Esistono solo due colori: persone sfruttate e sfruttatori
«Autodeterminiamoci! Ciascun essere umano può essere l’eroe/l’eroina della propria storia, ciascuno/a/* affianco all’altro/a/*.»
«Una marea festante di donne e uomini per ribadire che Taranto e la sua provincia sono terre solidali di accoglienza ed integrazione. Una grande risposta al governo Di Maio e Salvini. Una grande vittoria! A Taranto restiamo umani!» #welcomeTaranto
Tra le realtà che hanno aderito e partecipato al corteo provinciale “Sicuri di restare umani”, quelle presiedute da Luigi Pignatelli. È sua la riflessione che segue.
«Hermes Academy è teatro, story telling, arti visive, inclusione.
Arcigay Strambopoli – QueerTown Taranto è diritti, identità, autodeterminazione, approccio queer ed interiezionale.
CasArcobaleno Taras è rifugio, social housing, famiglia, condivisione.
Centro di Ascolto e Osservatorio LGBTIQ+ di Taranto e Provincia è denuncia, ascolto, narrazione, cerchio, aiuto, crescita.
Sportello MigranTA è abbraccio, verità, autodeterminazione, strade e vite attraversate, libertà.
Taranto Pride 2019 è orgoglio, visibilità, rivendicazioni e tanto, tanto altro.
Noi facciamo politica, cerchiamo di educare ed educarci.
La politica è responsabilità di tutti/e/*. “È politica tutto ciò che facciamo, le scelte quotidiane e quelle straordinarie” (Davide Bombini)
La politica può e deve essere tutto ciò che ho elencato. Ed è anche servizio.
Ma l’assistenzialismo non è ciò a cui ambiamo per quanto concerne le migrazioni.
Siamo tutti/e/* migranti e combattiamo per un mondo migliore, inclusivo e multiculturale.
Più che di assistenza, io parlerei di coesistenza. E, già da tempo, preferisco il termine inclusione alla parola integrazione.
Se penso alle migrazioni, penso al concetto di spazio.
Spazio: amo questa parola.
Lo spazio che abbiamo occupato e colorato da Piazza Marconi a Piazza Maria Immacolata è nostro, in quanto esseri umani. Noi siamo in Piazza Maria Immacolata con il banchetto rainbow tutti i sabati e in occasione di tutte le Giornate Internazionali.
Le strade sono nostre: torniamo ad abitarle!
La Terra è nostra: torniamo ad abitarla!
Il corpo è nostro: torniamo ad abitarlo!
“Porti aperti come i nostri culi” recita uno slogan queer tanto usato negli ultimi tempi.
“Il queer è uno spazio aperto dentro al quale potersi muovere in modo consapevolmente critico tra le definizioni di genere, di sessualità, di affettività e di modelli familiari.” (Bombini)
E così vogliamo interpretare il mondo: uno spazio aperto dentro al quale potersi muovere in modo consapevole e critico, senza confini e frontiere.
Se io vado all’estero in cerca di lavoro sono un cervello in fuga. Se Amadou viene in Italia, perché scappa dalla guerra, perché scappa da un Paese in cui la sua omosessualità gli costerebbe la vita, è un clandestino. E, se è fortunato, a Taranto qualche anima pia gli dice che c’è Arcigay che può aiutarlo con la richiesta di protezione internazionale.
Sappiamo che Amina prima di arrivare in Italia è stata abusata dalla sua tribù e costretta a prostituirsi dalla sua famiglia perché avevano scoperto che era lesbica?
Ovviamente sto usando nomi di fantasia.
In quasi un terzo del mondo essere omosessuali è un reato. Essere omosessuali significa carcere, lapidazione, multe e persino la morte per chi si macchia dell’onta di non essere conforme all’eteronormatività.
Quasi la totalità dell’Africa crede che l’omosessualità sia contro natura e ontologicamente errata. Lo stesso vale per i Paesi del Medio Oriente e per decine di altri Stati che guardano a sud est del mondo.
Fino allo scorso settembre in India chi veniva condannato/a per omosessualità rischiava fino a 10 anni di carcere, ma una sentenza storica ha depennato l’omosessualità.
“La stessa pena è prevista in Nigeria, Paese in cui basta essere sostenitori di associazioni gay per finire in carcere. Sono 38 gli stati africani dove essere gay è un reato e le pene variano da nazione a nazione. In Uganda, per esempio, si rischia l’ergastolo, mentre il Marocco prevede una detenzione che varia dai 6 mesi ai 3 anni. In Camerun, invece, oltre al carcere (5 anni) si deve anche pagare una multa; in Liberia e Malesia ce la si cava con un’ammenda; carcere anche in Burundi, Senegal e Ghana, mentre in sono previsti i lavori forzati.
Secondo un recente sondaggio il 96% della popolazione africana è convinta che la legge sia giusta e che l’omosessualità sia un reato gravissimo. Sanzioni penali sono previste in Senegal, in Somalia, in Senegal, in Zambia, in Zimbawe e in Tunisia (dove l’omosessualità è illegale, ma tollerata). Multe anche a Singapore, in SriLanka, Swaziland, Turkmenistan, Uzbekistan e in Russia.” E cosa dire dei campi di concentramento per gay in Cecenia?
“Non va meglio nella stragrande maggioranza degli stati musulmani, in cui vige la Shaaria che prevede la morte per chi, oltre a essere adultero, è anche gay.
