GROTTAGLIE. “Verità per Giulio Regeni”. Lo striscione di Amnesty sulla facciata del Palazzo municipale
Nota stampa di Franco Galiandro, capogruppo di Sinistra Italiana al Consiglio comunale
Anche Grottaglie, da oggi, è parte attiva nella richiesta di verità sulla morte di Giulio Regeni. Sulla facciata del palazzo municipale è stato esposto lo striscione promosso da Amnesty International della campagna “Verità per Giulio Regeni”.
E’ stato dato seguito, così, a ciò che chiedeva l’ordine del giorno approvato all’unanimità dal Consiglio comunale del 25 giugno scorso, di cui sono stato primo firmatario e sottoscritto da altri consiglieri.
Lo striscione è un simbolo importante, perché rappresenta l’impegno del Comune di Grottaglie a sollecitare il governo italiano e le autorità a fare luce su questa vicenda; a coinvolgere inoltre, in questa battaglia, gli altri comuni della provincia di Taranto. Un gesto ancor più significativo oggi, considerando che diversi comuni italiani in cui, recentemente, è stato rinnovato il governo cittadino (tra questi Pisa e Trieste), per ragioni politiche, stanno decidendo di rimuovere lo striscione. Per questo, ringrazio ancora una volta tutto il Consiglio comunale di Grottaglie che, con il suo voto unanime, ha dimostrato nuovamente sensibilità e attenzione alla vicenda Regeni e alla più generale difesa dei diritti umani.
Nella seduta del 25 giugno, il Consiglio comunale di Grottaglie ha aderito, all’unanimità, alla campagna promossa da Amnesty International per chiedere di accertare la verità sulla morte del giovane ricercatore italiano, ritrovato senza vita il 3 febbraio del 2016 alla periferia de Il Cairo, in Egitto.
Il documento impegnava il sindaco e la Giunta “a collocare tempestivamente lo striscione” di Amnesty “sulla facciata del palazzo municipale”; a pubblicare il banner “Verità per Giulio Regeni” sul sito internet istituzionale; a “sollecitare il governo italiano e il Parlamento a tenere alta l’attenzione sull’intera vicenda e a riavviare il confronto con le autorità egiziane, per accertare la verità sulla morte del giovane ricercatore italiano”; infine, a trasmettere l’ordine del giorno ai comuni della provincia ionica, chiedendo di promuovere la medesima iniziativa istituzionale.
Le autorità egiziane hanno fornito versioni contrastanti, facendo ipotizzare tentativi di depistaggio, attribuendo la morte ad un incidente, senza escludere altre piste; inoltre, nonostante, in più occasioni, il governo italiano abbia chiesto alle autorità egiziane di porre il massimo impegno per fare luce su quanto accaduto, non si è ancora giunti ad una conclusione chiara ed esiste il rischio che la ricostruzione diventi sempre più complicata e, con essa, l’individuazione dei responsabili.
Intanto, è ancora detenuta l’attivista sostenitrice della famiglia Regeni Amal Fathy, arrestata l’11 maggio scorso dalla polizia egiziana. Con lei, nel carcere di massima sicurezza Torah, è detenuto anche Haytham Mohamadein, avvocato degli operai e difensore dei diritti umani in Egitto.
A due anni e mezzo dall’uccisione del giovane ricercatore, inoltre, è stato riavviato il confronto diplomatico tra Italia ed Egitto. Domenica scorsa, infatti, il nuovo ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi ha incontrato i vertici istituzionali egiziani, esprimendo soddisfazione dopo il confronto, per “una forte volontà” del governo egiziano “di portare l’inchiesta a risultati concreti”.
Parallelamente, va avanti l’interlocuzione tra le Procure di Roma e de Il Cairo, ma gli ultimi elementi raccolti non hanno fornito particolari significativi all’inchiesta. Crediamo siano necessarie risposte sugli ultimi sviluppi delle indagini, oltre che sul complesso e delicato rapporto di scambi economici tra i due Paesi, auspicando che questo non influisca sulla richiesta di verità più volte ribadita dalla famiglia di Giulio Regeni; ricordiamo – come rimarcato, non senza preoccupazione, nello stesso ordine del giorno – che il ministro degli Interni Matteo Salvini ha dichiarato, qualche settimana fa: ‘Comprendo bene la richiesta di giustizia della famiglia di Regeni; ma per noi, per l’Italia, è fondamentale avere buone relazioni con un Paese importante come l’Egitto’.
E’, quindi, una questione ancora aperta. Raccogliamo e facciamo nostro l’impegno della famiglia di Giulio Regeni, che, insieme ai propri legali, ha chiesto all’Italia di tenere alta l’attenzione sul caso, affinché si giunga alla verità. Ribadiamo, infine, il nostro appello agli altri comuni della provincia di Taranto, affinché con i loro atti, facciano sentire la voce delle istituzioni locali al governo e alle autorità egiziane.