TARANTO. Grande partecipazione all’evento pubblico contro il decreto in/sicurezza
Venerdì 11 gennaio il Centro della Fotografia, in Via Plinio #85, ha ospitato l’Assemblea Pubblica “Disobbedire al Decreto Sicurezza”, convocata da Campagna Welcome Taranto
Grande è stata la partecipazione di cittadini/e/* giuntx dall’intera provincia. La sala era gremita di esponenti di collettivi e movimenti antifascisti, antirazzisti e antisessisti.
L’Assemblea dà appuntamento alla manifestazione provinciale di sabato 19 gennaio.
Report a cura di Luigi Pignatelli
In apertura Luca Contrario, moderatore e time keeper dell’incontro, racconta la genesi di Compagna Welcome Taranto, gruppo informale nato durante l’emergenza sbarchi del 2014 e da sempre attivo soprattutto in azioni di monitoraggio (tra tutte, ricordiamo le numerose denunce all’HotSpot). Introduce, poi, i due relatori: Enzo Pilò, presidente di Babele, e Dario Belluccio, segretario dell’ASGI – Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione.
«Questa è una legge contro i poveri»
A seguire, alcuni stralci dell’intervento di Enzo Pilò: «Le dieci persone della Sea Watch e Sea Eye sono state accolte dalla Chiesa Valdese. Quello che il Ministro Salvini non dice è che dai primi di gennaio sono arrivate più di 350 persone. La gente scappa dalla guerra e dalla miseria.»
Per la disamina del Decreto Salvini, procediamo con parole chiave.
«La prima parola chiave è “clandestino”. Questo termine giuridicamente non esiste. Le persone che arrivano in Italia e chiedono protezione diventano regolari. Di Maio ha clonato l’espressione “Taxi del Mare” per denigrare le ONG.
L’altra parola chiave è “accoglienza”. Fino ad ora erano previsti due sistemi: lo SPRAR (sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) e CAS (sistema di accoglienza straordinario). Con questa legge il sistema ordinario, ovvero quello gestito da Comuni e che non prevede profitto, viene smantellato. Il sistema di emergenza straordinario è gestito da privati e prevede legalmente profitto.» Il Decreto Sicurezza non prevede attività formative: «questa legge ha lasciato senza lavoro circa 15 mila persone, che in questo settore avevano investito studi ed energie.» In merito alla diaria, tolte le spese per i pasti, «con le circa 12 euro a migrante al giorno che i privati si mettono in tasca, Salvini sta facendo un grande regalo al malaffare.
Il terzo punto è l’abrogazione del permesso di soggiorno per motivi umanitari.
I 500 mila clandestini di cui Salvini tanto parla non esistono. Erano tutte persone regolarmente presenti sul territorio italiano. Queste persone ora diventano clandestini, a meno che non siano riuscite a firmare un contratto di lavoro a tempo indeterminato o determinato», in quanto alcune questure rilasciano il permesso di soggiorno anche con contratto a tempo determinato. «Queste persone non possono essere rimpatriate, andranno a lavorare a nero nelle campagne foggiane, in condizione di schiavitù.
Questa è una legge contro i poveri, che prevede pene severe per le occupazioni ad uso abitativo e per il blocco stradale (12 anni di prigione).
Questo atteggiamento vessatorio va avanti dal 2016. Nel giugno 2016 all’hotspot di Taranto ogni settimana e ogni notte arrivavano due pullman di persone sequestrate a Ventimiglia, portate qui nuovamente, costrette a ripetere il prelievo delle impronte digitali e la registrazione e poi rimesse per strada senza 1 euro in tasca, costrette a chiedere l’elemosina. Ho incontrato persone che hanno dovuto rifare questo percorso dodici volte.
Dobbiamo costruire una mobilitazione di sostegno. Dobbiamo promuovere e dare appuntamento ad una manifestazione contro il decreto Salvini. La prima data utile alla prossima manifestazione provinciale è sabato prossimo 19 gennaio.»
«Cosa lo SPRAR ha fatto per la comunità»
Fabio Belluccio apre la propria dissertazione con un importante dettaglio della vicenda della nave Diciotti: «La presidente del Tribunale dei Minorenni di Catania aveva fatto una nota al Ministro dell’Interno: “Deve far scendere dalla nave tutti i migranti minori non accompagnati, perché solo così io posso svolgere il mio lavoro”. In altra parole: “Mi stai impedendo di esercitare la funzione che il mio lavoro mi impone di esercitare.”»