Condanna a morte in Iran, Yamen, Emirati Arabi Uniti, Mauritania e Pakistan.
Condanna all’ergastolo in Bangladesh mentre nel sultanato del Brunei e in Afghanistan vige la lapidazione sulla pubblica piazza per chi è omosessuale.
In Arabia Saudita, infine, prima di essere condannati a morte si subisce il carcere, l’amputazione di parti anatomiche, la lapidazione e l’internamento in cliniche psichiatriche.”
Amadou e Amina sono solo nomi per noi?
Dayo e Peter non sono italiani, malgrado siano nati sul territorio italiano, perché il grembo attraverso il quale sono venuti al mondo non è italiano, perché nel nostro Paese la cittadinanza si eredita.
Nel nostro Paese oggi stiamo ereditando molte cose, compresi gli orrori di decreti scritti e votati da PD, che oggi sfila con noi, malgrado il Decreto Minniti-Orlando e malgrado ci stia avvelenando ogni giorno grazie ai decreti salva Ilva e ammazza tarantini, tarantine e tarantin*.
Chi sono io? Sono un essere umano, sono un abitante della Terra e sono non binario.
Io mi attraverso, io mi abito, io mi esploro.
A volte mi odio, a volte mi amo.
Io imparo a conoscermi nel noi.
Allarghiamo i nostri spazi, quelli mentali soprattutto!
Non esistono solo due generi, ma esiste una sola razza, quella umana.
Mi fa schifo la parola razzismo, perché anche etimologicamente parlando, non ha ragione di esistere. Noi usiamo la parola xenofobia. Ma stiamo ereditando così tanta ignoranza dagli ultimi governi (e vedete, non si salva nessun partito ormai) e stiamo assistendo a così tante violazioni di diritti, che dobbiamo per forza di cose usare questo termine scorretto.
Scardiniamo i dispositivi di potere che agiscono sulle persone e sulle identità!
Quali e quante sono le identità di un essere umano? Infinite!
E noi teniamo conto di queste infinite identità quando accogliamo gli uomini migranti, le donne migranti, le persone migranti non binarie, i bambini e le bambine migranti? Ascoltiamo le loro storie? O per noi sono solo numeri? Lo domando anche a me stesso, che nei CAS ci ho lavorato e con gli SPRAR ci collaboro.
A proposito di SPRAR, l’ultimo bando a Taranto è stato vinto da don Luigi Larizza, quello aveva organizzato una messa in tributo di Mussolini e che, come Arcigay Taranto, nel 2016 assieme all’ANPI di Martina Franca abbiamo denunciato. Cosa ottenni in risposta?
Un anno dopo il suo alleato Gianni Tonelli, allora segretario del SAP, mi chiese un risarcimento di 100 mila euro, per aver definito i poliziotti che avevano effettuato lo sgombero di Piazza Indipendenza dei mercenari.
Domandai scusa, tramite comunicato stampa, per la parola utilizzata, precisando che anche io sono mercenario quando recito a pagamento un copione che non condivido (sì, sono un attore, anche se a Taranto non lo ricordano in moltx). Tonelli, dalla pagine de Il Giornale, nel settembre 2017, mi ha accusato di aver detto quello che ho detto per ottenere visibilità e fare marketing per la mia “mercede”, facendo chiarissimo riferimento al mio corpo e alle prestazioni sessuali che, a parer suo, io offrirei a pagamento. Sui social, in calce al link dell’articolo, in tanti e tante mi augurarono la morte.
Il giorno seguente la mia collaborazione in veste di educatore nella struttura per migranti presso la quale lavoravo, improvvisamente, terminò.
Alle elezioni politiche del 4 marzo 2018 Gianni Toninelli fu eletto alla Camera dei Deputati, nelle liste della Lega nella circoscrizione Emilia-Romagna. Un mese dopo fu condannato dal tribunale di Bologna a pagare una multa di 500 euro per diffamazione nei confronti della sorella e dei genitori di Stefano Cucchi.
Perché siamo scesi a manifestare sabato 19 gennaio?
Conosciamo il Decreto Sicurezza? Sappiamo che legifera anche sulla scuola, moltiplica i disagi di studenti, studentesse e student* (come se non bastassero i continui tagli alla cultura, i problemi legati all’edilizia scolastica, l’assenza di educazione alle differenze e tanto altro), nega loro diritti?
“Esistono solo due colori: persone sfruttate e sfruttatori”: è stato arricchente prendere parte alla riunione da cui è stato partorito questo slogan, che ha sfilato nel corteo su uno striscione e più volte è stato ripetuto al microfono.
Nel 2019 fa figo dire di essere antirazzisti, antifascisti, antisessisti.
Cerchiamo di comprendere il senso di queste definizioni, studiamo la storia di movimenti come quello operaio, femminista, LGBTI+, queer, etc.
Agiamo ogni giorno per scardinare il sistema che ci imprigiona e ci ha reso comprimari di un grande fratello con “donne e bambini da salvare” e “clandestini criminali”.
Autodeterminiamoci! Ciascun essere umano può essere l’eroe/l’eroina della propria storia, ciascuno/a/* affianco all’altro/a/*.
Il corteo provinciale ha rappresentato un’occasione per tornare ad incontrarci, narrarci, ascoltarci e imparare l’un l’altro/a/*.
Attraversiamoci stasera, stanotte e per sempre!»
Reportage fotografico:
https://www.facebook.com/media/set/?set=a.10210747812252002&type=1&l=d7bba7e814