MANDURIA. Marcia per la civiltà. Un fiume di giovanissimi dà l’ultimo saluto allo sfortunato Antonio Stano

MANDURIA. Marcia per la civiltà. Un fiume di giovanissimi dà l’ultimo saluto allo sfortunato Antonio Stano

La città messapica reagisce con fermezza dopo il triste fatto che l’ha vista alla berlina nazionale

Dopo tre giorni di vento e freddo gelido sembrava che anche stamane dovesse essere il copione dei giorni passati. Invece no. Invece, è risultata una giornata che ha superato la primavera.

Tantissime persone. Tantissime associazioni. Ma su tutto i giovanissimi studenti delle scuole che insistono su Manduria. Gli organizzatori parlano di circa 5mila presenze alla manifestazione. Facce giovanissime, volti in attesa di definizione. Abbigliamento “casual”. Smartphone che sporgevano dalle tasche posteriori. Zainetti a spalla. Jeans “consumati”.

Questo era il portamento delle nuove generazioni che cominciano ad affacciarsi al mondo degli “adulti”. A quelli adulti che stanno per lasciargli un paese, una comunità, stordita ai giorni nostri dalla morte dello sfortunato Antonio Stano.

E’ comunità che, senz’altro, va migliorata. Nessun slogan gridato. Nessuna protesta lanciata. Solo un silenzio. Un silenzio che forse vuol dire tanto. Quasi a testimoniare che il silenzio non fa parte di una comunità.

Il silenzio è parte di coloro che potevano e non ha fatto nulla per salvare il povero Antonio dalle botte, dalle minacce, dalle violenze subite le quali lo hanno fatto racchiudere in se stesso e con la morte, sua unica compagna, che gli è stata al fianco fino all’ultimo istante della sua vita.

Il corteo si apre con alcuni gonfaloni, i quali danno l’avvio a questa marcia silenziosa diretta verso la casa di Antonio, con alcuni primi cittadini alla testa.

E così, la comunità messapica, dà l’ultimo saluto al povero Antonio che non ha scelto lui di morire ma che è stato indotto a lasciare questa vita.

Vita che è un bene prezioso di tutti noi e che va tutelata.

E su tutto difesa, e fatta difendere, quella di coloro che sono figli di un Dio minore …

Giovanni Caforio

viv@voce

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