“Jean d’AUTON e il SACCO di Castellaneta”
Chiedete a un piemontese, a un toscano, a un campano – e così via – se hanno già sentito parlare della Disfida di Barletta, tutti risponderanno “si”. Chiedete alle stesse persone se hanno un giorno sentito parlare del SACCO di Castellaneta, la risposta sarà sicuramente “no”
Come mai una così grande differenza di notorietà fra due avvenimenti accaduti in Puglia, a distanza di solo dieci giorni, uno in un campo aperto situato a uguale distanza fra Barletta, Corato e Ruvo, e l’altro a Castellaneta? Da una parte la Disfida di Barletta, il 13 febbraio 1503, una giostra, una specie di torneo fra 13 uomini armati francesi e 13 altrettanti italiani, per sapere chi dei due contendenti fosse il popolo più valoroso a combattere. Dall’altra parte il SACCO di Castellaneta, il 23 febbraio 1503, atto di protesta e di eroismo, cacciata del presidio francese, seguita poi da cannonate punitive da parte delle milizie del Duca di Nemours contro la popolazione castellanetana barricata all’interno delle mura. Il primo è noto a tutti. Il secondo è conosciuto solo a Castellaneta e nei dintorni. Come mai una così ingiusta sorte per il SACCO di Castellaneta?
I motivi della sua poca risonanza sono stati la deplorevole scarsezza di documenti in merito, nelle fonti italiane. Per secoli, gli Storici italiani che ne hanno parlato si sono tutti riferiti a una breve descrizione fatta da Guicciardini nella sua Storia d’Italia. Coloro che hanno voluto parlarne in tempi più recenti hanno tutti avvertito un malessere quando si sono trovati costretti a parlarne anche loro. Ma, attanagliati in un labirinto dal quale era impossibile uscire, non hanno potuto fare altro che avanzare ipotesi, e talvolta dicendo spropositi.
I loro orizzonti erano limitati alle fonti italiane, perché pensavano che i fatti del SACCO avevano una portata esclusivamente “locale”, o quanto meno esclusivamente italiana. Pietro Loglisci, castellanetano in Francia, convinto della grande importanza dei fatti del SACCO e poiché essi avevano coinvolto anche le forze francesi, ha spostato il campo delle ricerche e si è interessato ai documenti francesi suscettibili di fornirgli qualche pista nuova. Come si sa, la fortuna aiuta gli audaci.
Fra i documenti conservati presso la Biblioteca Nazionale di Parigi ha trovato nelle “Chroniques de Louix XII” scritte dal monaco Jean d’AUTON diventato abate e più conosciuto con l’appellativo di “Abate d’Angles”, due capitoli interamente consacrati ai fatti del SACCO, che il loro autore introduce con la frase “ . . come ho saputo da alcuni di loro . .” riferendosi ai Castellanetani che era andato a interrogare sul posto, giusto qualche giorno dopo l’accaduto, per farsi spiegare com’erano andate le cose.
Queste parole: “. . come ho saputo da alcuni di loro” forniscono una duplice certezza. La prima è che i fatti del SACCO ebbero un testimone. Anche se non oculare, si tratta
comunque di un coevo degli avvenimenti, venuto a Castellaneta per farseli spiegare. La seconda è che i fatti sono presentati non come visti da lui ma descritti con le
parole raccolte dalla bocca di coloro che li avevano preparati: tanto più precisamente descritti perché non frutto di un personale punto di vista di chi li descrive o di una sua personale interpretazione, ma trascrizione pura e semplice delle parole di coloro stessi che ne erano stati gli artefici.
Chi poteva meglio fornire tutti i ragguagli sul SACCO se non coloro che ne erano stati gli autori, cioè i Castellanetani di quel tempo? Ma c’è di più. Oltre ad aver interrogato i Castellanetani per sapere quel ch’era successo, Jean d’AUTON si fece difensore della loro causa, e con i rapporti che faceva pervenire a Luigi XX diede modo al re di Francia di scoprire una frode alle finanze pubbliche e di punire i responsabili, i quali, a causa delle loro negligenze, avevano provocato tanto disastro presso i Castellanetani e nelle file delle milizie francesi.
