CASTELLANETA. Xylella fastidiosa: se ne è parlato martedì 23 aprile nell’Auditorium “7 febbraio”
Una campagna d’informazione capillare, Comune per Comune, in tutta la Regione
E’ quella che la CIA Agricoltori Italiani di Puglia ha lanciato, intensificandola al massimo nelle ultime settimane, su tutto ciò che riguarda la Xylella fastidiosa: qual è lo stato di diffusione del batterio, in che modo può essere arginato, quali sono le novità introdotte da Regione e Governo nazionale sul contrasto al vettore, in che modo e per quali interventi saranno utilizzate le risorse stanziate dai vari livelli istituzionali.
Martedì 23 aprile 2019, nell’Auditorium “7 febbraio” di Castellaneta si è svolto uno degli incontri attraverso i quali CIA Agricoltori Italiani di Puglia sta portando avanti una imponente e capillare campagna d’informazione. Sala strapiena, a dimostrazione del fatto che la Xylella è un problema sentito da tutto il mondo agricolo pugliese.
L’incontro è stato promosso dalla CIA con la collaborazione del Comune di Castellaneta, della Provincia di Taranto e del GAL Luoghi del Mito. Dopo i saluti di Maria Terrusi, in rappresentanza della Giunta comunale di Castellaneta, è stato Vito Rubino, direttore provinciale di CIA Due Mari (Taranto-Brindisi), a introdurre i temi dell’incontro al quale hanno partecipato numerosi olivicoltori.
“Per fermare la diffusione del vettore è necessario dare fiducia a una sola voce, quella della scienza – ha dichiarato Rubino – le eradicazioni sono una scelta dolorosa, lancinante, ma è l’unica strada percorribile per avviare un percorso virtuoso attraverso i reimpianti e, dunque, la rivitalizzazione di un settore drammaticamente colpito dall’espansione del batterio”.
Parole condivise da Maria Saponari, ricercatrice dell’Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante del CNR di Bari; Saponari attualmente coordina le attività di ricerca sulla Xylella fastidiosa in due progetti Internazionali: il progetto POnTE (www.ponteproject.eu) ed XF-ACTORS (www.xfactorsproject.eu), due progetti Europei che vedono la collaborazione di CIA in qualità di “stakeholders”.
Nel suo intervento, Maria Saponari ha illustrato gli aspetti chiave che rendono così temibile questo batterio delle piante, ben conosciuto in America per i danni che determina nei vigneti, ma mai ritrovato in Europa o nel Mediterraneo prima del 2013, quando le analisi di laboratorio ne rivelarono la presenza in alberi di olivi che manifestavano gravi disseccamenti nel gallipolino.
La possibilità che questo batterio possa infettare centinaia di specie vegetali, che possa essere diffuso da pianta a pianta da diversi insetti “vettori” già presenti in Europa (come la ormai famosa “sputacchina”) e l’assenza di metodi o formulati curativi, rappresentano i principali punti critici che concorrono a rendere particolarmente temibile l’insediamento di questo batterio nonché rafforzano l’urgenza di mettere in atto azioni di prevenzione, soprattutto nella nostra Regione al fine di rallentare la progressione e l’espansione delle aree interessate dalla presenza di infezioni di Xylella.
Le informazioni prodotte dalla ricerca scientifica, principalmente nei centri di ricerca pugliesi in questi pochi anni, sono indispensabili per lo sviluppo di strategie di contenimento alle infezioni: la conoscenza dell’insetto vettore (piante su cui preferisce nutrirsi, fasi in cui è più vulnerabile) è fondamentale per impostare un piano di controllo sostenibile ed efficace, conoscere la risposta delle diverse cultivar di olivo agli attacchi di Xylella (resistenza, suscettibilità o tolleranza) o le specie che risultano “immuni cioè non-attaccabili” è altrettanto fondamentale per impostare strategie di convivenza in quelle aree ove ad oggi la presenza del batterio ha decimato intere aree olivetate.
D’altra parte la dimostrazione che, nelle nostre condizioni, la principale via di diffusione del batterio avviene mediante insetto da olivo-a-olivo, sottolinea la necessità di intervenire prontamente nei nuovi focolai di infezione, per ridurre il serbatoio di inoculo per il successivo perpetuarsi delle infezioni.
Particolare enfasi è stata data alla necessità di mettere in atto, anche negli areali attualmente non interessati dal problema, come è il caso dell’agro di Castellaneta, buone pratiche agricole di per sé in grado di ridurre la popolazione degli insetti vettori, come le arature primaverili e le potature periodiche degli olivi. Due misure ecosostenibili, la prima in grado di abbattere la popolazione delle forme giovanili dell’insetto (in questa fase molto delicati e vulnerabili), la seconda in grado di favorire l’arieggiamento delle chiome (minore accumulo di umidità) creando condizioni meno favorevoli agli insetti adulti alati che cercano riparo nelle chiome dell’olivo soprattutto nei mesi di caldo estivo.
La ricercatrice si è soffermata sul significato culturale, paesaggistico ed economico degli ulivi, simboli della Puglia da millenni, veri e propri monumenti viventi oggi a rischio. L’ulivo è l’asse portante dell’economia di una vasta area della Puglia, dalla Murgia alla Valle d’Itria e al Salento, che abbraccia le province di Lecce, Taranto, Brindisi e, più a Nord, quelle della Bat, di Bari e di Foggia. La Xylella è un minuscolo insetto che “avvelena” il legno dell’ulivo, provocando il disseccamento della pianta. Il batterio è arrivato in Puglia cinque anni fa, dall’America del Nord, precisamente dalla California, da piantagioni di caffè. La scienza non ha trovato il modo di sconfiggerlo, ma il modo per contenerlo e conviverci, preservando la possibilità di continuare la produzione di olio anche nelle zone colpite.
L’incontro si è concluso con l’intervento di Pietro De Padova, presidente provinciale Cia Due Mari.
“E’ necessario arare il terreno, attuare la trinciatura, mettere in campo ogni buona pratica che serve a prevenire o comunque a rendere più difficile l’espansione del batterio.
Occorre un piano di rilancio dell’olivicoltura, e su questo la CIA Agricoltori Italiani di Puglia sta producendo il massimo impegno, quotidianamente e da molti anni, perché i produttori e i frantoiani sono la ricchezza del nostro territorio, rappresentano il lavoro, lo sviluppo e la fonte di sostentamento per migliaia di famiglie”, ha concluso Pietro De Padova.