Grottaglie. ADA PIERGIANNI, IL VULCANO “BABY BLU”
Continua il nostro percorso, tra la gente comune. E’ il momento di Ada Piergianni, femminista convinta che ci svela aneddoti della sua vita e ciò che pensa della sua città
Ada, nata nel 1977, sotto il segno del cancro e dell’indipendenza, la incontriamo perché crediamo che abbia qualcosa da dire ai nostri lettori. Dietro quel viso quasi angelico (pelle chiara ed occhi verdi), ci sono tanta forza, tanta fermezza e tanta dignità.
E’ una donna incorruttibile, che non le manda a dire, Ada, che sa il fatto suo e che crede fortemente nei suoi ideali. E’ sposata, ha due figli, Annamaria e Gianfranco, ha tanti amici ed ha una particolarità: ama la cultura, perché, come essa ci spiega, non tollera l’ignoranza in ogni ambito, specialmente nel 2018. Odia i pregiudizi, i pettegolezzi, le femmine ed i maschi. Sì, avete letto bene! Ada, fa distinzione tra femmine e donne, tra maschi e uomini.
“Le femmine “tutte moine” non le apprezzo, ma ammiro le donne con cervello, quelle che rispettano se stesse, quelle decenti, che non si vendono e che non aprono la bocca solo per darle fiato. Il maschio è semplicemente un simile dell’animale, ma gli uomini (e ne sono rimasti pochi) sono un’altra cosa …”.
Ada è una divoratrice di libri, tranne di romanzi rosa perché “sono troppo romantici e sminuiscono la figura femminile”, sa cucire, ricamare (apprezzati sono i suoi manufatti a “punto ago”), e sta scrivendo un libro che spera di poter vedere, un giorno, pubblicato. E’ la moglie di un impiegato Ilva, Fabio, e, per questo, ci esprime il suo parere circa il siderurgico di Taranto.
“Mio marito non porta mai a casa i problemi del lavoro e tutto ciò che so, lo apprendo da altre fonti e dalla tv.
Non credo che l’Ilva chiuderà, né oggi, né mai. Per me è un’azienda valida per il Mezzogiorno e per l’Europa. Che poi attorno ad essa ci siano tanti interessi, non vi è dubbio. Il problema è che gli impianti e le emissioni non sono a norma.
L’aria a caldo è una grossa ricchezza, ma occorrerebbe bonificarla. Il nostro è un territorio inquinato da ogni parte e, per questo, si muore. Ciò che uccide è l’ignoranza politica.
L’ignoranza è il grande male anche della mia città. Non c’è unione tra concittadini, non c’è concorrenza leale; e poi, se è verissimo che non c’è lavoro, penso che, d’altro canto, nessuno è disposto ad inventarselo.
I nostri ragazzi sono demotivati, già a partire dalla famiglia e dalla scuola, dove non ci sono più i professori di una volta. Inoltre, credo che Grottaglie, come tutte le altre città che si ostinano a non crescere o a cambiare in meglio, abbia bisogno di regole e, a mali estremi, di costrizione”.
Ada ci tiene allo studio, ed il suo più grande rimpianto è non essersi laureata in scienze biologiche. Non perché il “pezzo di carta” faccia più di tanto la differenza, ma per soddisfazione personale. Vuole che la sua amata figlia testarda ed il suo dolce piccolino seguano, un giorno, la loro strada, senza rimpianti ed indipendenti, educati e con sani principi.
“Chi ha i mezzi, spesso non ha intelligenza, e chi ha intelligenza, spesso non ha i mezzi; e questo non lo sopporto. Come non sopporto le persone furbe e quelle che non parlano in faccia. Tutti i rapporti devono essere sinceri e non bisogna tradire la fiducia degli altri. Io so tenere i segreti e porterò nella tomba anche quelli della mia nonna materna”.
Ada ha la “curiosità del conoscere”, una dote innata e “fertilizzata” anche dalla figura maschile più importante della sua vita: il papà.
“Alle elementari non sapevo leggere bene e ricordo che quando il mio papà tornava la sera da lavoro, si metteva accanto a me, tranquillo e con tono pacato, e mi chiedeva cosa avevo imparato la mattina a scuola. Io glielo dicevo, e lui si fifava delle mie parole.
Tanto è vero che anche quando finivo di leggere un libro, dopo la mia recensione lo leggeva anche lui. Mio padre, uomo buono e ligio, mi ha sempre lasciata libera, anche di sbagliare.
Non voleva che io lavorassi, in età giovanile, perché credeva che toccasse solo a lui provvedere alle esigenze della famiglia”.
Durante il nostro incontro Ada ci ha svelato, con malinconia, di aver conosciuto la sua bisnonna paterna, la quale abitava in un vicolo del borgo antico.
“Ricordo le scale alte della sua casa e lei che affettuosamente mi chiamava “baby blu”, da quando mi vide con un vestitino blu abbinato al colore dei mie occhi. Da piccola avevo gli occhi blu, poi, col tempo, sono diventati verdi …”
Ognuno di noi ha dei cantanti preferiti, perché le loro canzoni rispecchiano, se vogliamo, anche le nostre idee e la nostra personalità. Ada è “Tex” dei Litfiba.
Un testo che colpisce per una frase in particolare “la mia gente è come un’aquila senz’ali”.
Una frase che racchiude un grande amore e tanto rammarico. Ada resterà qui, nella sua città. Portatrice sana di intelligenza e di orgoglio.
“Nessuno deve osare cacciarmi dalla sua vita o da un posto. Sono io che devo farlo per prima”.
Gabriella Miglietta