I Castellanetani si erano sollevati perché, dopo più di 10 mesi di attesa, non avevano ancora avuto dai soldati francesi il denaro che avevano promesso di pagare, in monete d’oro, in cambio del vitto e dell’alloggio che ricevevano. Al momento in cui dava questa versione dei fatti al re di Francia, Jean d’AUTON pensava che fosse dovuto al ritardo che i Tesorieri incaricati delle finanze mettevano a spedire il denaro. “La colpa di tale sperperio” scriveva Jean d’AUTON “è dei Tesorieri che spediscono il denaro con ritardo”. Ma Luigi XII – che leggeva le lettere di Jean d’AUTON, suo cronista e storiografo, e ne teneva conto – non riuscendo a spiegarsi, malgrado l’eccessivo costo della spedizione armata in Italia, per quali motivi i suoi militari mancassero del denaro necessario sul posto, fece fare un’inchiesta, e l’anno dopo, nel 1504, scoprì l’indicibile: i suoi Tesorieri incaricati di spedire il denaro, non solo non lo spedivano, ma se lo spartivano fra di loro! Coloro che confessarono le colpe furono sposseduti dei loro beni e impiccati sulla Piazza di Blois.
Tale insperata testimonianza, scoperta a distanza di più di 5 secoli, ha dato l’occasione a Loglisci di portare le ultime precisioni sulla storia del SACCO, aggiungendovi una biografia di Jean d’AUTON con l’intenzione di farlo meglio conoscere e elevarlo al rango di terzo sommo Storico della Città di Castellaneta, alla pari di Enrico Mastrobuono e di Mauro Perrone, autori delle due più complete Storie della Città. Il suo impegno è di divulgare la notizia di questo importante ritrovamento, nella speranza di ottenere dal Sindaco di Castellaneta un riconoscimento ufficiale per Jean d’AUTON come terzo sommo Storico della Città, che vorrebbe vedere formalizzato tramite l’apertura di una Piazza o di una Via, a Castellaneta, portante il nome di Jean d’AUTON. Cosimo Damiano FONSECA ha aggiunto una Presentazione a “Jean d’AUTON e il SACCO di Castellaneta” e con la sua autorità di eminente specialista del Medioevo e Accademico dei Lincei si è molto adoperato per appoggiare la domanda volta ad intestare uno spazio pubblico a Jean d’AUTON.
Il precedente Sindaco di Castellaneta, Dott. Italo D’Alessandro, per motivi di fine mandato, non potette mantenere il suo impegno di intestare a Jean d’AUTON una Piazza prevista per essere aperta nella immediata periferia del paese. Ma il suo successore, Dott. Giovanni Gugliotti, si è mostrato sensibile alle richieste e ha promesso di aprire presto una Piazza, una Via o un Vico intestati a Jean d’AUTON nel centro storico, in prossimità dei luoghi dove si produssero i fatti.
Usciti dalla loro iniziale condizione di “notizia tramandata”, i fatti del SACCO diventano “Storia”. Storia non più “paesana” di solo interesse “locale”, ma Storia che conpenetra tutto il contesto di quella che era l’Italia a quel momento. “I fatti” – spiega Loglisci – “sono di un’importanza che va al di là della Storia di Castellaneta, avendo essi partecipato alla Storia d’Italia”. La presentazione del libro “Jean d’AUTON e il SACCO di Castellaneta” costituirà anch’essa un avvenimento storico perché lascerà una traccia memorabile a Castellaneta.
La manifestazione avrà luogo nella sala delle conferenze del Palazzo Baronale il 25 giugno alla ore 19,30 e avrà per relatore Mons. Cosimo Damiano FONSECA