SAVA. Al tempo del coronavirus. “È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo”
Da Rossella Pichierri, docente scolastico, riceviamo e volentieri pubblichiamo
Scriveva questo Anna Frank durante uno dei momenti più bui dell’umanità. Mi viene di fare alcune considerazioni e di condividerle con chi è coinvolto attivamente nella vita politica del nostro paese (maggioranza o opposizione non importa) perché è come se volessi estendere questo messaggio via via verso le punte più alte della piramide governativa.
Mi soffemerei su quello che non fa perdere la speranza…è cioè l’ intima bontà dell’ uomo! Intima direi troppo spesso nascosta per paura di apparire deboli ma oggi non è il momento di indossare le maschere di convenienza bensì quello di liberarci da queste fittizie architetture, dalla sete del potere, dal senso di criticismo distruttivo, dal pressapochismo, dalla rabbia verso qualcuno o qualcosa mettendo in moto una forsennata corsa all’ accusa e alla ricerca di un colpevole, spesso attraverso comportamenti , atteggiamenti sguaiati, collerici e nevrotici specialmente sui social.
È una situazione di emergenza per TUTTI: le difficoltà economiche delle attività commerciali o degli autonomi, l’ emergenza degli anziani e disabili, le donne costrette a rimanere in casa magari con il loro aguzzino, i bambini che iniziano a prendere il colore dei muri, i medici e i paramedici che rischiano la vita, le pubbliche amministrazioni alle prese con nuovi metodi lavorativi e non da meno i politici, gli amministratori su cui incombe il potere decisionale che il più delle volte ( semplicemente per spirito di contraddizione o per smania di saccenza) sarà denigrato, contestato e dissentito.
In questo momento di crisi soprattutto sanitaria bisogna concentrarsi sulle soluzioni e non sul problema; in didattica speciale si chiamano problem- solving e le nostre attenzioni da cittadini devono essere indirizzate in particolare su quei soggetti che hanno ruoli istituzionali e che propongono soluzioni concrete se pur emergenziali.
Mi domando se questa situazione non possa rivelarsi anche un’esperienza formativa per una classe dirigente che, anche meramente per ragioni generazionali, non ha dovuto far fronte ai momenti drammatici che il nostro Paese ha vissuto nella seconda metà del Novecento.
Il governo (ci tengo a sottolineare che il mio orientamento é democratico e antieuropeista) sta operando in una situazione molto difficile, spesso costretto a prendere decisioni e fare scelte “tragiche”, il che vuol dire che per garantire un certo risultato o valore se ne deve sacrificare un altro, che non trova compensazione. Lo sappiamo bene tutti noi costretti alla restrizione della sacra libertà personale!
Ma sappiamo che é necessaria per garantire la sicurezza nostra e quella degli altri e questo può essere una consolazione. Certo la confusione generata dalle ripetute “anticipazioni” di questi giorni non aiuta a rendere efficaci le misure di prevenzione, credo che sia indispensabile una revisione dei metodi di comunicazione ma anche questo sta accadendo in divenire ed è discutibile ma bisogna spingersi oltre le proprie convinzioni e comprendere.
E proprio spingendosi oltre questa coltre di negatività che possiamo vedere anche delle cose bellissime e cariche di significato che non racchiuderei in una sola parola come solidarietà o altruismo ( non mi piace etichettare ma amo lasciare spazio alla creatività).
È quell’ intima bontà umana che si sta facendo spazio tra la povertà emotiva di questi cinici tempi; è lo spirito di fratellanza naturale e spirituale, quel mutuo soccorso, quel profumo di dignità che sta timidamente emergendo nelle nostre comunità per cui assistiamo alle tante belle iniziative di privati, associazioni o del Comune di Sava stesso e degli altri paesi limitrofi, ma anche del Governo (senza fare divisioni pro capite o calcoli insulsi perché nessuna somma può compensare nulla ma è pur un impegno e una presa in carico) di sostegno, aiuto, di partecipazione e comunanza.
Non voglio fare moralismi e chi mi conosce può confermare che ciò che dico è frutto di comprovate e conquistate consapevolezze, a forza di guerre personali che mi hanno lasciato segni indelebili ma che mi hanno regalato la capacità di vedere le cose attraverso un’ altra angolazione: quella della sospensione del giudizio e della visione più umana e “selvaggia” della realtà.
Per selvaggia intendo quell’ aspetto che fa riferimento alla forza naturale, spirituale e istintuale dell’ uomo. Leonardo Da Vinci diceva che “il salvadego (ciò l’ uomo selvaggio) è colui che si salva”.
L ’uomo quindi che conosce la natura profonda, il tipo di essere umano capace di “salvarsi”, sia fisicamente che spiritualmente. Questo tipo di uomo e di umanità l’ abbiamo purtroppo persa per la cultura globalizzata di oggi, dove la salvezza viene sempre richiesta all’esterno, allo Stato, agli ordini professionali, alle burocrazie, agli enti, cui si chiede appunto di occuparsi della “salvezza” delle persone, anche entrando in modo molto invadente nella loro vita (familiare, sessuale, religiosa).
Papa Francesco ha detto che nessuno si salva da solo facendo appello al senso comunitario di una società civile in cui ogni uomo però impari a riappropriarsi della sua natura umana, a curare l intima bontà, ogni uomo che decide oggi e ora di essere se stesso, assumendosi ogni responsabilità derivante dal suo essere creatura.
Faccio appello quindi a noi, ai miei amici, agli attivisti politici, alle donne, impegniamoci ad cogliere questo momento storico come occasione per curare quell’ intima bontà che alberga dentro di noi e che ci connota come persone e cittadini accoglienti e comprensivi e soprattutto umani.
Ci sarà il tempo per discutere, contestare, processare …ora è il momento per accogliere, curare, riflette, meditare e pregare.
Grazie a chi mi leggerà.