Beach Litter Taranto: ecco il catalogo della vergogna
I volontari di Legambiente hanno raccolto e analizzato i rifiuti presenti sulla spiaggia di Lido Bruno: 878 rifiuti per quasi 100 metri lineari di spiaggia
Per ogni passo che facciamo sulle nostre spiagge incrociamo più di cinque rifiuti, oltre dieci ogni metro. Per lo più sono plastica, un frammento ad ogni passo, ma ad invadere i nostri litorali c’è di tutto: oggetti di ogni forma, materiale, dimensione, colore.
Una mole incredibile che rappresenta soltanto la punta di un iceberg: i rifiuti in spiaggia e sulla superficie del mare rappresentano appena il 15% di quelli che entrano nell’ecosistema marino, mentre la restante parte galleggia o affonda.
Rifiuti spiaggiati gettati consapevolmente arrivati da chissà dove o che provengono direttamente dagli scarichi non depurati, dall’abitudine di utilizzare i wc come una pattumiera e, soprattutto, dalla loro cattiva gestione.
A fotografare il fenomeno è l’indagine Beach Litter di Legambiente, realizzata per il settimo anno consecutivo: una delle più importanti azioni a livello internazionale di citizen science sul tema dei rifiuti spiaggiati, il risultato cioè di un monitoraggio eseguito direttamente dai volontari dei circoli dell’associazione, che setacciano le spiagge italiane contando i rifiuti presenti secondo un protocollo scientifico riconosciuto dall’Agenzia Europea dell’Ambiente, a cui ogni anno vengono inviati i dati dell’indagine.
Il 76% dei rifiuti trovati è rappresentato dalla plastica con 665 rifiuti totali. Ai primi posti dei rifiuti più trovati ci sono infatti pezzi di plastica e polistirolo, ma anche tappi e coperchi di bevande, e non manca l’usa e getta di plastica, che se disperso nell’ambiente rappresenta uno dei principali nemici del nostro mare, con bicchieri, cannucce e bottiglie di plastica.
“L’Italia è stato il primo Paese in Europa a mettere al bando gli shopper in plastica ed ha anche anticipato la direttiva europea per i cotton fioc di plastica e le microplastiche nei prodotti cosmetici, ma non basta. Occorre alzare l’asticella con obiettivi e target di riduzione ancora più ambiziosi – dichiara Lunetta Franco, presidente di LegambienteTaranto – Non è un caso che la direttiva Europea sul monouso di plastica prenda in esame proprio le 11 tipologie di rifiuti più diffusi sulle spiagge europee per imporre agli Stati membri entro il 2021 misure di prevenzione, dai bandi, ai target di riduzione, all’introduzione dei regimi di responsabilità del produttore, misure di sensibilizzazione compresa la revisione dell’etichettatura”.
Ecco il catalogo della vergogna:
23 Bottiglie di plastica per bevande, 7 Contenitori di detergenti o detersivi, 1 Flacone di prodotti solari per il corpo, 6 Altri contenitori (barili, bidoni, fusti…), 95 Tappi di bevande, 25 Tappi di detergenti, 6 Coperchi non identificabili, 1 Accendino, 32 Mozziconi di sigarette, 1 Penna, 33 Bicchieri di plastica, 4 Cannucce, 1 Nassa per crostacei, 10 Cime e corde, 47 Reti e pezzi di reti, 1 Altri oggetti da pesca, 1 Cartuccia per fucile, 1 Sandali di plastica, 326 Pezzi di plastica, 52 Pezzi di polistirolo, 33 Cotton fioc in plastica, 4 Siringhe, 10 Altri pezzi di gomma, 2 Capi di abbigliamento, 9 Altri prodotti tessili, 4 Pacchetti di sigarette, 50 Frammenti e articoli di carta, 1 Tappo di sughero, 2 Oggetti di legno, 6 Lattine bevande, 5 Oggetti di metallo, 34 Bottiglie e pezzi di bottiglia di vetro, 13 Altri pezzi in vetro, 7 Materiale da costruzione (tegole, mattoni, piastrelle), 28 Rifiuti da cibo.
“La cattiva gestione dei rifiuti urbani si conferma la causa principale della presenza dei rifiuti sulle spiagge italiane, assieme alla carenza dei sistemi depurativi e alla cattiva abitudine di buttare i rifiuti urbani nel wc. – conclude la presidente di Legambiente Taranto – In particolare i cotton fioc sono il simbolo per eccellenza di maladepurazione e della cattiva abitudine di buttarli nel wc: da ricordare che in Italia, anche grazie alla denuncia di Legambiente, sono stati messi al bando dal primo gennaio 2019 in favore di alternative biodegradabili e compostabili. La presenza rilevante di bicchieri, bottiglie e contenitori di plastica per bevande testimonia inoltre la necessità di lavorare per ridurre drasticamente questo tipo di rifiuto anche con campagne che incrementino la fiducia dei consumatori nei confronti dell’acqua del rubinetto. L’Italia, infatti, è il primo paese in Europa e il terzo al mondo per consumo di acqua imbottigliata, nonostante la qualità e la sicurezza dell’acqua pubblica”.