Chiede il reddito di cittadinanza, ma il marito viene scoperto a lavorare (in nero). Sono stati denunciati
Prima o poi doveva succedere. E infatti è successo
I primi due furbetti del reddito di cittadinanza sono stati scoperti in provincia di Palermo. I carabinieri hanno denunciato alla Procura di Termini Imerese due coniugi che avrebbero chiesto (e ottenuto) il sussidio pur senza averne diritto. Si tratta del primo caso del genere – almeno a nostra memoria – balzato agli onori delle cronache. La scoperta è avvenuta nel corso di un controllo dei militari in un cantiere edile del Palermitano.
All’accesso del cantiere i carabinieri si sono infatti imbattuti in un lavoratore irregolare. Non solo l’uomo lavorava in nero, ma come spiegano dal Comando provinciale “la moglie lo scorso mese aveva presentato la domanda (accolta ma con pagamento non ancora eseguito) per il reddito di cittadinanza per il nucleo familiare, omettendo di comunicare le previste variazioni al patrimonio”.
Sanzioni anche il socio-amministratore della ditta finita nel mirino dei controlli. Nel corso del sopralluogo sono state infatti riscontrate diverse irregolarità tra cui “l’uso di ponteggio metallico non idoneo, la mancanza parapetti, l’uso di cavi elettrici senza precauzione contro contatto indiretto, la mancanza servizi igienici” etc.
I carabinieri hanno contestato sanzioni amministrative per 5 mila euro e comminato ammende per 52 mila euro
Reddito di cittadinanza, cosa rischia chi fa il furbo
Ma cosa rischiano i furbetti del reddito di cittadinanza? La legge prevede molti paletti e le norme per chi sgarra sono molto severe anche perché da più parti è stato fatto notare che dal momento che il lavoro sommerso è una piaga non indifferente in molte regioni del sud, il rischio che il beneficio finisse nelle mani di chi aveva già uno stipendio (benché non dichiarato) era molto alto. L’esecutivo è dunque corso ai ripari.
Nel testo della legge approvata in Parlamento viene specificato che chiunque “al fine di ottenere indebitamente il beneficio (…) rende o utilizza dichiarazioni o documenti falsi o attestanti cose non vere” oppure “omette informazioni dovute, è punito con la reclusione da due a sei anni”. Inoltre, “l’omessa comunicazione delle variazioni del reddito o del patrimonio, anche se provenienti da attività irregolari, nonché di altre informazioni dovute e rilevanti ai fini della revoca o della riduzione del beneficio entro i termini (…) è punita con la reclusione da uno a tre anni”.
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