I giovani, al momento dell’arrivo dei carabinieri, hanno fornito esattamente questa spiegazione, cioè che stavano svolgendo un lavoro commissionato da un signore a loro noto con il nome di A.
Nelle loro dichiarazioni, difatti, i Carabinieri hanno riferito che non hanno trovato arnesi da scasso né addosso agli imputati, né nell’area interessata. I ragazzi, quindi, sarebbero stati raggirati da un truffatore, di nazionalità italiana, che li avrebbe indotti inconsapevolmente al furto.
La stessa testimonianza di una operatrice del centro di accoglienza dove i ragazzi sono ospitati, faceva chiarezza sulla moralità dei giovani e della loro instancabile e quotidiana ricerca del lavoro per guadagnarsi da vivere onestamente.
La vicenda è apparsa subito chiara al Pubblico Ministero che ne ha chiesto l’assoluzione.
Siamo certamente soddisfatti per la conclusione di questa vicenda, ma ci rimane lo sconforto per la notizia pubblicata sui quotidiani locali, che contribuisce a gettare benzina sul fuoco del pregiudizio. Ci auguriamo, adesso, che si faccia luce piena su quanto accaduto, e che gli organi competenti rintraccino il responsabile attraverso gli elementi già in mano alle forze dell’ordine, perché sia resa giustizia fino in fondo e perché non si continui a scambiare le vittime per carnefici.