Martina s’afFranca: sostegno al ddl Zan da parte del Comune di Martina Franca (TA) e nuova serie di azioni in Piazza

Martina s’afFranca: sostegno al ddl Zan da parte del Comune di Martina Franca (TA) e nuova serie di azioni in Piazza

Parte il percorso del Martina Franca Pride, il primo nella Valle D’Itria

Per il pomeriggio di Venerdì 21 Maggio il Collettivo 080 ha organizzato una assemblea pubblica presso Piazza Vittorio Veneto a Martina Franca (TA) e ha invitato Luigi Pignatelli, presidente di Arcigay Strambopoli QueerTown Taranto, per un confronto su temi quali ddl Zan, cronache di omo-lesbo-bi-transfobia e mancata autorizzazione, da parte del preside del Liceo Tito Livio, a trattare, durante l’assemblea di istituto dello scorso Aprile, la vicenda di Malika, ragazza ventiduenne cacciata di casa, a Castelfiorentino, perché lesbica.

Tante le soggettività presenti. Tra queste, Lisa, «perché non bisogna limitarsi a ricondividere le storie su Instagram»; Laura, «perché mi ha fatto male l’atteggiamento di alcunə studentə, che hanno sostenuto la posizione del preside»; Monica, rappresentante di classe, perché è importante fare controinformazione e smontare l’idea che trattare tematiche LGBTIQ+ intacchi la reputazione della scuola.

 

«Nonostante io avessi veramente molto da studiare, – ha spiegato Silvia – ci tenevo ad essere qui oggi, perché sono rimasta molto delusa da quello che si è verificato a scuola, qualcosa che non credevo potesse ancora succedere».

«Penso – ha detto Sa – che quello che ha deciso il preside sia sbagliato, perché dobbiamo normalizzare questa cosa, che non è altro che amore».

«Ognuno può fare quello che vuole. – Così si è espressa Alessandra – L’importante è che non faccia del male agli altri.»

«A noi – ha aggiunto Giorgia – è stato vietato di parlarne anche nell’ambito dell’assemblea di classe. Perché censurare? Voglio comprendere la situazione.»

«Io sono una maturanda, – ha precisato Valentina – me ne sto per andare, il Tito non sarà più la mia scuola. In 5 anni non siamo riuscitə a trattare questo argomento in nessuna assemblea. Sono qui per lottare affinché chi è di primo, entro la fine del proprio percorso, non veda negata una assemblea di questo tipo.»

«Mi fa paura – ha confidato Nicola, coordinatore del Collettivo 080 – un elemento. Trovo un’analogia tra il caso di Malika è quello che è successo nella nostra scuola. Si è delegato alla figura genitoriale di decidere su ciò che un* student* può o non può ascoltare. È stata data ai genitori la possibilità di negare una assemblea che avrebbe discusso soprattutto la responsabilità genitoriale della madre e del padre di Malika. È stata ripudiata dalla propria famiglia. I genitori di Malika stanno impedendo alla propria figlia di vivere la propria vita. I genitori dellə alunnə del Tito Livio avrebbero impedito aə propriə figliə di intervenire all’assemblea. Sciogliamo questo vincolo di poter parlare in base all’opinione di qualcun altro. Dai 14 anni in poi abbiamo la capacità di scegliere, di pensare con la nostra testa, di essere autonomə e non dover dipendere dall’idea di qualcun altr*.»

«Berlinguer – ha ricordato Martino – diceva che lo stato dovrebbe garantire tutte le libertà, tranne una, quella di opprimere gli altri.»

«Io sono qui – ha esordito Filippo – per sviluppare il mio e il nostro pensiero critico, mettendo a confronto idee differenti e crescendo insieme.»

Importante anche il contributo di Donata: «Sono fermamente convinta che, se non partiamo dalla condizione delle parole e delle azioni, molto di quello che facciamo si perde a fine percorso. Sono volontaria del CAV Rompiamo il Silenzio, sono una operatrice di primo ascolto. Se per una donna cisgender è difficile parlare di quello che le capita, per le donne transgender è ancora più difficile, perché vivono una certa emarginazione. Io mi auguro che alla fine i centri non servano più. Voglio sperarlo. Superata la fase dell’emergenza, che è quella del dare ascolto, in alcuni casi accoglienza e mettere al sicuro e tutto il resto, noi cerchiamo di modificare la cultura, andare nelle scuole, parlare. Io faccio la mia opera di volontariato, non vengo pagata. Si può passare per persone che diffondono idee a favore, come proselitismo, del Centro Anti Violenza. Faccio quello che faccio perché sono stata io presa in carico dal Centro Anti Violenza quando ne ho avuto bisogno e ho sentito di restituire in parte quello che è stato l’aiuto che ho ricevuto, facendo questa cosa in maniera volontaria. Incontriamo un po’ di resistenza. Non tuttə ci accolgono a braccia aperte.»

Al fine di coinvolgere la comunità di Martina Franca, oltre agli incontri formativi, Luigi ha proposto di realizzare poster, con immagini e frasi, da diffondere lungo le vie del centro storico e nel resto dei quartieri, e di colorare (previa autorizzazione dell’amministrazione) alcune panchine con i sei colori della bandiera rainbow.

«È importante – ha condiviso Pignatelli – riappropriarsi degli spazi, delle strade, delle piazze, abitarle e animarle non solo con assemblee, ma anche con cerchi di parola, letture, boardgames. Riappropriarsi delle strade significa anche attraversarle con fierezza, rivendicando libertà, storia, visibilità, autodeterminazione. Questi elementi sono propri del Pride.»