In Italia siamo soliti distinguere: «motivi umanitari, la protezione sussidiaria, lo stato di rifugiato. In altri Paesi non esiste il permesso di soggiorno per motivi umanitari. La Commissione Territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale non è un’agenzia indipendente. Sono organi interni al Ministero dell’Interno.
Io non parlerei di clandestini, ma di persone irregolari.
Il governo non fa decreti flussi dal 2011. Quelli degli anni a seguire, che trovi sulla Gazzetta Ufficiale, sono quelli per motivi di studio. Quei pochi altri permessi di soggiorno che vengono rilasciati sono per ricongiungimento familiare.
La questione della residenza anagrafica non è sulla legge, ma sulla circolare del Ministero degli Interni. Nella legge non esiste un titolo che legittima la registrazione anagrafica; c’è il modello C3, identificazione che viene fatta mediante la fotografia. Un’amministrazione locale deve sapere quante persone ci sono nel territori. E lo strumento più chiaro e certo è sicuramente l’anagrafe.»
Diverse sono le contraddizioni nel Decreto Sicurezza. «E quando una legge è contraddittoria, viola l’Articolo 3 della Costituzione Italiana», che sancisce il principio di eguaglianza formale, in base al quale “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge”, e il principio di eguaglianza sostanziale, in base al quale lo Stato deve operare delle discriminazioni giustificate dall’esigenza di sostenere e aiutare altre persone svantaggiate per condizioni di salute, sociali, economiche, eccetera.
Riguardo all’atteggiamento di alcuni sindaci e governatori: «“Ti vengo a prendere io!” È un reato? Intanto ti faccio entrare in Italia, mi faccio citare in causa e vediamo se la mia azione è costituzionalmente sancita dal principio della solidarietà dell’Articolo 2», per il quale “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.»
Ma perché si vuole evitare di ascrivere i migranti nei registri anagrafici? Come fa notare Pilò, «per l’assegnazione di case popolari devi avere minimo 5 anni di residenza, per il reddito di cittadinanza almeno 10.»
Segue la testimonianza del Sindaco di Carosino, il dott. Arcangelo Sapio, del quale riportiamo l’emblematica espressione «Non mi chiederei cosa noi abbiamo fatto per lo SPRAR, ma cosa lo SPRAR ha fatto per la comunità di Carosino.» Commovente e, a tratti, divertente, l’aneddoto della vicina anziana che ha preparato un pasto ai piccoli migranti.
L’Assessora alle Politiche Sociali, Solidarietà e Famiglie [facciamo attenzione alla –e, che celebra la pluralità dei nuclei familiari, ndr] del Comune di Grottaglie, Marianna Annicchiarico, condivide le buone prassi, in tema di inclusione sociale, dello SPRAR gestito da Babele, presso il quale anni addietro svolse attività di tirocinio. «Lo SPRAR ospita 26 minori e neomaggiorenni, mentre il CAS [gestito da Salam, ndr] 77 ragazzi, che dovrebbero essere trasferiti altrove. Non vogliono trasferirsi, perché a Grottaglie hanno trovato lavoro, amici, un tessuto umano. Il CAS va avanti con difficoltà, certo i grandi numeri non aiutano. Lo SPRAR, invece, ci ha aiutato ad entrare in punta di piedi nelle vite» dei beneficiari. L’invito è quello a «creare momenti di confronto e conoscenza», perché «la conoscenza porta all’accoglienza.»
Tra i consiglieri al Comune di Taranto presenti, Vincenzo Fornaro, Cisberto Zaccheo e Dante Capriulo, è quest’ultimo a prendere il microfono. Non può parlare a nome della giunta e i suoi quattro minuti, che nulla aggiungono a quanto egregiamente esposto da chi lo ha preceduto (ricordiamo solo la citazione di Papa Francesco “periferia sociale”) si chiudono in maniera confusa, tra le critiche di un nutrito gruppo di detrattori.
Marzia Benicchi, in rappresentanza del Comitato Territoriale Arci, cita lo slogan della campagna tesseramenti per il nuovo anno: “Più cultura, meno paura”, condivide il proprio orgoglio di grottagliese per il documento di dissenso verso il decreto, firmato dall’amministrazione comunale e chiude con l’invito a firmare a favore dell’assegnazione del premio Nobel per la pace 2019 a Riace, il piccolo Comune calabrese che, invece di rinchiudere i rifugiati in campi profughi, li ha integrati nella sua vita di tutti i giorni.
