Taranto. #UNOMAGGIOLIBEROEPENSANTE. Ecco come è andata

Taranto. #UNOMAGGIOLIBEROEPENSANTE. Ecco come è andata

La più attesa manifestazione musicale di Taranto si è conclusa come ogni anno, nel migliore dei modi, sotto tanti aspetti, primo fra tutti l’aspetto sicurezza, che più che mai è stato severissimo e per questo efficace

Una lunga lista di ospiti, e artisti scelti dal comitato cittadini e lavoratori liberi e pensanti,  insieme ai direttori artistici Michele Riondino, Antonio Diodato e Roy Paci.

Si inizi con l’aspetto tematico, che, come di consueto, ha toccato ferite e cicatrici di diverse realtà non solo della città dei due mari, ma anche di realtà nazionali ed internazionali, che hanno ben reso il filo rosso che sta pian piano diventando un onda che si gonfia ad ogni discriminazione, ad ogni sopruso, ambientale e/o umano.

In questo senso, vanno ricordati, tra i movimenti in lotta per l’ambiente, i No Tav e i No Tap, quest’ultimi accompagnati dal sindaco di Melendugno Marco Potì ed Enzo Di Salvatore, docente di diritto all’Università di Teramo, che ha spiegato la follia di continuare ad attingere alle fonti fossili. Presente anche un rappresentante di “Bagnoli libera” e in collegamento Skype i ragazzi di “Stop biocidio” che si battono contro la devastazione ambientale nella “terra dei fuochi“ e che hanno organizzato un primo maggio anche a Napoli. 

Non solo l’Italia in primo piano, ma la voce del referente italiano degli Ende Gelände, un’alleanza per la giustizia climatica globale che, attraverso azioni di disobbedienza civile chiede l’immediato ritiro del carbone in Germania. Anche quest’anno le “Mamme da nord a sud”, le mamme “no Pfas” del Veneto che si battono contro l’inquinamento delle falde acquifere e le mamme lucane, a conferma dell’unione con cui rispondiamo alle politiche separatistiche del governo.

Da Buenos Aires invece, il video messaggio delle madri di Plaza de Mayo, le donne coraggiose che da 40 anni chiedono verità e giustizia per i loro figli scomparsi, i cosiddetti desaparecidos.

Molto commosso il messaggio via Skype di Ilaria Cucchi, esempio di costanza e perseveranza con cui ha abbattuto il muro di omertà che ha circondato la morte del fratello, rendendogli giustizia. 

Un altro collegamento, questa volta da Roma anche con Christian Raimo: scrittore, giornalista e assessore alla Cultura, senza tessere di partito, nel III municipio di Roma. 

É stata poi la volta del papà di Lorenzo Orsetti, che è apparso in un video messaggio mandato da lui online prima della sua morte. Si tratta del 33enne italiano ucciso in Siria (Rojava) combattendo al fianco dei curdi, facendo propria la battaglia di un popolo oppresso. 

Ancora un collegamento anche con Mimmo Lucano, sindaco sospeso di Riace, diventato un simbolo dell’accoglienza dei migranti. Infine dalla Sicilia, un video messaggio di Pietro Marrone, il pescatore-comandante della nave Mare Jonio della Ong Mediterranea che, disobbedendo all’alt della Guardia di Finanza, ha soccorso e salvato 49 migranti in acque libiche ed è ora indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. 

Questi gli ospiti fisici e non, che hanno urlato le ragioni delle loro lotte al pubblico presente e attento, che si auspica abbia preso consapevolezza dell’importanza dell’impegno di unirsi e fare rete per sovrastare chi non ha a cuore l’interesse umano.

Per quanto riguarda la kermesse di artisti susseguitasi sotto la scrupolosa attenzione dei direttori artistici, e dei presentatori Valentina Petrini, e Andrea Rivera, è stata un vero successo. 

Da “Le cose importanti” band emergente di Latina, che ha vinto il contest #unomaggio, ad altre nuove band già note sul panorama nazionale, fino ai big come Max Gazzè, Malika Ayane, Vinicio Capossela, i Tre allegri ragazzi morti, per concludere con lo spettacolo comico / musicale molto atteso dei Oesais,  dei comici baresi Emilio Solfrizzi e Antonio Stornaiolo. 

Tanti i nomi dunque, tanti i flash non solo per una foto ricordo, ma per fermare nella mente dati e informazioni fondamentali per il futuro dell’umanità stessa, che ora è chiamata in causa per salvaguardare il nostro pianeta.

Francesca Carucci

 

viv@voce

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