TARANTO. La festa per i trenta anni della Comunità Airone
Erano in oltre trecento a cantare e ballare fino a notte fonda, tutti insieme gioiosamente, sotto lo sguardo benevolo e paterno di Don Nino Borsci, presidente della Comunità Airone
Perché Don Nino Borsci, oltre che parroco della Chiesa di Francesco de Geronimo al Quartiere Tamburi e Direttore della Caritas Diocesana, è soprattutto il “padre” di migliaia di giovani e di “non più giovani” che negli ultimi trenta anni sono passati da uno dei sette centri della Comunità Airone.
Racconta Don Nino Borsci «in trenta anni avremo tenuto oltre 8.000 colloqui conoscitivi con persone con dipendenze patologiche, principalmente tossicodipendenti e alcolisti, per poi vederne entrare oltre 3.500 in uno dei Centri terapeutici della Comunità Airone. Di questi oltre 480 – circa il 20% – hanno portato a termine il percorso di riabilitazione».
Tanti di loro si sono ritrovati – domenica 30 giugno – presso il Centro Pedagogico-Riabilitativo “Nasisi” della Comunità Airone, ubicato nel Quartiere Paolo VI di Taranto, per partecipare alla manifestazione organizzata per il trentennale dell’organizzazione.
“Comunità Airone: 30 anni al servizio per il recupero terapeutico dalle dipendenze!”: questo il titolo dell’evento che ha visto partecipare i collaboratori di Don Nino Borsci: in primis Vito Toscano, vicepresidente e fondatore della Comunità Airone, e poi le tante persone che, con un contratto a tempo indeterminato, lavorano nella Comunità Airone ricoprendo diverse mansioni, affiancate in base alle esigenze da numerosi liberi professionisti.
Alcuni di questi – un educatore e una psicologa – hanno dato inizio alla tavola rotonda sul tema “Il ruolo che ha avuto in questi trent’anni la Comunità Airone nella lotta e nella risoluzione delle diverse dipendenze presenti nella società”, per poi lasciare spazio ai veri protagonisti di questa magica serata: coloro che hanno percorso un momento della loro vita nella Comunità Airone e i loro familiari.
Testimonianze toccanti, alcune è possibile persino leggerle sui social, come quella di Angelo “A me ha salvato la vita Airone sempre nel mio Cuore” e poi scorri la sua pagina Facebook e lo vedi padre felice di una bella famiglia.
O il racconto di uno dei presenti: «una trentina di anni addietro ho seguito nella Comunità Airone l’intero percorso di recupero liberandomi dalla dipendenza, poi ho terminato gli studi diplomandomi, e da ventisei anni lavoro come operatore professionale proprio nella Comunità Airone!»
Racconti sotto lo sguardo felice di Don Nino Borsci che di ognuno di loro conosce la storia, quella di una persona che, vivendo una dipendenza, nella Comunità Airone è sempre stata accolta e trattata con amore e professionalità. Tanti ce l’hanno fatta ad uscire dal tunnel della dipendenza, altri purtroppo no, ma porteranno sempre nella loro vita il ricordo di un momento di ascolto e accoglienza.
«La gioia più grande – racconta Don Nino Borsci – è vederli entrare in chiesa per sposarsi o per battezzare un bambino, o anche solo per raccontarti quello che stanno facendo nella loro vita. E te li ricordi tanti anni prima quando, con lo sguardo perso e smarrito, si erano presentati con i loro genitori per chiedere di entrare in comunità per iniziare il percorso. Vederli oggi qui con me è il regalo più grande che potessi ricevere in questa meravigliosa giornata».
Dopo la tavola rotonda Don Nino Borsci ha celebrato all’aperto la Santa Messa su un semplice altare, un momento di profonda commozione e partecipazione, cui è seguita una cena comunitaria.
Dopo le immancabili foto di rito, è iniziata la festa che, anche grazie alla musica di una cover band, è proseguita per ore e ore tra canti e balli.
È stato un inno simbolico alla vita. La vita ritrovata dopo che si era smarrita nei meandri oscuri di quella dipendenza che ti lega patologicamente a una sostanza, come una polverina bianca o una bottiglia di vino, levandoti la voglia di vivere e la dignità.
Oggi la Comunità Airone affronta nuove dipendenze, le cosiddette new addictions”, come quella da web e da social, ma l’approccio è sempre quello con cui in trenta anni ha accolto migliaia di tossicodipendenti, alcolisti e ludopatici: ascolto e tanto amore!
Infatti così ha concluso Don Nino Borsci: «abbiamo voluto dedicare queste celebrazioni per il trentennale alla “Persona”, perché la Comunità Airone l’ha sempre messa al centro del percorso di recupero, dandole amore e attenzione, ascoltandola ed entrando in contatto con la sua anima: l’Amore è la migliore medicina per fare uscire una Persona dal tunnel della dipendenza, qualunque essa sia».
ALLARMI TRA VECCHIE E NUOVE DIPENDENZE
Nella tavola rotonda sono emersi alcuni dati allarmanti sulle tossicodipendenze: i soggetti che fanno un uso patologico della Cannabis – il classico spinello – nel 70% dei casi arrivano poi ad usare altri tipi di stupefacenti, molto spesso assumendo più sostanze, una condizione che quasi sempre presenta anche problemi psichiatrici.
Nella società è profondamente cambiata la percezione della tossicodipendenza: un tempo questa era considerata una piaga sociale e il “tossico” era emarginato e ghettizzato, mentre oggi la tossicodipendenza in molti ambienti ha avuto un suo “riconoscimento sociale”.
Questo ha portato a un cambiamento della percezione nell’ambito della stessa famiglia di un tossicodipendente che, mentre un tempo era presente e sosteneva il percorso di recupero del caro, oggi invece arriva persino a disinteressarsene!
Un fenomeno simile riguarda anche le dipendenze da web e social che, invece di essere percepite nella società come un “pericolo”, vengono considerate come un importante mezzo di socializzazione e di aggregazione e, quindi, associati a una percezione positiva: si pensi al fenomeno degli “influencer” che rappresentano un “modello di successo” imitato da tantissime persone, principalmente ragazzi, ma non solo!
Quello che accomuna tutte queste dipendenze è una carenza affettiva di base che nel tempo ha poi portato a una scarsa autostima del soggetto.
LA NASCITA DELLA COMUNITA’ AIRONE
Nella seconda metà degli anni Ottanta Don Nino Borsci, giovane sacerdote della Chiesa San Francesco de Geronimo, organizzò in parrocchia un incontro dal titolo “Dalla droga si può uscire” al quale parteciparono tante famiglie.
All’epoca nelle strade del Quartiere Tamburi c’era tanta droga e imperversava una spietata guerra di mala con morti ogni giorno.
Nei giorni successivi alla riunione molti genitori chiesero a Don Nino Borsci di fare qualcosa per aiutare i figli tossicodipendenti; così fu organizzato un centro d’ascolto che provvedeva anche a smistare i ragazzi presso le comunità di recupero esistenti in tutto il Paese.
Ma i tempi di attesa erano lunghissimi e, potendo disporre di una villa a Martina Franca, venne organizzata una comunità di recupero con il sostegno delle famiglie – che procurarono suppellettili e pentolame – e quello della Caritas che offriva i pasti: trenta anni fa nasceva così la Comunità Airone!