“Ordinanza del Sindaco di Maruggio (TA) Alfredo Longo”: la riflessione di Arcigay Strambopoli QueerTown Taranto
Da Roberta Frascella, Arcigay Strambopoli QueerTown Taranto e Coordinamento Taranto Pride, riceviamo e volentieri pubblichiamo
Vi immaginate un paradiso felice, un mondo parallelo in cui il DDL Zan è stato approvato e le persone LGBTQIAPK+ sono tutelate da discriminazioni e aggressioni, anche se queste diminuiscono perché viene insegnato quanto ciò sia profondamente sbagliato?
Ecco, è un’utopia.
Ma da qualche parte bisogna pur partire e Alfredo Longo, sindaco di Maruggio (TA), che conta poco più di cinquemila abitanti ed è un fiore all’occhiello della provincia tarantina grazie alla località balneare di Campomarino, ampiamente frequentata nella stagione estiva, compie il primo passo in questo senso: emana un’ordinanza comunale che riprende i punti salienti del defunto DDL Zan.
Nel primo articolo della legge comunale, si legge del divieto di “avviare azioni di propaganda di idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, istigazione a delinquere e atti discriminatori e violenti per motivi razziali, etnici, religiosi o fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità”.
All’articolo successivo, vieta la creazione di organizzazioni, movimenti o gruppi che abbiano come scopo principale gli stessi aspetti del primo articolo. Non solo: Longo fa un esame di coscienza profondo, tramite i suoi canali social, in cui chiede scusa a chiunque abbia preso in giro in quanto disabile, gay o transgender; si rende conto che Campomarino è tradizionalmente una località LGBTQIAPK+ friendly e rivendica la superiorità dei diritti umani sui giochi politici.
La notizia è circolata rapidamente in tutta Italia e Longo, applaudito da moltз, ha fatto un gesto coraggioso, sostituendosi coraggiosamente a coloro che invece hanno preferito credere a una presunta “teoria del gender” e continuare a dire tutto ciò che vogliono – salvo poi lamentarsi che “non si può più dire niente” e farlo tramite i canali social che sono diventati l’apoteosi della comunicazione incontrollata.
Era compito di Longo emanare un’ordinanza del genere?
No, perché, come afferma lui stesso, non stiamo parlando di interessi di partito ma di una cultura profondamente radicata nella cultura italiana – e non solo – che colpisce le persone in quanto tali, a prescindere dal loro orientamento politico; perciò la decisione giusta doveva essere presa quel giorno di fine ottobre in Senato e non in una sala, magari angusta, di un piccolo paesino di una provincia del Sud del paese.
Riconoscere gli errori fatti per ripartire è, secondo me, l’elemento chiave alla base dell’ordinanza comunale. Vedere sé stessi, analizzare il proprio passato e trovarvi degli errori non è facile, ma Longo ha fatto una cosa che, nella sua semplicità, è disarmante perché non l’abbiamo vista fare a nessunə finora: ha preso coscienza del suo privilegio e ha deciso di doverlo – doverlo sì, perché di dovere si tratta – utilizzare a favore delle minoranze discriminate.
Un po’, nelle sue parole, mi risuona la voce di quelle persone che dicono “non sono razzista, ho una amica nera io!”, ma io dico: ben venga! Se la pluralità di identità che frequentano la sua Campomarino ha portato a una tale consapevolezza e ad agire andando al di là della propria esperienza ascoltando narrazioni di altre vite, allora siamo davanti a un percorso di consapevolezza femminista – sì, anche gli uomini possono essere femministi e il femminismo farebbe molto bene anche a loro.
Unendo gli aspetti di discriminazione della legge Mancino, in vigore dal 1993, a quelli della proposta dell’onorevole Zan, Alfredo Longo dimostra che il percorso di crescita femminista di cui si è fatto portavoce ha uno stampo intersezionale, magari senza conoscere questo termine, che è ciò di cui abbiamo bisogno per realizzare davvero quanto ci auspichiamo di ottenere.
Vietare di costituire associazioni che abbiano come obiettivo atti discriminatori nei confronti delle altre persone è il passo che va oltre: il sindaco si rende conto che non basta colpire una sola persona se sbaglia, ma che alla base la marginalizzazione e la violenza contro gli individui LGBTQIAPK+, le donne e le persone disabili sono un problema sistemico dove una incoraggia l’altra. Scardinare l’azione dei singoli e quella dei gruppi aiuta a sradicare il problema sin dalle sue basi più remote e costruire qualcosa di diverso, una convivenza delle differenze.
Longo non pretende che tuttз condividano la sua esperienza e non vuole fare da “maestrino” nei confronti deз suoз cittadinз, ma mettersi in ascolto è un gesto di grande umiltà e d’esempio per chi ritiene che un decreto come quello del DDL Zan fosse inutile, che non c’è nulla di cui preoccuparsi o da cui sentirsi minacciatз.
Ciò che ci auspichiamo è che l’azione determinata e incisiva dell’ordinanza sindaco Alfredo Longo non rimanga a un superficiale livello di spauracchio collettivo, ma che radichi i principi cardine su cui si fonda all’interno del territorio da lui governato.
Chissà, magari sarà proprio sull’esempio di questo primo cittadino, il quale ha riconosciuto la sua autorità e il suo privilegio li ha utilizzati a favore di chi non gode di pieni diritti, che altri paesi e altre città italiane si mobiliteranno allo stesso modo e che l’azione dal basso di più realtà unite possa portare a una consapevolezza più ampia che raggiunga anche le istituzioni e lз nostrз rappresentantз politicз. Intanto, non possiamo che ringraziarlo per questo passo verso la civiltà e l’equità sociale compiuto nella tanto bistrattata realtà tarantina, la quale evidentemente ha molto da offrire.