Piccola digressione non legata al report: i link per firmare
Hermes Academy e Arcigay Strambopoli – QueerTown Taranto hanno aderito alla campagna diverse settimane fa ed esortano ONG, Collettivi, Movimenti, Associazioni e singolx cittadinx a fare altrettanto, perché Riace è conosciuta in tutta Europa per il suo modello innovativo di accoglienza e di inclusione dei rifugiati, che ha ridato vita ad un territorio quasi spopolato a causa dell’emigrazione e della endemica mancanza di lavoro. Le case abbandonate sono state restaurate utilizzando fondi regionali, sono stati aperti numerosi laboratori artigianali e sono state avviate molte altre attività che hanno creato lavoro sia per i/le rifugiati/e che per i/le residenti. Nel 2018 il Sindaco di Riace, Domenico Lucano, è stato arrestato, poi rilasciato, sospeso dalla carica e infine esiliato dal Comune con un provvedimento di divieto di dimora per “impedire la reiterazione del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”. Un provvedimento che rappresenta un gesto politico preceduto dal blocco nel 2016 dell’erogazione dei fondi destinati al programma di accoglienza e inserimento degli immigrati, che lasciò Riace in condizioni precarie. Gli atti giudiziari intrapresi nei confronti del Sindaco Lucano appaiono essere un chiaro tentativo di porre fine ad una esperienza che contrasta chiaramente con le attività dei Governi che si oppongono all’accoglienza e all’inclusione dei rifugiati e mostrano tolleranza in casi di attività fraudolente messe in atto nei centri di accoglienza di tutta Italia e in una Regione dove il crimine organizzato – non di rado – opera impunemente. Supportare la nomina del Comune di Riace per il Nobel della pace è un atto di impegno civile e un orizzonte di convivenza per la stessa Europa. Ecco il link al modulo online per le aderire come organizzazione
https://drive.google.com/open?id=1XAMQJQAbP0mEgkqvBmIbXQWqfcAQClwSsXMNGuyfP-0).
Questo invece è quello per aderire come privato/a/* cittadino/a/*
https://drive.google.com/open?id=1mBGI0d5DsfOgMG3g2FR_sfAha1At1G68maqySAWsXW0.
«Io credo nel multiculturalismo: tutti e tutte insieme per un nuovo immaginario politico»
Salvatore Stasi denuncia un restringimento degli spazi democratici e aggiunge: «Smettiamola di parlare di Paesi poveri. Non esistono Paesi poveri, esistono paesi impoveriti dai Paesi colonizzatori. L’Italia è uno dei Paesi che produce più armi. Ha fatto bene Strada a definire Minniti uno sbirro. L’Europa ha fornito più di 6 miliardi di euro ad Erdogan», che sta massacrando i curdi, «gli stessi curdi che hanno combattuto l’Isis. Noi a Taranto abbiamo assistito al razzismo con Giancarlo Cito», che sfogava la propria xenofobia su rom, cinesi, etc e «furono i centri sociali a combattere e pagarne le conseguenze», subendo retate molto violente. «Cito ha anticipato i tempi. È importante il lavoro nei quartieri», perciò «i centri sociali non devono essere sgombrati.»
Michael Tortorella, studente fuori sede, fiero militante antifascista, antirazzista e antisessista, apre il suo arricchente intervento citando il «naufragio di Lampedusa, 3 ottobre 2013: Frontex [l’Agenzia dell’UE per la gestione delle frontiere, ndr] non ha mosso un dito. Con l’operazione Mare Nostrum» si è dato il via alla «spettacolarizzazione del confine del Mediterraneo» e alla «criminalizzazione del migrante e delle ONG.» Il migrante viene visto come «una vittima da salvare o [come] un clandestino.» Ma così non è, perché «la maggior parte dei migranti arriva in aereo. Il decreto Minniti-Orlando» ha esteso la rete dei CIE (Centri di identificazione ed espulsione) nei CPR (Centri di permanenza per il rimpatrio). «Io mi distacco dai sindaci del PD che hanno firmato il decreto Minniti-Orlando.» Tortorella ha citato anche le donne migranti vittime di tratta, lo status di rifugiato per orientamento sessuale e identità di genere e ha precisato: «La migrazione è un fatto naturale, mentre i confini costruisce l’uomo. Il migrante è una persona che cerca di autodeterminarsi. Non immagino di accoglierlo e poi integrarlo. Io credo nel multiculturalismo: noi non al di sopra, ma a fianco, tutti e tutte insieme per un nuovo immaginario politico.»
