TARANTO. Marco Baliani | Kohlhaas, un classico del teatro di narrazione
Sabato 21 settembre, alle ore 21 al MuDi – Museo Diocesano di Arte Sacra di Taranto (Città vecchia, vico I Seminario sn)
«Tanti anni fa in terra di Germania viveva un uomo a nome Michele Kohlhaas. Era allevatore di cavalli e come lui lo erano stati il padre e il nonno…». Questo l’incipit di “Kohlhaas”, splendido monologo che Marco Baliani porta in scena.
Tratto dal racconto “Michele Kohlhaas” di Heinrich von Kleist, riscritto da Marco Baliani e Remo Rostagno, per la regia di Maria Maglietta, produzione Casa degli Alfieri, lo spettacolo, apre la terza edizione del progetto “Heroes”.
Durata 75 minuti. Ingresso 10 euro. Info e prenotazioni 099.4725780 – 366.3473430.
«Nel mio racconto orale è come se avessi aggiunto allo scheletro osseo riconoscibile della struttura del racconto di Kleist, nervi muscoli e pelle che provengono non più dall’autore originario ma dalla mia esperienza, teatrale e narrativa, dal mio mondo di visioni e di poetica», annota Marco Baliani, uno dei padri del teatro di narrazione.
La storia di “Kohlhaas” è un fatto di cronaca realmente accaduto nella Germania del 1500, scritto da Heinrich von Kleist in pagine memorabili. La storia di un sopruso che, non risolto attraverso le vie del diritto, genera una spirale di violenze sempre più incontrollabili, ma sempre in nome di un ideale di giustizia naturale e terrena, fino a che il conflitto generatore dell’intera vicenda, cos’è la giustizia e fino a che punto in nome della giustizia si può diventare giustizieri, non si risolve tragicamente lasciando intorno alla figura del protagonista una ambigua aura di possibile eroe del suo tempo.
«Le domande morali che la vicenda solleva e lascia sospese, mi sembrarono, quando cominciai ad affrontare l’impresa memorabile del racconto, un modo per parlare degli anni ’70, per parlare di quei conflitti in cui venne a trovarsi la mia generazione, quella del ’68, quando in nome di un superiore ideale di giustizia sociale si arrivò a insanguinare piazze e città. Un tema antico dunque, tragico nella tradizione e nella forma, che continua a catturarmi, perché il narratore non può che narrare ciò che epicamente lo coinvolge nell’intera sua persona; a me succede così: non potrei raccontare qualsiasi cosa», sostiene Baliani.
Una partitura quella kleistiana che – seppur abbia più di 200 anni – ancora oggi riesce a sollevare importanti interrogativi, oggi quanto mai attuali. Tra tutti: il senso di ingiustizia può trasformare un cittadino onesto in un terrorista?
“Heroes” è un progetto triennale 2017/19 del Crest, in ATS con associazione culturale “Tra il dire e il fare” (Ruvo di Puglia, BA), in ordine all’avviso pubblico per iniziative progettuali riguardanti lo spettacolo dal vivo e le residenze artistiche – Patto per la Puglia – FSC 2014/2020 – Area di intervento “Turismo, cultura e valorizzazione delle risorse naturali”.
Marco Baliani
Attore, autore e regista. Nel 1989 ha dato vita al teatro di narrazione con lo spettacolo “Kohlhaas”. Figura eclettica e complessa del teatro italiano contemporaneo, ha sperimentato drammaturgie corali, creando spettacoli-evento per molti attori, tra cui “Come gocce di una fiumana”, premio IDI per la regia, e “Antigone delle città”, spettacolo di impegno civile sulla strage di Bologna.
Ha diretto il progetto “I Porti del Mediterraneo” con attori provenienti da diversi paesi dell’area mediterranea e ha condiviso con Amref al progetto di recupero dei ragazzi di strada di Nairobi, realizzando gli spettacoli “Pinocchio nero” e “L’amore buono”. Ha firmato, come autore librettista e regista, le opere liriche contemporanee “Il sogno di una cosa” e “Corpi eretici”.
Nel 2015 è tornato in scena con lo spettacolo “Trincea”, vincendo il premio Enriquez come migliore interpretazione. Tra le sue pubblicazioni, per Rizzoli: “Corpo di stato. Il delitto Moro” (2003), “Nel regno di Acilia” (2004), “Pinocchio nero” (2005), “L’amore buono” (2006), “La metà di Sophia” (2008), “L’occasione” (2013); per Garzanti: “Francesco a testa in giù” (2000); per Orecchio acerbo: “Il signor Ventriglia” (2002); per Titivillus: “Ho cavalcato in groppa ad una sedia” (2010); per Laterza: “Ogni volta che si racconta una storia” (2017).
crediti fotografici Lucas Durand