SAVA. Piazza San Pio. Che figura! Che figura! Che figura di merda!!!
L’incredibile ristrutturazione della Piazzetta dedicata al Santo di Pietrelcina
Se ci fosse stato Emilio Fede, pur con tutta l’antipatia verso il personaggio, alla visione di questi lavori avrebbe ribadito la fatica frase che lo ha portato agli albori nazionali. Almeno questa per Fede. Il resto, sempre per Fede, è squalificabile. Ma andiamo a questa area trascuratissima da oltre un ventennio in cui le passate amministrazioni, compresa quella odierna di IAIA, hanno sempre fatto finta di non vedere.
E così, dopo ben sette anni di insediamento comunale, si ricordano che esiste questo pezzo di parco comunale che ha creato non pochi problemi ai pedoni. Calato il progetto, si parte con i lavori di sistemazione dell’intera area. Discutibile il progetto, sembra più un campo dedicato ai caduti della seconda guerra mondiale, il via avviene il passato febbraio. Previsione della fine dei lavori? Il maggio successivo.
Ora siamo nella prima decade di agosto e i lavori non sono ancora stati consegnati. Come al solito, le mille ragioni a giustificare questo ritardo sono sempre dettate dalla propaganda amministrativa. Andiamo al ritroso: l’assessore Saracino, referente amministrativo alla branca dei Lavori pubblici, si avvia immediatamente con il suo smartphone e appena tutta l’area interessata viene delimitata da uno steccato in metallo, lancia dai social l’inno: “savaavanticosì”.
Certo, però, che questo assessore è più bravo a farsi i selfie che a dirigere un assessorato che sta quotidianamente alla vista di tutti i savesi. Forse il suo degno compare dovrebbe fargli un assessorato a cappello (o a cappella?) per il suo scjiuscettu? Ma andiamo a questa ultima settimana.
Sembrava che la Piazzetta dedicata a San Pio era lì per lì per essere consegnata alla nostra comunità, molto probabilmente Dario IAIA già scalpitava all’idea imminente di inaugurarla, magari prima della scadenza di Calice di Stelle del 10 agosto. Ma ahimè qualcosa, diciamo qualcosa, non stava funzionando. E cosa, ad esempio?
Vengono applicati fogli di prato, diciamo inglese, su tutte le parti delle aree scoperte all’interno dell’area. Pare che il tutto sta andando a gonfie vele. Macchè. Non va bene nulla su questa operazione. E che succede? Il prato applicato comincia immediatamente a dare segni di eutanasia!
Comincia a seccare già il giorno dopo averlo applicato. Immediatamente un via vai di autobotti, nei giorni a seguire, a dare ossigeno al prato moribondo. Un lago di terra rossa, messa a dimora per accogliere il prato, invade la sede stradale circostante. Manca un sistema di irrigazione e di drenaggio. Un pantano che si ripete per diversi giorni suscitando l’incredulità di questi lavori da parte degli abitanti della zona.
Esordisce così un residente: “E stù cazzù. Ma propria sani sani sontu ca no sapunu ca la terra rossa no eti bona pi lu pratu?” Tradotto vuol dire che chi dirige questi lavori forse farebbe bene a cambiare mestiere. Questa operazione, delle autobotti che annaffiano il prato, dura poco più di una settimana.
Risultato? Il prato muore. Seccato completamente. Per alcuni giorni resta lì, forse in attesa di qualche rianimo? La notizia fa scalpore. Sui social, tanto cari allu cumpari e allu scjiuscettu, tanti savesi mostrano incredulità. Alla luce di questo un Consigliere comunale della maggioranza, in un incontro occasionale in Piazza San Giovanni, mi dice testualmente: “Ma vedi che quel prato è un omaggio della ditta appaltatrice e che il Comune non ha speso nulla …”, come per dire che l’amministrazione e il suo assessore sono fuori dai costi, ma non dalla figuraccia fatta secondo noi, che sono stati sostenuti per l’applicazione del prato.
Noi diciamo al Consigliere: veda il progetto, e poi ne discutiamo. E lo veda bene. Un paio di giorni fa, i fogli del prato sono stati rimossi. E’ emersa la terra rossa delle nostre campagne. Ora, ma vedremo nei giorni a venire il resto, collezionare una figura alla Emilio Fede a chi la dobbiamo attribuire?
All’intelligenza del lettore la risposta.
Noi siamo convinti che il titolo dell’articolo la dice tutta. Ovvero, “Piazza San Pio. Che figura! Che figura! Che figura di merda!!!”
Giovanni Caforio