«La politica incide sulla vita di tutti noi»
Virginia Rondinelli, per il Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti, ha redarguito i rappresentanti delle istituzioni presenti, facendo leva sulla responsabilità del ruolo che ricoprono.
Luca Delton ha esordito con l’assioma: «La politica incide sulla vita di tutti noi» e ha ricordato la vicenda di Amadou (https://hermesacademy.blogspot.com/2018/10/scusate-il-mio-e-il-vostro-fallimento.html), ventiduenne gambiano che si è tolto la vita a Castellaneta Marina a seguito di un diniego: qui in Italia, per la legge, non poteva più starci. «Non vogliamo che la storia di Amadou si ripeta. Sosteniamo i sindaci, creiamo un comitato di liberazione nazionale. Non esiste società chiusa che abbia fatto la storia. Nel campo dei diritti non funziona la sottrazione.»
Francesco Magistri (Slai Cobas – Sindacato di Base) ha parlato di «lotta per combattere questo governo.» E ha esortato: «Non sia un corteo bianco. [I/le migranti] Non sono soggetti da proteggere, sono compagni che lottano. Ovunque sia andato, Salvini ha trovato opposizione.»
Flavio Cosenza, portavoce di Possibile, ha ricordato che proviene dal suo gruppo l’eurodeputata relatrice per la modifica del Trattato di Dublino. Due terzi votarono a favore della ridistribuzione dei migranti tra i Paesi dell’UE. «In 22 sedute europee, la Lega è stata assente.»
Ludovica Suriano (UDS – Unione degli Studenti Taranto) ha condiviso il punto di vista e le rimostranze di studenti/esse/*, che si oppongono fortemente alla sezione del decreto denominata “Scuola Sicura”. Ha citato l’episodio della mensa scolastica di Lodi, ha denunciato la didattica affatto inclusiva e rivendicato, infine, il ruolo di «laboratorio politico» rivestito dalla scuola.
Chiude la serie di interventi Angela Blasi, presidente di Ethra Accademia Sociale, sportello Unar dal 2011: «Nell’ambito dello Sportello Violenza Donna, ci occupiamo del fenomeno della tratta. Facciamoci un giro nella provincia di Taranto. L’Unar che fine ha fatto? Come può non contrastare una serie di azioni del governo di questo tipo? Questo decreto è una istigazione al razzismo. È una istigazione ad ogni forma di discriminazione.»
La parola torna all’avvocato Belluccio, il quale sottolinea che l’Unar non è un’agenzia autonoma, bensì un ente del governo e aggiunge: «È il tessuto sociale che fa emergere queste questioni. Il clima culturale è stato creato dal governo Gentiloni.»
Zaccheo non è d’accordo, interviene dalla seconda fila e, come con il collega Capriulo, l’atmosfera torna per un minuto assai belligerante (potere dei membri del Consiglio Comunale tarantino e della poca empatia con alcuni/e/* concittadini/e/*).
Prima dei saluti finali, Luca Contrario annuncia che verrà prodotta una piattaforma attraverso la pagina di Campagna Welcome Taranto: «Ognuno se ne senta proprietario» e la condivida. «Taranto e la sua provincia hanno [più volte, ndr] dimostrato di essere una realtà accogliente.»
«Appartengo alla Taranto che accoglie, quella che partecipa, quella che costruisce ponti»
Tra le foto pubblicate sui social, riportiamo lo scatto di Antonietta Muscas Podda, che in calce all’immagine scrive: «A Taranto, quando si usa chiedere “a chi appartieni?” lo si domanda per sapere “chi è tuo padre…”, qual è il tuo cognome, oppure per avere informazioni sulla tua famiglia d’origine. Ma poiché il mio accento sardo non trae in inganno, nessuno mai mi ha chiesto a chi appartenessi. Tuttavia, la mia risposta sarebbe stata: appartengo alla Taranto che accoglie, quella che partecipa, quella che costruisce ponti.
Assemblea contro il decreto in/sicurezza. #withrefugees eravamo in tanti/e. Avanti così!»
Reportage fotografico al link
https://hermesacademy.blogspot.com/2019/01/grande-partecipazione-allevento.html