Il primo Martina Franca Pride, proposto durante l’assemblea da attivistə del Collettivo 080, potrebbe essere organizzato in concomitanza con il Festival della Valle d’Itria (in programma dal 17 Luglio al 5 Agosto) e in gemellaggio con la quarta edizione del Taranto Pride (la cui data non è stata ancora fissata).

Tra le varie idee, un fine settimana di residenza artistica (in seno al progetto Erasmus+ Fourth Sector di cui Hermes Academy è hosting organization) e un laboratorio socio-politico a cavallo tra i due pride, oppure un campeggio con attività ludico-formative.

Come per il Taranto Pride, la scelta della data è influenzata dalle normative anticovid che regolamentano gli eventi pubblici: si pensa di proporre un pride statico in Piazza XX Settembre a cavallo del 28 Giugno, oppure si potrebbe posticipare alla fine dell’estate, inizio autunno, con la speranza che un nuovo DPCM autorizzi le manifestazioni itineranti.

«Perché un pride qui?» Tante le risposte a questa domanda nel brainstorming con cui si è cercato di dar voce ai bisogni della comunità locale: squarciare il velo, creare aggregazione, «far conoscere la comunità agli stessi membri della comunità», «condannare l’immobilismo e il perbenismo di questa città», solidarietà con le minoranze e tanto altro.

«Bisogna avere meno paura e guardare di meno, perché – ha spiegato una studentessa – vedo tante persone che ci guardano male. Ho notato la reazione delle persone quando passano di qui. Ho sentito battute. Hanno chiesto se ci fosse una processione. Ho visto sguardi che non mi facevano sentire a mio agio, non perché io mi vergogni di ciò che sto facendo, ma perché mi vergogno di avere persone del genere nella mia città. Quindi spero che la gente abbia meno paura, guardi di meno e si interessi di più. Ci guardano da lontano, sarebbe bello se si avvicinassero e cominciassimo tuttə insieme a far parte di qualcosa, per eliminare questa distanza tra giovani e vecchie generazioni.»

L’assemblea ha partorito, in un processo creativo davvero sereno e vivace, il claim: «Martina s’afFranca».

Da qui sono scaturite una serie di risonanze, mentre versi di poeti e canzoniere facevano eco nel cerchio. Tra le opere, I ragazzi che si amano di Jacques Prevert.

«I ragazzi che si amano si baciano in piedi

Contro le porte della notte

E i passanti che passano li segnano a dito

Ma i ragazzi che si amano

Non ci sono per nessuno

Ed è soltanto la loro ombra

Che trema nel buio

Suscitando la rabbia dei passanti

La loro rabbia il loro disprezzo i loro risolini

la loro invidia

I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno

Loro sono altrove ben più lontano della notte

Ben più in alto del sole

Nell’abbagliante splendore del loro primo amore.»

La campagna comunicativa del pride, il cui claim potrebbe svilupparsi in «Chi si ama è ben più lontano», prevede attacchinaggio di poesie, testi di canzoni, infografiche per le strade.

Il neonato Coordinamento Martina Franca Pride, formato da (in ordine alfabetico) Arcigay Strambopoli QueerTown Taranto, Collettivo 080, Hermes Academy, invita qualsiasi altra realtà e singol* vontari* a partecipare alle assemblee.

Piazza Vittorio Veneto, su cui si affaccia il Liceo Tito Livio, diventa luogo simbolo del Coordinamento, che lì si dà appuntamento ogni Venerdì alle ore 17 per organizzare il Martina Franca Pride, proponendo una serie di azioni di sensibilizzazione, informazione, formazione, in collaborazione con l’amministrazione comunale e qualunque altra realtà voglia cooperare. La chiamata è aperta a collettivi, associazioni, movimenti, singolə volontariə.

Presto verrà diffuso il regolamento del contest per il logo e per la colonna sonora del Martina Franca Pride.

«Preparate pennelli e pitture, cercate poesie e canzoni da utilizzare per l’attacchinaggio!

Storia del movimento LGBTIQA+ e dei femminismi, linguaggi inclusivi, identità ed educazione alla salute sessuale: questi ed altri temi verranno esplorati nel corso degli appuntamenti formativi.

A grandi linee, – conclude Pignatelli – il modus operandi è quello sperimentato con le ultime due edizioni del Taranto Pride, con rinnovato entusiasmo e la voglia di condividere saperi e testimonianze per costruire percorsi di pace e autodeterminazione consapevole.»

 

Il Consiglio Comunale di Martina Franca sostiene il ddl Zan

Il Consiglio Comunale di Martina Franca (TA) si è riunito in seduta pubblica a partire dalle ore 18 di Martedì 25 Maggio 2021 in modalità mista (videoconferenza, e videoconferenza in presenza in Sala Consiliare).

Tra i punti all’ordine del giorno, su richiesta di Hermes Academy e Arcigay Strambopoli QueerTown Taranto, la discussione del ddl Zan contro omolesbobitransfobia, misoginia e abilismo.

Il Consiglio, all’unanimità (presente solo consiglierə di maggioranza) ha deliberato il pieno sostegno al disegno di legge.

Hermes Academy, Arcigay Strambopoli QueerTown Taranto e Coordinamento Taranto Pride ringraziano l’amministrazione «per aver accolto la richiesta e per il percorso di sensibilizzazione, formazione, liberazione e autodeterminazione che attraversiamo insieme.»

 

 

viv@voce

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