L’ ILVA: UNA STORIA CHE DEVE INSEGNARE / 2
2. Fra speranza e inquinamento
E’ inutile negarlo la nascita dell’Ilva all’inizio degli anni ’60 ha risollevato le sorti dell’intera città di Taranto e forse anche della Puglia. Il polo siderurgico ha aperto le porte a una quantità enorme di disoccupati tanto che nel 2008 il numero di operai dell’Ilva ha superato i 20 000.
Oltre alle possibilità di lavoro l’Ilva ha posto Taranto al centro della produzione industriale, la sua posizione strategica ha infatti permesso un facile approvvigionamento di materie prime e un agevole scambio con l’estero tanto che oggi è il primo centro europeo per la produzione dell’acciaio e uno fra i primi al Mondo.
Taranto è così diventata una vera e propria città industriale perdendo quell’aspetto feudale che spesso contraddistingue ancora gran parte della Puglia.
Ma non è tutto oro quel che luccica, nessuno aveva pensato ai danni ambientali, ai danni umani, nessuno si è preoccupato delle conseguenze, la lungimiranza della politica del tempo non riusciva a guardare oltre il proprio naso e settant’anni dopo i dati sono pesanti, corrosivi, sconvolgenti.
Sono state depositate presso la Procura della Repubblica di Taranto due perizie una chimica e l’altra epidemiologica, i dati emersi dalla prima, risalenti al 2010, sono disastrosi.
Durante l’anno l’Ilva ha emesso: 11.056.900 kg di diossido di azoto che agisce come irritante per occhi, naso, gola e apparato respiratorio e esposizioni elevate a questa sostanza possono provocare edema polmonare e danno diffuso ai polmoni; 11.343.200 kg di anidride solforosa, gas molto irritante per gola, occhi e vie respiratore può causare inoltre l’acutizzazione di malattie croniche e combinandosi con il vapore acqueo presente nell’aria è la causa delle piogge acide; 1300 kg di benzene sostanza classificata come cancerogena dall’ IARC (International Agency for Research on Cancer), esiste una accertata evidenza empirica per la quale questa sostanza sia una fra le tante cause dei tumori.
La speranza di un lavoro e la crescita economica hanno messo in secondo piano o meglio hanno omesso la salute, come se il futuro fosse troppo lontano per piombarci addosso e farsi ascoltare. Oggi la situazione è ormai al limite ma che si chiuda o meno il danno è fatto.
Anna Impedovo